La Vergine dall’occhio nero

La Vergine dall’occhio nero

Di Massimo Negro
Non penso che quello che andrò a scrivere per introdurre la nota possa far piacere alla Madonna, ma d’altronde è ciò che è accaduto. Né spero di meritare per questo lo stesso castigo che capitò al Ciuccoli.

La prima volta che ho visitato il Santuario della Madonna delle Grazie è stato un bel po’ di tempo fa. All’epoca, ancora adolescente, frequentavo l’Azione Cattolica del paese in cui sono cresciuto e mi sono formato, Tuglie. Era una domenica, una bella giornata, e si era deciso di trascorrerla in questo splendido luogo alla periferia di Galatone. Il pomeriggio, dopo aver pranzato a sacco, entrammo in chiesa per le ore dedicate al ritiro spirituale.
Ma ahimè quel giorno un altro evento importante stava accadendo. Era la penultima di campionato di serie A, quando ancora le partite venivano giocate tutte nel pomeriggio della domenica e la trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” ci teneva incollati alla radio per conoscere l’andamento delle partite. Un campionato combattuto, Juventus e Roma si stavano giocando al fotofinish la vittoria del campionato. Quel giorno la Roma giocava in casa contro il Lecce, alla sua prima stagione nel massimo campionato e ormai da tempo matematicamente retrocesso.
Quel pomeriggio mi misi in fondo alla chiesa con radio e cuffiette per ascoltare quello che Ameri e Ciotti raccontavano nei loro microfoni. Delle preghiere ricordo poco, ma ascoltai una splendida radiocronaca al termine della quale il Lecce batté la Roma 3-2. Prima ed unica vittoria fuori casa del Lecce in quel campionato misero in quanto a soddisfazioni calcistiche.
Ci sono tornato altre volte ma, ancora oggi, non appena rimetto piede nel Santuario è quel ricordo giovanile che mi torna subito in mente. Chiedo perdono!

Ma veniamo al Ciuccoli. Chi era costui e perché spero di non meritare lo stesso suo castigo? Siamo nella Galatone di un anno imprecisato del 1500. Un ubriacone e giocatore di carte o, per meglio dire, uno che a carte, tra un bicchiere di vino e l’altro, di soldi sul tavolo ne metteva e, tranne qualche rara eccezione, li perdeva anche.
Forse a causa della stanchezza e del peso dell’abbondante vino in corpo, una sera trovò rifugio in una piccola cappella dedicata alla Madonna sita a poche decine di metri da dove ora sorge il Santuario. L’uomo era intenzionato a non proseguire oltre e a farsi in quel posto una bella dormita. Ma una lampada votiva accesa all’interno gli impediva di prendere sonno. Con la vista alterata dal rimarchevole grado alcolico ingurgitato, anche una piccola luce può dar fastidio. Così tra imprecazioni e ubriachi ondeggiamenti prese una pietra e con animo irato la scagliò contro colei che pareva guardarlo con disapprovazione. Il racconto popolare ci tramanda che la pietra ebbe a colpire in pieno il viso della Vergine, l’occhio destro in particolare, creando una strana ombreggiatura su di esso; a tutti gli effetti pareva (e sembra ancora) un grosso livido, di quelli che si rimediano dopo una qualche sonora scazzottata.

