La mia Riace

La mia Riace

La mia Riace

La mia Riace si chiama Prioritimen e mi porta alla mente un gruppo di 50 giovani arrivati con i barconi della disperazione.

Ero Dirigente dell’Istituto Superiore di Tropea nel settembre del 2014 quando mi chiesero di accoglierli. Non esitai un istante ad afferrare al volo l’opportunità. Non c’erano sedie né banchi a sufficienza, mancavano i professori, le”carte” erano carenti ma la volgia di fare del bene accomunò tutta la nostra Scuola che intraprese un’avventura unica e irripetibile, scrivendo una meravigliosa pagina della nostra Scuola che amavamo definire Sconfinata.

Li chiamammo ” Gli Alunni Venuti da Lontano” e la voglia di confortarli e promuoverli contagiò anche le famiglie in una gara di solidarietá travolgente. Protagonista della vicenda l’Indirizzo Alberghiero dell’Istituto che in quei mesi di impegno eccezionale calamitò tutte le attenzioni anche quella delle Associazioni di categoria, in prima fila gli Chef della Regione che fecero dono delle loro divise più belle.

La mia Riace la porto sempre nel cuore con gli innumerevoli esempi di affetto e di gratitudine che tutti noi operatori scolastici coinvolti ricevemmo da quei ragazzi dagli occhi immensi e profondi. É la loro lettera di Natale il ricordo più bello:” …anche se molti dicono che siamo un fardello pesante tu ci hai dato la mano, avevamo tristezza e ci hai regalato gioia, eravamo poveri e ci hai fatti ricchi perché ora non siamo soli.” Quando si entra in un Alberghiero il primo incontro é con i profumi, i nostri erano unici, intriganti e piacevolmente trasgressivi: un misto di cipolla, aglio, peperoncino, zenzero, sesamo e curcuma. Immensa l’eredità trasmessaci tra cui la figliolanza ideale di Chi, sentendosi amato, ancor oggi mi chiama Madre.

In questo nostro complicato tempo in cui logiche e calcoli sembrano soverchiare emozioni e sentimenti la mia Riace rimane un faro che mi indica la via che rasserena e dona senso all’esistenza: quella intessuta di rispetto, sensibilità e corrispondenza verso l’Uomo qualunque sia il colore del suo volto.

Di Beatrice Lento

Riace è un comune italiano di 2.343 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria, in Calabria.

Il comune è assurto agli onori della cronaca per il ritrovamento, nel 1972, di due statue bronzee di epoca greca, oggi noti come i Bronzi di Riace.

Recentemente, dal 2004 ad oggi, è stato al centro di politiche di accoglienza degli immigrati. Sono circa 150 gli immigrati accolti dalla popolazione locale, che supportati da politiche sociali sono stati inseriti nel mondo del lavoro, contribuendo allo sviluppo dell’economia del borgo. Nel 2016 sono più di 800 gli immigrati accolti dalla comunità locale.

Oggi il modello di accoglienza è in crisi per il mancato arrivo di fondi già stanziati dal Ministero dell’Interno.

Il Quotidiano del Sud promuove “Una staffetta per Riace” piccolo spazio che accoglie riflessioni sulla tematica dell’accoglienza, decido di partecipare anch’io con questo contributo che ricorda una formidabile pagina di solidarietà scritta dall’Istituto Superiore di Tropea, da me guidato, nell’anno scolastico 2014/15.

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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