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Nasce a Bergamo un movimento che vuole sostenere la rivoluzione delle donne iraniane che da mesi offrono la vita in cambio della libertà di esistere senza velo.

“Women Life Freedom – Let the wind wave your hair” nasce da un’idea di Gianluca Burini e della designer di moda di nazionalità iraniana Maryam Nezarati durante uno shooting fotografico.

Il progetto consiste nel rappresentare, attraverso delle fotografie, la forza e la determinazione della donna che prende posizione contro qualsiasi violenza, difende i propri diritti e afferma la propria libertà.

“Molte – sottolinea Sibyl von der Schulenburg, scrittrice e imprenditrice che ha aderito a questo movimento prestando la propria immagine – sono picchiate, sfregiate e violentate dall’autorità pubblica. Altre semplicemente uccise per strada.

Con loro ci sono anche giovani uomini che sacrificano tutto per un’idea di uguaglianza e libertà. Ora che la popolazione reagisce dall’interno, dobbiamo contribuire alla loro battaglia, accantonare comode scuse di tolleranza ed esprimere con coraggio i nostri principi di uguaglianza tra i generi e libertà di pensiero. Dobbiamo metterci la faccia, come si suol dire”.

Nei ritratti delle partecipanti, il buio e il velo nero rappresentano il dolore, la sofferenza e la tristezza in cui troppe donne sono state forzate, mentre i capelli, icona della femminilità, diventano simbolo di liberazione. Gli occhi esprimono determinazione ma anche rabbia per la sorte delle sorelle iraniane.

Le immagini sono diffuse sui social media, alcuni tra i partecipanti contano su molti follower come ad esempio il fotografo iraniano Alireza Alipour che vive a Lione. In Italia il movimento trova voce nei programmi di Indieliferadio

“Non amo fare appelli – continua la scrittrice Sibyl von der Schulenburg – ma in questo caso chiamo a partecipare chiunque voglia far sentire la sua voce in difesa delle donne iraniane. In particolare invito personaggi pubblici, politici, artisti, influencer e anche donne del mondo islamico ad alimentare questo movimento offrendo la propria immagine. Ne avete il coraggio?”.

dal web

Beatrice Lento

L’arte per la libertà: Shamsia Hassani

Shamsia Hassani, nata nell’ aprile del 1988, è una Docente presso la più grande università di Afghanistan (Università di Kabul), è anche la prima grafica e street artist femminile afgana. Attraverso le sue opere, Shamsia ritrae le donne afghane in un una società in cui l’universo maschile è completamente predominante. Le sue opere danno alle donne afghane un volto diverso, imbevuto di  forza, ambizioni e volontà di raggiungere obiettivi.Il carattere femminile infuso da lei nelle sue opere illustrano un essere umano che è orgoglioso, tenace  e può portare cambiamenti positivi nella vita delle persone. Durante l’ultimo decennio dell’era del dopoguerra In Afghanistan, le opere di Shamsia hanno portato un’enorme ondata di colore e e sono state apprezzate da  tutte le donne della nazione. Ha motivato centinaia di persone: gli afghani si sono sentiti ispirati e incentivati a mostrare la loro creatività attraverso  festival grafici, l’arte di strada, e esposizioni ufficiali in nove paesi di tre continenti in tutto il mondo.

Dal sito dell’artista

Beatrice Lento

sos KORAI all’Alberghiero di Tropea

sos KORAI all’Alberghiero di Tropea contro la violenza sulle donne 

Si è svolto nella mattinata di oggi, 28 Novembre, l’incontro di sensibilizzazione degli studenti dell’Alberghiero tropeano  sul tema del contrasto alla violenza contro le donne.

Presenti all’evento oltre alla Presidente dell’Associazione di Volontariato, Beatrice Lento, anche l’avvocato Marica Inzillo, la psicologa Nadia Paura e l’attore Francesco Carchidi. 

