Archivio mensile 31st Gennaio 2018

Poi il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”.

Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.

Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta essa | è carne dalla mia carne | e osso dalle mie ossa | perché dall’uomo è stata tolta”. Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne. (2, 18 – 24)

Marina Cvetaeva

L’8 ottobre 1892 nasce la poetessa Marina CvetaevaBella, ricca (almeno all’inizio) e ribelle, Marina comincia a scrivere poesie a sei anni, a diciassette si trasferisce da sola a Parigi per seguire le lezioni di letteratura francese alla Sorbonne e pubblica la prima raccolta poetica a diciotto. 

I capelli corti secondo la moda europea, la sigaretta accesa e la passione per la letteratura tedesca − il suo amato Goethe, il suo amato Hölderlin −, ma ancora di più: un’appropriazione inedita e personalissima del russo, la sua lingua madre. Una tale potenza (ri)generativa, voglio credere che abbia trovato la giusta liberazione in questa poesia, fatta di frasi spezzate e riprese ritmicamente, a partire proprio dalle sue origini: il giocare con l’etimo delle parole forse le veniva naturale per merito del padre filologo, oltre che storico dell’arte, e l’attenzione alla loro musicalità senza dubbio le deriva dalla madre pianista («Il mio libro va eseguito come una sonata»), elementi a cui Marina apporterà la propria sensibilità di donna vivente e desiderante; «I versi sono il suo corpo» dice della Cvetaeva Piero Citati.
Non faccio alcuna differenza tra un libro e una persona, un tramonto, un quadro. Tutto ciò che amo, lo amo di un unico amore. (Il paese dell’anima. Lettere 1925-1941)

Sanguinare con magia

Da sempre le mestruazioni sono un tabù. Ora un libro cerca di infrangerlo.

“Questo é il mio sangue” si intitola e l’autrice é Élise Thiebaut

” Dovremmo imparare a considerare il ciclo come un soggetto nobile ed in alcune zone del mondo é un simbolo di potere e di vita che gli uomini ci invidiano: sanguinare senza morire ha qualcosa di magico.”

 Eppure in occidente le mestruazioni sono associate alla vergogna ma” Se abbiamo trovato il coraggio di denunciare le aggressioni sessuali riusciremo a parlare liberamente anche del nostro corpo.”

Sono vittime due volte: la madre uccisa, il padre in carcere.

 Sono gli orfani di femminicidio.

Finalmente lo scorso 21 dicembre il Senato ha approvato il disegno di legge che li aiuta.

É stato redatto dalla deputata Maria Busia :” L’ho scritta pensando a Vanessa Mele, una bambina che a sei anni ha visto uccisa la madre, non solo, la legge aveva assegnato al padre la pensione della donna uccisa, unico sostentamento della piccola.”

La legge prevede il gratuito patrocinio per i figli , il sequestro dei beni dell’uxoricida ed il loro trasferimento ai figli al termine del processo. Il colpevole perde la pensione di reversibilità. Anche l’ereditá spetta solo ai figli.

Legalità in marcia

A questa marcia della legalitá dico grazie perché, nonostante la terribile motivazione che la determina, ci offre il vero volto della nostra Tropea, un volto pulito profumato di passione e di voglia di cittadinanza. Due valori in cui dobbiamo credere fermamente, due valori in cui ho sempre creduto e in cui continuo a credere, ci ho creduto da dirigente di una Scuola  Scinfinata e continuo a farlo oggi da presidente di una neonata associazione che investe nella dignità della persona e nella giustizia sociale.

Non scoraggiamoci, ricominciamo, ricominciamo dopo l’episodio di violenza che ha offeso l’Arcitetto Vincenzo Giannini, a cui va la nostra profonda e affettuosa solidarietá, tutti noi Tropeani e Tropea stessa.

Da presidente di sos KORAI Onlus, che nasce proprio ora, in una Tropea ferita e umiliata, penso che la nostra nascita sia stata opportuna perché é necessario, oggi più che mai, spendere una parte della propria vita al servizio della Comunità…anche se non é semplice. La vita é sempre complicata, é sempre una maratona ad ostacoli…e allora facciamone una maratona percorsa nel sociale. Almeno una  maratona così  non si affida a furbizie ma confida nel merito, non prende scorciatoie ma ha il coraggio di osare percorsi erti che portano alla meta col cuore in gola ma felici della conquista.

