Il soffitto di cristallo si romperá

Il soffitto di cristallo si romperá

Non è facile per una bambina, una ragazza, una donna dedicarsi alla scienza. Pregiudizi e stereotipi sono ancora lì, nascosti ad ogni angolo, a minare gli sforzi e la determinazione. Perché formule, algoritmi e funzioni sono per molti ancora materia esclusiva dell’uomo. Dal 2015 l’Onu ha quindi deciso di dedicare una giornata l’11 febbraio, proprio a loro: alle ragazze e alle donne nella scienza. A chi ha deciso — ed è riuscita — a costruire una carriera in un ecosistema «maschile» per tradizione. E a chi si impegna nella sensibilizzazione per far sì che anche tra i talenti femminili cresca l’interesse per quei settori che racchiudono la maggior parte dei lavori del futuro

Un modello  é Sara Sesti, professoressa di matematica e femminista, fa parte della Associazione «Donne e Scienza». Sua è la prima ricerca italiana sul ruolo femminile nelle materie scientifiche, condotta nel 1986 dal centro Pristem dell’università Bocconi. Per la Giornata Mondiale dell’11 febbraio, ha in programma un convegno dedicato proprio ai modelli più iconici (e femminili) che si sono distinti nella scienza. «Considero questa giornata non tanto una ricorrenza, ma una festa», assicura. Il tema delle difficoltà femminili in ambito scientifico è ampio e variegato e si concentra soprattutto in alcuni settori, le cosiddette Stem, le scienze dure: scienza, tecnologia, ingegneria, matematica: «Conta moltissimo avere dei modelli — aggiunge Sara Sesti — Le ragazze quando entrano nel mondo della scienza si sentono come delle immigrate in un mondo completamente straniero». Ma in realtà di protagoniste femminili, anche in questo settore, ce ne sono state e ce ne sono ancora molte. Riuscite nel suo libro Scienziate nel Tempo. 100 biografie: «Per esempio Fabiola Gianotti, direttrice del Cern, racconta spesso come le letture su Marie Curie l’abbiano affascinata e portata ad occuparsi di fisica».

L’importanza della famiglia e degli stimoli

Ma fondamentale è soprattutto la famiglia, spesso involontaria prima promotrice delle differenze di genere. E qui Sara Sesti porta il caso di Hedy Lamarr, conosciuta come bellissima attrice — la prima a posare nuda in un film, Estasi — ma anche come inventrice del wifi. «Nata da una ricca famiglia ebrea, il padre le raccontava le invenzioni meravigliose del secolo. Ad esempio, durante una passeggiata le spiegava come funzionavano i tram. Quando è diventata una diva, si rilassava tra un film e l’altro creando piccole invenzioni. Per lei è stato fondamentale avere una figura che le ha permesso di amare la scienza sin da bambina». Gli stimoli possono avere le origini più inaspettate: «L’industria dei giocattoli è forse più avanti della società in cui viviamo — aggiunge Sara Sesti — La Mattel ha appena lanciato la Barbie Samantha, con caschetto nero e tuta spaziale». Il riferimento è chiaro, Samantha Cristoforetti, che è stata definita la donna italiana che cambierà i sogni delle bambine. «Quando l’ho vista sono rimasta un po’ perplessa, ma poi ho pensato che se aiuta le bambine ad alzare gli occhi al cielo, va bene anche partire dalle bambole». 

Il soffitto di cristallo sta per rompersi

Da professoressa di matematica, è fondamentale per lei il contributo della scuola per cambiare le cose ed eliminare i pregiudizi: «Bisogna proprio lavorare su tanti fronti. Si inizia dall’educazione in famiglia, si deve stare attenti ai comportamenti che si richiedono alle bambine. E poi l’istruzione, io lo vedo: quando c’è qualcosa che riguarda un’attività concreta viene chiesto a un maschio quando c’è un lavoro di cura lo si chiede a una ragazzina. Gli insegnanti dovrebbero stare attenti a non dividere questi ruoli». Ed è proprio questo uno dei punti cruciali, «sollevare le donne dai compiti di cura. Con la fatica che facciamo noi tutti i giorni, siamo ancora caricate di tutti quei lavori che ci hanno assegnato da secoli. Dai tempi di Aristotele, quando si diceva già che donne non sono adatte per natura ai pensieri astratti». Le cose, comunque, stanno cambiando. «Un tempo si parlava di soffitto di cristallo per definire quel muro che le donne non avrebbero mai sfondato. Oggi si percepisce un’onda che sta montando e piano piano lo sfonderà. Le donne nei laboratori sono il 60 per cento degli uomini. Deve succedere qualcosa in più che smonti i meccanismi, che sblocchi le ruote».

Di Michela Rovelli

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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