Interlocutori attenti e motivati gli allievi che hanno posto tantissime, interessanti domande.

Si è illustrata l’origine della celebrazione, che si collega all’uccisione delle sorelle Mirabal, “Le farfalle”, avvenuta nel 1960 a Santo Domingo, per poi illustrare le varie forma di violenza e la motivazione del fenomeno che affonda le radici nella cultura virilocratica ancora vitale. 

Si è fatto riferimento alle difficoltà insite nella denuncia che espongono la donna a logoranti processi mediatici che tendono a colpevolizzarla, si è parlato di Codice Rosso ma si è anche risaliti indietro nel tempo ricordando le norme del codice penale, in vigore fino a un recente passato, che prevedevano il matrimonio riparatore, il delitto d’onore e lo stupro, considerato, delitto contro la morale e non contro la persona. 

Si sono sottolineati i passaggi fondamentali da svolgere, per superare il problema, che partano dal sapere e dalla lotta ai pregiudizi maschilisti per poi puntare all’indipendenza economica della donna e al rafforzamento delle strutture sociali di sostegno alla famiglia perché, molte vittime, non lasciano il partner abusante proprio per timore di rimanere sole nell’educazione dei figli. 

Ogni esperto ha offerto ai giovani la propria esperienza e, pur non essendoci stato un coordinamento precedente, le riflessioni proposte sono apparse perfettamente in accordo tra loro e prive  di ripetizioni. 

Gli allievi hanno chiesto di poter approfondire ulteriormente la problematica dimostrando una grande sensibilità al tema e una ragazza ci ha tenuto a precisare che i giovani non sono semplicemente il futuro ma rappresentano il presente con cui confrontarsi per crescere insieme e promuovere una società più civile. 

L’incontro si è concluso come si confà ad un Alberghiero per la Ristorazione, una splendida torta decorata con lo slogan della campagna di sensibilizzazione di sos KORAI: #SIAMODONNENONBERSAGLIO.

Un ringraziamento al Dirigente dell’Alberghiero, Prof. Nicolantonio Cutuli, che ha promosso l’iniziativa nell’ambito dell’assemblea mensile di istituto, ai Professori e soprattutto alle Studentesse e agli Studenti che ci hanno dato l’opportunità di svolgere autentico Servizio. 

La Presidente di sos KORAI Onlus 

Dott.ssa Beatrice Lento 

Beatrice Lento

sos KORAI incontra gli Studenti dell’Istituto Comprensivo Garibaldi Buccarelli di Vibo Valentia

Giornata di impegno sul tema della lotta alla violenza contro le donne in occasione del 25 Novembre.

Tanti gli Studenti e tutti attenti e interessati nonostante la complessità dei temi proposti.

Si è fatto il punto sulle varie forme di violenza oltre a quelle più eclatanti del femminicidio e dello stupro.

Soprattutto si è lanciato un messaggio: liberiamoci del mito della virilità come supremazia e pensiamo che possiamo essere tutti forti senza essere violenti, non esistono status naturali di superiorità, non esistono diritti al controllo né doveri di sottomissione.

Liberiamo i nostri corpi, le nostre teste, i libri, i giornali, le favole, le materie di studio, gli sport da tutti questi pregiudizi limitanti.

Beatrice Lento

La campagna di sensibilizzazione di sos KORAI

#SIAMODONNENONBERSAGLIO

L’impegno di sos KORAI continua sul fronte del contrasto alla violenza contro le donne.

In occasione del 25 Novembre, Giornata Internazionale che ricorda la cogente problematica della violenza sulle donne, l’Associazione di Volontariato, con sede sociale a Tropea, presieduta da Beatrice Lento,  lancia una campagna di sensibilizzazione, rivolta agli  studenti, ai docenti  e a tutta la comunità, attraverso il manifesto #SIAMODONNENONBERSAGLIO. 