Oggi che ci sentiamo timorosi, incerti, smarriti, disorientati, ci vuole un tocco di speranza ed io sono certa di poterla offrire indicando a tutti noi i nostri giovani, che sono magnifici e se trovano guide adeguate sanno stupirci con esiti strabilianti. Abbiamo scuole splendide a Tropea, sacerdoti illuminati, realtà associative e lavorative eccellenti … cosa ci manca?  Dobbiamo essere coesi, dobbiamo accantonare il particolare, dobbiamo tutti insieme aiutare chi é in difficoltà, chi soffre, chi ha smarrito il cammino. Tutti insieme dobbiamo investire sulla famiglia …é sull’educativo che dobbiamo lavorare e lì che si può vincere la partita.

Oggi vorrei rivolgermi anche a chi ha fatto scelte sbagliate, a chi si é allontanato dai percorsi  della legalità e della rettitudine, per dirgli che deve cambiare e che può farlo…anche perché gli conviene. La carriera di delinquente porta al sangue, alla schiavitù, all’emarginazione, al tormento interiore.

Ai giovani  in particolare rivolgo il mio appello portando l’esempio di Peppino Impastato, che poc’anzi gli studenti dello Scientifico hanno citato, un ragazzo meraviglioso che, pur nascendo in un contesto sbagliato, trova il coraggio di scegliere una direzione diversa da quella che sembrava fatale.

Alza la fronte, ragazzo, fai come Peppino, non accettare limiti alla tua libertà, fai come Peppino, i limiti sono fatti per essere superati, fai come Peppino, non buttarti via, non dar retta a chi ti prospetta la violenza, la prepotenza, la vigliaccheria, fai come Peppino. Tieni dritta la schiena, rifiuta ogni dipendenza, lotta per l’autonomia. Sappi che hai diritto a sbagliare ma che hai il dovere di correggerti.

A noi: madri, sorelle, mogli, amiche …Donne, a noi Donne dico: siamo Donne vere e impegnamoci, fino allo stremo, per essere guide e riferimenti di bene e soprattutto: stiamo vicine ai nostri figli, scrutiamo i loro occhi, cogliamo i loro turbamenti, riscaldiamoli con il nostro respiro e con le nostre  mani perché…perché il nostro amore li salverà.

A tutti noi auguri di buon lavoro, perché insieme, ne sono certa, ce la faremo, ca la faremo… costruiremo  un’ isola di legalitá.

Il Presidente di sos KORAI Onlus

Tropea 30 gennaio 2018

No Anorexia

Una famiglia normale la mia…un pò fredda, un pò distante, un pò asettica…dicono che molte ragazze anoressiche hanno madri opprimenti, la mia no la mia era solo un pò assente: mai un sorriso, una carezza, un abbraccio…poco fisica.

Da quando ho deciso di non mangiare ho iniziato ad esistere: sentivo fame quindi esistevo…avevo una grande fame d’amore ma non trovavo da sfamarmi.

A un certo punto mi arrestarono… flebo, psicoterapia…Uscii dal carcere ed incominciai a guarire solo quando incontrai l’uomo giusto che era affettuoso dolce, vero…non nascondeva le sue paure, le sue debolezze, mi insegnò a non puntare sempre al massimo,mi accettava .. così com’ero.L’analisi è stata importantissima, ho rovistato tutte le pieghe del mio animo, ho conosciuto me stessa e ho cominciato ad amarmi. l’anoressia mi ha insegnato tanto: la fragilità , la precarietà, il dolore, l’empatia, la volontà, la voglia di rinascere. Oggi sono veramente me stessa e ho capito quanto è facile far male agli altri

Questa è una storia vera , ne ho raccolto tante nel mio percorso di educatrice e sono certa che il migliore aiuto da offrire a chi soffre è la consapevolezza dell’esigenza di farsi aiutare dalle persone giuste.

Il numero verde 800180969 è anonimo e gratuito,attivo 24 su 24

Louise Nevelson

La vita e l’arte di Leah Berliawsky, meglio conosciuta come Louise Nevelson (Pereyaslav-Kiev, 1899 – New York, 1988), sono state entrambe intense e complesse.

