Artemisia: una femminista!

Artemisia: una femminista!

Violentata a soli 18 anni ed emarginata perché donna. Il sogno di diventare pittrice, però, Artemisia Gentileschi l’ha realizzato. Durante il Seicento, nel pieno dell’epoca Barocca, il mondo femminile non può avere le stesse ambizioni degli uomini. Dipingere è una prerogativa maschile. Eppure una donna, con fatica e difficoltà, ce l’ha fatta, superando il peso dei pregiudizi. A soli 12 anni per la Gentileschi il primo dolore con la perdita della madre, ma anche l’avvicinamento al mestiere del padre Orazio, pittore toscano, rinomato a Roma.Il secondo trauma arrivò presto per la giovane: sei anni più tardi fu stuprata dal maestro, per di più amico di famiglia. Da lì una serie di delusioni, tra un mancato matrimonio, un processo giudiziario e l’emarginazione dalla società. Per lungo tempo infatti la pittrice è stata ignorata dal mondo dell’arte. Un talento, il suo, che passava in secondo piano a causa delle vicende biografiche che la precedevano.

Non solo ha seguito i suoi sogni ma ha avuto anche il coraggio di non mollare, in un periodo complicato per tutte le donne che volevano intraprendere una carriera.
L’attaccamento più forte per lei, orfana di madre, fu con il padre Orazio, pittore e amico di Caravaggio. Artemisia inizia a incuriosirsi al mestiere del papà. Lo stesso che intentò la denuncia contro il suo stupratore, il maestro Agostino Tassi, dopo che l’episodio era stato tenuto nascosto. E durante il processo dovrà dimostrare tutto, superando le prove della tortura. Ma il legame tra padre e figlia non fu sempre facile.

Aveva il suo appoggio, considerando che lei non poteva firmare i propri lavori e doveva fare tutto di nascosto. Tra loro a un certo punto si instaura un rapporto di amore e odio. Lui non la capisce fino in fondo, non come pittrice, ma in quanto donna. Si riconciliano in Inghilterra, quando lui, diventato cieco, deve finire delle tele e lei lo aiuta.

È stata una madre affettuosissima, che però non si è riguardata negli amori. Ha rinunciato all’uomo di cui era innamorata per non essere la seconda donna. E lo ha fatto per orgoglio. La Gentileschi, infatti, all’inizio e subito dopo lo stupro ha creduto alle promesse di Tassi, che si fece avanti per un matrimonio riparatore. Lei attese a lungo le nozze, ma scoprì che il pittore era già sposato. Dopo il processo, dove vinse, iniziò un periodo di rappresentazioni con tratti forti e tinte violente. Sposò Pierantonio Stiattesi e si trasferì a Firenze e poi in altre città. Ma non mancarono le voci su diversi amanti.
Tante persone inseguono i propri sogni, ma a volte non riconoscono in sé la forza di farlo. Artemisia ha viaggiato tanto tra le corti di Firenze, Napoli, Roma e Londra. Forse un modo per capire che genere di artista poteva essere per il suo pubblico. La ricerca di sé Artemisia la esprimeva nei suoi quadri. Si rivolse in tante occasioni alle eroine bibliche, da Giuditta a Giaele o a Ester, sempre in lotta contro un nemico forte di sesso maschile. Cercava di rappresentare nelle altre donne la sopraffazione stessa del mondo femminile.
Spesso le donne di oggi, sia giovani che adulte, si accontentano di molto meno.  Le generazioni attuali hanno troppo e manca la spinta a guadagnarsi qualcosa con fatica. Artemisia per esempio a Firenze è entrata nell’Accademia dei pittori, un’occasione rarissima per una donna. Lei alle ragazze di oggi direbbe di intraprendere la vita che vogliono e di non mollare.

Sintesi di un articolo di Serena Santoli

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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