Grazie al Patrocinio del Comune di Tropea e della Pro Loco e alla collaborazione dell’Istituto Comprensivo e dell’Istituto di Istruzione Superiore di Tropea il cartellone che illustra lo slogan  è stato affisso nelle Scuole, al Comune, alla Pro Loco e per le vie cittadine allo scopo di stimolare riflessioni sul doloroso fenomeno che si mostra sempre più nella sua forma di evento strutturale e non di emergenza episodica. A confermarlo il dato del numero totale degli omicidi commessi in Italia che scende mentre resta fissa la quota di quelli contro le donne. 

Ma violenza contro le donne non sono solo il femminicidio e lo stupro ma anche la svalutazione e la disistima nei suoi confronti che determinano conseguenze variegate: dalla disparità salariale, al linguaggio sessista, alla maggiore difficoltà di accesso a posizioni apicali nel campo professionale e nella politica. Sebbene si colgano, di recente, segnali che dimostrano come, in alcuni casi, il soffitto di cristallo sia stato infranto il problema permane e non si può abbassare la guardia. 

Quali i rimedi da porre in essere?

Si tratta, sicuramente, di proseguire la rivoluzione di scardinamento della diffusa mentalità patriarcale che vede nell’uomo il protettore della donna considerata essere fragile, volubile, fondamentalmente  incapace di gestirsi autonomamente e quindi oggetto da possedere e indirizzare. 

Il ruolo della cultura è essenziale, perché serve ad abbattere pregiudizi e stereotipi misogini di cui i processi educativi sono imbevuti, così come è fondamentale, per la donna, possedere il sapere che rende veramente  liberi ma è anche importante rafforzare le strutture sociali di supporto alla famiglia e favorire l’indipendenza economica femminile che consente scelte consapevoli e autonome. 

Un ruolo strategico è svolto dalle agenzie formative ed anche dai media che, però, troppo spesso, usano un linguaggio fuorviante, pensiamo, ad esempio, ai frequenti riferimenti all’amore travolgente che avrebbe animato l’uomo violento e alla tendenza a colpevolizzare la donna che denuncia fino a porla sul banco degli imputati. 

Ecco perché lo slogan #siamodonnenonbersaglio, ideato per la campagna di sensibilizzazione, appare dolorosamente appropriato vista la tendenza diffusa a trasformare il corpo della donna in un campo di battaglia. 

L’impegno di sos KORAI si esprime anche in incontri con gli studenti e nel prosieguo del progetto “Fiori di parole” che adorna, con edere, ciclamini bianchi e lo slogan, le fioriere dell’Affaccio di Largo Duomo. Il messaggio proposto è quello di liberare dai pregiudizi misogini i nostri corpi, le nostre menti, i giornali, il linguaggio, le discipline di studio, il cinema, la televisione… comprendendo, finalmente, che non esistono status naturali di superiorità, non ci sono diritti di controllo né obblighi di sottomissione e che la mancanza di rispetto dell’altro e la violenza non danno felicità.  

Tropea 21 Novembre 2022 

La Presidente di sos KORAI Onlus

Dott.ssa Beatrice Lento 

Beatrice Lento

Le parole delle donne

Le parole sono importanti anche perché spesso “le parole delle donne, delle ragazze violentate sono messe in discussioneAltre parole, pesanti come pietre, tipo ‘s’e l’è andata a cercare’, ‘lo ha provocato’, sono i lasciapassare per la cultura patriarcale. Se consideriamo che il delitto d’onore è stato abolito nel 1981 e solo dal ‘96 lo stupro non è un delitto contro la morale ma contro la persona, si comprende come il cambio delle parole nella legge è stato fondamentale, porta a un cambio di mentalità che però è dura a morire”.
Serena Dandini

Beatrice Lento

Le grandi conquiste si ottengono lottando insieme!

sos KORAI porge i suoi ringraziamenti alla Pro Loco di Tropea e alla sua Presidente Mariantonietta Pugliese per il sostegno accordato alla Campagna di Sensibilizzazione contro la violenza sulle donne #siamodonnenonbersaglio
Le grandi conquiste si ottengono lottando insieme!