Nata nei pressi di Kiev da una famiglia ebrea, dovette emigrare nel 1905 negli Stati Uniti d’America a causa delle leggi antisemite varate nel suo paese pochi anni prima.

Dopo un iniziale periodo di difficoltà economiche nella piccola cittadina di Rockville nel Maine, Louise si trasferì a New York nel 1920 dove finalmente entrò in contatto con il mondo dell’arte americana, che in quel periodo guardava ancora soprattutto all’Europa.

Consapevole fin dall’infanzia che la sua vita sarebbe stata dedicata all’arte e più precisamente alla scultura, fu proprio l’arte a rigenerarla e salvarla da tutte quelle difficoltà che come donna, madre e artista dovette affrontare nella società statunitense del primo Novecento.

Ricca di riferimenti e ispirazioni eterogenee, l’opera di Louise Nevelson segue un filo conduttore che l’avrebbe distinta fino agli ultimi lavori. Essa appare veramente come il frutto di un processo additivo: “Si aggiunge, aggiunge e aggiunge”, afferma la Nevelson come riporta Aldo Iori, curatore della mostra, nel suo saggio di catalogo dal titolo “L’incredibile vita di Louise Nevelson”.

Di fatto la scultura della Nevelson è caratterizzata dall’assemblaggio di oggetti diversi, memore degli assemblages cubisti, del Merzbau schwittersiano, nonché delle sculture precolombiane mesoamericane che l’artista ebbe modo di osservare in un suo viaggio in Messico nel 1950.

Solidarietá Indignazione Impegno

Solidarietà, indignazione e impegno 

    Rinnovo l’espressione di solidarietà e indignazione in merito all’inqualificabile violenza agita ai danni del Responsabile dell’Ufficio Tecnico e dell’intera Città di Tropea, a nome di sos KORAI Onlus e mio personale. Ad essere offesi assieme all’Architetto Giannini siamo tutti noi Tropeani onesti e desiderosi di una serena e operosa convivenza. 

    L’accadimento desta estrema preoccupazione perché riflesso di un forte degrado che urge arginare e riscattare attraverso gli opportuni e doverosi provvedimenti. Ad oguno gli interventi di competenza ed io, come rappresentante di un’associazione di volontariato appena nata, constato l’urgenza di tenere alta la guardia su tutti i fronti per impedire che il tessuto sociale si sfaldi ancora di più dando luogo ad ulteriori degenerazioni quale quella appena verificatasi.

      É importante che tutte le forze sane si uniscano veramente e guardino nella stessa direzione. Massima attenzione e aiuto vanno rivolti alla famiglia sempre più fragile e distratta perché si riappropri del ruolo che le compete e non si adagi su deleghe che non possono sostituirla.

         A chi si é allontanato dalla retta via per superficialità, disorientamento. Illusione o confusione, rivolgo l’invito a recuperare la dignità di persona. Nessuna scelta é irreversibile, neppure la più estrema e sbagliata, si può sempre cambiare ed é vantaggioso farlo se la propria vita si consuma nel non senso dell’ingiustizia, della prepotenza e della sopraffazione.

      “Tu che strisci nell’ombra, che rubi ciò che non meriti, che ti nascondi per non inorridire alla vista di te stesso, prendi coscienza della tua miseria, concediti uno scatto d’orgoglio e diventa umanità vera, puoi farcela e ne vale la pena.”

        A Tropea e a tutti i Tropeani l’augurio di un oggi rinnovato dalla consapevolezza, dalla responsabilità, dall’impegno e dalla condivisione.

      Beatrice Lento

Presidente di sos KORAI Onlus

Niente rivoluzione senza donne

“La rivoluzione più grande è, in un paese, quella che cambia le donne e il loro sistema di vita. Non si può fare la rivoluzione senza le donne. Forse le donne sono fisicamente più deboli ma moralmente hanno una forza cento volte più grande.” ORIANA FALLACI    

Gianburrasca di Montecitorio

” Dovrò rallentare, ma non ho intenzione di interrompere la mia attivitá politica perché da una passione non ci si dimette”

Forza Emma!