Il vento nei capelli

Il vento nei capelli

La giornalista iraniana Masih Alinejad, che vive in esilio, ha dato vita al movimento MyStealtyFreedom per raccontare la vita senza velo.

Sono molte poi le foto di sorelle o amiche, così come quelle scattate da un fratello alla propria sorella
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Il gesto di togliere il velo è una forma di protesta contro un governo che nega alla popolazione femminile alcuni diritti fondamentali: devono chiedere il permesso al proprio marito per lavorare o per viaggiare fuori dall’Iran. Non possono sposare un uomo se questi non è iraniano o convertito all’Islam. E devono comunque ottenere il consenso da parte del proprio padre per sposarsi. Non possono cantare in pubblico. «Le donne non possono candidarsi in politica per le elezioni presidenziali – spiega Alinejad – e ce ne sono solo nove in Parlamento. Ma le donne iraniane sono molto intelligenti: rappresentano il 60% degli studenti Iraniani».

Cos’è per lei l’hijab? 

È il simbolo dell’oppressione contro le donne. Da bambina volevo essere come mio fratello, che giocava libero. Io invece sono stata costretta a indossare il velo a sette anni.
Cosa rischiano le donne che pubblicano la propria foto senza velo sul web?

Senza pubblicare alcuna foto, 18 mila donne sono state mandate davanti alla Corte e queste donne non sono quelle che hanno inviato foto a MyStealthyFreedom. Non serve pubblicare le foto per rischiare (secondo l’art. 638 del codice penale islamico dell’Iran una donna senza il velo in pubblico può essere condannata fino a due mesi di carcere, a pagare una piccola multa o a ricevere 74 frustate, ndr). Quando le donne camminano per strada possono essere fermate dalla polizia anche se non indossano l’hijab in modo corretto perché potrebbe intravvedersi qualche ciocca di capelli. Chi rifiuta di indossare il velo non può andare a scuola né ricevere un’educazione: di fatto non potrà lavorare nel proprio Paese e dovrà lasciare la propria casa. L’hijab obbligatorio è tutto questo: è contro la dignità. Le donne iraniane sfidano il governo ogni giorno e non dipende da una pagina Facebook.
Ci sono uomini che sostengono MyStealthyFreedom?

Moltissimi. Quando le donne girano un video per la strada senza il velo, gli uomini non le additano, né le insultano. Hanno rispetto per la nostra scelta: è solo il governo che vuole mostrare che gli uomini in Iran non sono interessati a questo tema, o che possono stuprare le donne che non indossano l’hijab. Ci sono molti uomini con una certa cultura che ci supportano e sono tanti i loro messaggi sulla mia pagina. Basti pensare che sono stati proprio due uomini ad avermi aiutata a tradurre le testimonianze delle donne dal persiano all’inglese.
Allora perché è così difficile abolire l’hijab obbligatorio?

Purtroppo la domanda andrebbe posta ai politici. Noi continuiamo a chiedere loro perché ignorino i diritti umani in Iran, focalizzandosi solo sul nucleare. Per l’Iran è importante ottenere un accordo con i paesi occidentali sul nucleare, ma quando si scavalcano i diritti umani, non va più bene. Il nostro governo va a negoziare con gli altri paesi occidentali, dicendo che in Iran c’è libertà, quando non è così.
Cosa pensa del gesto di Oriana Fallaci, che si tolse il velo di fronte all’Ayatollah Khomeini nel 1979? 

È proprio questo che io chiedo ai giornalisti stranieri, così come alle donne della politica. Ad esempio Julie Bishop, Ministro degli affari esteri australiani e Claudia Roth, parlamentare tedesca, sono le prime donne arrivate in Iran da quando MyStealthyFreedom è nato, e loro non si sono tolte il velo. Vorrei che le donne della politica fossero coraggiose come fu Oriana Fallaci, come lo sono le donne iraniane. Molti credono che questo sia un problema interno, ma per me l’obbligatorietà del velo è un tema che coinvolge tutte le donne, perché una turca, americana o italiana che decidesse di visitare l’Iran sarebbe costretta a indossare l’hijab: per questo tutte le donne dovrebbero stare dalla stessa parte.
Cosa ne pensa delle donne che indossano il velo nei paesi occidentali? 

Io sostengo la libertà di scelta: le donne che nei paesi occidentali indossano l’hijab hanno questo diritto. In Iran non è così.
Ha vinto di recente un premio a Ginevra per i diritti delle donne grazie a MyStealthyFreedom. Qual è il prossimo passo? 

Fare in modo che tutte le donne del mondo siano coinvolte: quelle in politica e tutte quelle che visiteranno l’Iran. Chiedo loro di rifiutarsi di stare in silenzio. Il primo passo era far alzare una voce all’interno dell’Iran, dove il governo ci ignorava e basta. Il secondo passo è il supporto esterno. Il nostro governo va nei paesi non musulmani chiedendo di rispettare i loro usi e costumi, e noi vorremmo si facesse lo stesso nei nostri confronti.
Cosa ha provato quando ha tolto il velo per la prima volta in pubblico?

Ho sentito il vento tra i capelli. La prima esperienza è questa: gioire dei capelli che, davvero, danzano.

Da l’Espresso

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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