L’1 febbraio 1945 conquistiamo il voto

L’1 febbraio 1945 conquistiamo il voto

Il 20 gennaio 1945 Togliatti scrisse una lettera a De Gasperi nella quale affermava che fosse necessario porre la questione del voto alle donne nell’imminente consiglio dei ministri. A tale lettera De Gasperi rispose[16]: “ho fatto più rapidamente ancora di quanto mi chiedi. Ho telefonato a Bonomi, preannunciandogli che lunedì sera o martedì mattina tu e io faremo un passo presso di lui per pregarlo di presentare nella prossima seduta un progetto per l’inclusione del voto femminile nelle liste delle prossime elezioni amministrative. Facesse intanto preparare il testo del decreto. Mi ha risposto affermativamente.”.[17]
Il 30 gennaio 1945 nella riunione del consiglio dei ministri, come ultimo argomento, si discuteva del voto alle donne. La questione fu esaminata con poca attenzione ma la maggioranza dei partiti (a esclusione di liberali, azionisti e repubblicani) si dimostrò favorevole all’estensione. Il 1 febbraio 1945 venne emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni[16][18][19]. Le uniche donne ad essere escluse erano citate nell’articolo 354 del regolamento per l’esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza[20]: si trattava delle prostitute schedate che lavoravano al di fuori delle case dove era loro concesso di esercitare la professione. Il 21 ottobre 1945 papa Pio XII, in presenza delle presidenti del CIF, si dimostrò favorevole al suffragio femminile affermando: “ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di non rimanere assente, di entrare in azione [..] per contenere le correnti che minacciano il focolare, per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e compiere la sua restaurazione”. Con queste parole Pio XII, adeguatosi ai tempi, aveva interrotto la tradizione clericale in merito alla questione.

Il decreto Bonomi tuttavia non faceva menzione dell’elettorato passivo: cioè della possibilità, per le donne, di essere votate. L’11 febbraio 1945 l’UDI compose un telegramma per Bonomi nel quale si richiedeva di sancire anche l’eleggibilità delle donne. Dovette trascorrere poco più di un anno prima che esse venissero accontentate e potessero godere dell’eleggibilità che veniva conferita alle italiane di almeno 25 anni dal decreto n. 74 datato 10 marzo 1946: da questa data in poi le donne potevano considerarsi cittadine con pieni diritti.
Le prime elezioni amministrative alle quali le donne furono chiamate a votare si svolsero a partire dal 10 marzo 1946 in 5 turni[13], mentre le prime elezioni politiche (svolte assieme al Referendum istituzionale monarchia-repubblica) si tennero il 2 giugno 1946.[16]

La legge che consentiva elettorato attivo e passivo alle donne diede immediatamente i suoi frutti, infatti, già alle prime amministrative vi furono donne elette nelle amministrazioni locali, come Gigliola Valandro (Democrazia Cristiana) e Vittoria Marzolo Scimeni (DC) a Padova[21]o Jolanda Baldassari (Democrazia Cristiana) e Liliana Vasumini Flamigni (Partito Comunista Italiano) a Forlì[22].

Tra le prime donne Sindaco anche Lydia Toraldo Serra a Tropea.

Nello stesso anno furono anche elette le prime due donne sindaco: Ada Natali (Massa Fermana) e Ninetta Bartoli (Borutta).

Alle elezioni del 2 giugno 1946 per l’elezione dei deputati dell’Assemblea Costituente, le donne elette risulteranno 21;[23] cinque di esse (Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce, Lina Merlin), faranno parte della Commissione per la Costituzione incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana. A conclusione di un travaglio durato oltre un secolo, la Costituzione italiana del 1948 garantirà alle donne pari diritti e pari dignità sociale in ogni campo (articolo tre).

In quel clima di soddisfazione la mimosa venne associata per la prima volta ai festeggiamenti della Giornata internazionale della donna per merito di Teresa Mattei.[16], Teresa Noce e Rita Montagnana, moglie di Palmiro Togliatti.

Dal web

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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