Beatrice Lento

#Siamodonnenonbersaglio Lo stupro di Franca Rame

Era la sera del 9 marzo 1973 e Franca Rame, a Milano, fu rapita, caricata su un furgone, seviziata e infine stuprata da cinque uomini. Fu un vero e proprio stupro punitivo, compiuto da un gruppetto di militanti neofascisti perché era la compagna di Dario Fo, un “rosso” per eccellenza, e perché lei stessa collaborava con Soccorso Rosso nelle carceri e si era esposta in prima persona sul caso dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto in circostanze misteriose nel 1969. Davvero troppo da sopportare, devono aver pensato negli ambienti di estrema destra, e allora quale modo migliore per “fargliela pagare” se non trascinarla a bordo di quel furgone e violentarla a turno, dopo averle spento addosso mozziconi di sigaretta, tagliato la faccia e il corpo con le lamette, prima di lasciarla di nuovo per strada, come un cane abbandonato, semi nuda e in preda al panico e al dolore?

Incredibilmente, a quell’orrore analizzato così lucidamente due anni più tardi nel monologo Lo stupro, se ne aggiunse un altro, con la connivenza, nemmeno troppo mascherata, addirittura delle forze dell’ordine.

Nessun colpevole

Per lo stupro di gruppo nei confronti di Franca Rame nessuno ricevette una condanna da parte del giudice istruttore Guido Salvini, anche se, a distanza di anni, un pentito fece i loro nomi. Evidentemente troppo tardi, dato che il reato era caduto, dopo 25 anni, ormai in prescrizione.

Ma c’è di più: nella presentazione del suo monologo Lo stupro, Franca Rame riportò alcuni estratti di un interrogatorio, nel corso di un processo per stupro. Non si sa se quanto raccontato accadde a lei in prima persona o se fosse riuscita a recuperare la testimonianza di un’altra vittima di violenza, ma quel breve estratto contiene domande, da parte dei poliziotti, del magistrato, degli avvocati, a dir poco scioccanti.

MEDICO Dica, signorina, o signora, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche un certo piacere una inconscia soddisfazione?
POLIZIOTTO Non s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la desiderassero tanto, con così dura passione?
GIUDICE È rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?
MEDICO Si è sentita eccitata? Coinvolta?
AVVOCATO DIFENSORE DEGLI STUPRATORI Si è sentita umida?
GIUDICE Non ha pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere fraintesi come espressioni di godimento?
POLIZIOTTO Lei ha goduto?
MEDICO Ha raggiunto l’orgasmo?
AVVOCATO Se sì, quante volte?
(tratto da un’intervista di Oggi a Franca Rame)

Dal Web

Domande, allusioni, che tendono sempre a sottintendere una certa accettazione da parte della donna, una consensualità di fondo che diventa, rasentando l’assurdo, nel tono dei quesiti posti, persino partecipazione, o piacere nell’atto. Ed è aberrante.

Beatrice Lento

#siamodonnenonbersaglio

siamodonnenonbersaglio

…dietro a un uomo che fa violenza a una donna ci sono anche i genitori del violentatore e quindi l’educazione…la donna non è solo la vittima ma anche l’educatrice che può insegnare ai propri figli a combattere la cultura della violenza.
Diciamo alle nostre figlie di lasciare il fidanzato geloso, quello che le controlla, che impone le sue scelte o dà uno schiaffo, facendo capire che tutto questo non è una prova di cura ma un comportamento irrispettoso che non va tollerato né discolpato.

Beatrice Lento

Campagna di sensibilizzazione #siamodonnenonbersaglio

Al via il nostro impegno per il 25 Novembre: Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

Beatrice Lento