Il Ciuccoli ubriaco ma non stupido, si rese conto di averla fatta grossa e così scappò via.
Il giorno dopo e nei giorni successivi la popolazione del luogo si accorse di quella strana colorazione dell’intonaco dell’affresco e, non potendola spiegare in alcun modo (non so tra l’altro se qualcuno poi in quest’opera si sia mai cimentato) iniziò a gridare all’evento divino ed iniziarono le solite pratiche devozionali che solitamente ancora oggi accompagnano le madonne o i santi piangenti.
Il Ciuccoli convinto di averla fatta franca continuò tranquillo nella sua solita vita, tra un bicchiere di vino e un mazzo di carte da tagliare, mantenendosi lontano da quel luogo. Finché una sera ci ricapitò, solo che ebbe meno fortuna della precedente perché inciampò nel corpo di un uomo morto. Sfortuna per lui volle che nei pressi stessero passando anche dei gendarmi che alla vista del Ciuccoli accanto al cadavere provvidero subito ad arrestarlo. La macchina della giustizia di allora si mise in moto in modo inesorabile e lo sfortunato ubriacone venne condannato a morte nonostante le sue dichiarazioni di innocenza. Ad aspettarlo vi era il patibolo erto in Piazza San Sebastiano.
Quando il confessore si avvicinò all’uomo per raccogliere la sua confessione e impartirgli l’assoluzione in articulo mortis, il Ciuccoli ebbe l’alzata d’ingegno di mettersi a gridare alla piazza dichiarano nuovamente la sua innocenza e, come prova della sua buona volontà e veridicità della sua affermazione, dichiarò che era stato lui a far l’occhio nero alla Madonna. La tradizione racconta che sino a quel momento la piazza stesse stancamente e silenziosamente seguendo la sua impiccagione ma, a sentire che era stato lui ad arrecar danno all’immagine della Vergine che nel frattempo aveva assunto il ruolo di icona miracolosa, iniziò a gridare furiosa a voce alta “Alla forca!” .
Così il Ciuccoli destinato a morire per un fatto di sangue, venne messo a morte per quel suo atto sacrilego.

L’attuale santuario venne ultimato nel 1597 e al suo interno venne posta l’icona miracolosa della Madonna delle Grazie. Considerando che l’inizio dei lavori di costruzione dell’edificio sacro iniziarono nel 1586, è probabile che il fatto del Ciuccoli sia accaduto intorno a quella data.
Il racconto riportato è ormai parte integrante della tradizione popolare e religiosa galatonese e dell’intero Salento. La devozione, rinnovata ogni anno nei primi giorni di settembre con una bella festa molto partecipata, ebbe a nascere sì in modo particolare e, per il Ciuccoli, tragico ma si radicò subito nelle pratiche religiose della popolazione del luogo e dei centri limitrofi.

Ancora oggi il sentimento di amore verso la Madonna è particolarmente sentito ed evidente. La sera della processione ho parlato con delle persone i cui occhi luccicavano per la commozione ogni qual volta si rivolgevano alla Vergine. Mi è stato anche raccontato di un presunto miracolo accaduto di recente ad una signora di Desenzano sul Garda particolarmente ammalata che, dopo una visita al Santuario, pare che sia stata, passato qualche giorno dopo il rientro nel suo paese, inspiegabilmente guarita. Pare che si stia raccogliendo la documentazione medica per capire meglio cosa sia accaduto.

Il via vai di fedeli all’interno della chiesa è incessante. Donne, uomini, bambini salutano prima la statua della Madonna e poi si recano sull’altare ove di lato è posta l’icona miracolosa per toccarla e sostare per qualche breve momento di preghiera.

Ma questa festa ha anche un’altra particolarità legata ad un antica tradizione, sorta praticamente insieme all’edificio sacro, questa volta non di natura religiosa. La processione non si svolge la vigilia del giorno di festa ma il giorno antecedente la vigilia. Infatti il 7 settembre tradizione vuole che la gente che si recava in visita presso il Santuario sostasse la sera all’esterno con i familiari e gli amici consumando un pasto frugale consistente in due fette di pane condite con sardine sotto sale e accompagnate da un bicchiere di vino.
Considerando che questa tradizione è ancora seguita dagli abitanti di Galatone, si preferisce far procedere la processione il giorno prima della vigilia, quindi il 6 settembre, e così lasciare il 7 settembre, giorno della vigilia, a quella che ai giorni nostri è diventata la “Festa della Pagnotta e del Vino”.
Il giorno della festa, l’8 settembre, la gente si affolla intorno al Santuario per ascoltare la santa messa, aggirarsi tra le baracche e, comunque, recarsi in chiesa per un saluto alla Madonna.

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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