Lalla Romano

Lalla Romano

Soltanto con te, straniero,posso parlare nella mia lingua

poiché anche tu vieni di lontano

e il nome della terra l’abbiamo scordato
Non è necessario, come credono i più,

dire parole meravigliose:

anche le più semplici e usuali

sono parole d’amore

nel dialetto nativo
Graziella Romano, in arte Lalla Romano, nata a Demonte (Cuneo) l’11 novembre 1906 e morta a Milano il 26 giugno 2001, è stata una scrittrice, poetessa, giornalista e aforista italiana. Nata da un’antica famiglia piemontese di origini ebraiche, sin dalla più tenera età si appassiona di pittura, alla quale si dedica intensamente già da piccola. Pronipote del grande matematico Giuseppe Peano, Lalla Romano è figlia di Giuseppina Peano, nata a sua volta da Michele Peano, fratello maggiore del famoso studioso.
La sua famiglia materna è molto numerosa: nonno Michele e nonna Giuseppina Pellegrino, hanno infatti ben sette figli: Michele, Alessio, Carmelo, Giuseppina, Carola, Caterina e Maria. Lo zio Alessio, in particolare, è ricordato per aver sposato Frieda von Kleudgen, figlia del pittore Friedrich von Kleudgen.
Gli studi e le amicizie

Dopo aver conseguito la maturità classica presso il liceo Silvio Pellico di Cuneo, Lalla Romano si iscrive all’Università di Torino, dove ha avuto la fortuna di essere allieva di Lionello Venturi (da lei scherzosamente chiamato “Cardo selvatico”), Annibale Pastore e Ferdinando Neri.

Fra i suoi amici e compagni spiccano invece personalità del calibro di Mario Soldati, Franco Antonicelli, Carlo Dinisotti, Arnaldo Momigliano e Cesare Pavese. In particolare, è da quest’ultimo che la giovane Romano rimane profondamente colpita, definendolo nel suo diario come “un giovane occhialuto, pallido, magro”. Sentimentalmente, invece, si lega al sanremese Giovanni Ermiglia, al quale nel corso della sua carriera come poetessa dedicherà non poche rime, che successivamente verranno raccolte all’interno di “Poesie per Giovanni”.
Le prime esperienze letterarie di Lalla Romano

Nel corso degli studi universitari, su suggerimento del suo maestro Lionello Venturi, si iscrive alla scuola di pittura di Felice Casorati e, contemporaneamente, frequenta lo studio del pittore Giovanni Guarlotti, dove inizia ad occuparsi di critica d’arte.
Durante questo periodo compie numerosi viaggi a Parigi, dove rimane colpita dai fermenti culturali del quartiere latino.
La Laurea e i primi lavori

Nel 1928 Lalla Romano si laurea con il massimo dei voti in lettere, discutendo una tesi sui poeti del “dolce stilnovo”. Subito dopo aver conseguito il titolo, come primo lavoro per un breve periodo svolge quello di addetta alla biblioteca di Cuneo, ma in seguito si trasferisce a Torino insieme al marito, Innocenzo Monti, e al figlio.
Nel capoluogo piemontese insegna storia dell’arte nelle scuole medie e continua a coltivare la sua passione per la poesia e per la pittura. Nel corso di questi anni alcune delle sue opere vengono esposte in delle mostre collettive.
La seconda guerra mondiale

Durante il secondo conflitto mondiale, si trasferisce nuovamente a Cuneo, presso la casa della madre. Si lega politicamente a Livio Bianco e al movimento “Giustizia e Libertà”, prendendo parte attivamente alla Resistenza e impegnandosi nei “Gruppi di difesa della donna”.
E’ in questo periodo che il poeta Eugenio Montale, con un giudizio positivo sui suoi versi, la esorta a pubblicare alcune sue poesie. Così nel 1941 avviene il suo esordio come poetessa con la pubblicazione della sua prima raccolta, edita da Frassinelli dopo che questa era stata rifiutata da Einaudi.
Il carattere di Lalla Romano

In seguito a questo rifiuto, la Romano tira fuori il lato più determinato del suo carattere inviando una copia appena stampata della sua raccolta all’editore Giulio Einaudi, scrivendo in calce al libro la frase: “A chi non ha voluto stampare questo libro”. E proprio questo lato del suo carattere diventa l’impronta di tutto il suo percorso letterario a seguire.
In questo stesso periodo, Cesare Pavese le commissiona la traduzione dei “Tre racconti” di Gustave Flaubert (1943).
Il dopoguerra

Alla fine della seconda guerra mondiale, Lalla Romano raggiunge a Milano il marito, che nel frattempo è diventato un alto funzionario della Banca Commerciale, dove riprende ad insegnare ed inizia a scrivere alcuni testi di narrativa.
Nel 1951 pubblica “Le metamorfosi”, dei brevi testi in prosa dedicati al mondo dei sogni, mentre tra il 1953 e il 1957 pubblica i suoi primi romanzi.
I primi romanzi

“Maria”, il suo primo romanzo, che parla del complicatissimo rapporto tra una serva e la sua padrona, ottiene un notevole successo di critica. Gianfranco Contini lo accoglie come un piccolo capolavoro. Pavese, amico della Romano, lo critica invece duramente, definendosi stufo di leggere “storie di donne di servizio”.
La sua seconda opera, intitolata “Tetto murato”, ha per protagonista Ada, una donna dalla forte moralità. A questo stesso periodo risalgono invece una raccolta di poesie, “L’autunno”, e un libro dedicato ai viaggi, intitolato “Diario di Grecia”.
L’opera che però rivela la scrittrice al grande pubblico è il celebre romanzo “Le parole tra noi leggere”, che nel 1969 ottiene il Premio Strega.
Il titolo di quest’opera è ricavato da un verso di Montale (dalla poesia “Due nel crepuscolo”), e al suo interno Lalla Romano descrive ed analizza il rapporto con suo figlio, un ragazzo molto difficile e ribelle, asociale e anticonformista. Il libro riscuote un notevole successo, sia di pubblico che di critica, molto probabilmente perché tratta i temi propri della rivolta giovanile, molto sentiti in quel preciso periodo storico.
A questa stessa epoca risalgono altri romanzi quale “L’ospite” (1973), e un’intensa attività giornalistica in diversi quotidiani come “Il Giorno”, “Il Corriere della Sera” e “Il Giornale Nuovo”, nonché una breve esperienza in politica.
Gli ultimi anni

Nonostante una progressiva malattia agli occhi che un po’ alla volta la rende cieca, negli ultimi anni della sua vita continua a scrivere assistita dalle amorevoli cure del compagno Antonio Ria.
Lalla Romano muore all’età di 93 anni a Milano il 26 giugno del 2001, lasciando incompiuta la sua opera “Diario ultimo”, che sarà pubblicata postuma da Antonio Ria nel 2006, in occasione del centenario della nascita della poetessa.

Dal web 

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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