Louise Nevelson
La vita e l’arte di Leah Berliawsky, meglio conosciuta come Louise Nevelson (Pereyaslav-Kiev, 1899 – New York, 1988), sono state entrambe intense e complesse.
Nata nei pressi di Kiev da una famiglia ebrea, dovette emigrare nel 1905 negli Stati Uniti d’America a causa delle leggi antisemite varate nel suo paese pochi anni prima.
Dopo un iniziale periodo di difficoltà economiche nella piccola cittadina di Rockville nel Maine, Louise si trasferì a New York nel 1920 dove finalmente entrò in contatto con il mondo dell’arte americana, che in quel periodo guardava ancora soprattutto all’Europa.
Consapevole fin dall’infanzia che la sua vita sarebbe stata dedicata all’arte e più precisamente alla scultura, fu proprio l’arte a rigenerarla e salvarla da tutte quelle difficoltà che come donna, madre e artista dovette affrontare nella società statunitense del primo Novecento.
Ricca di riferimenti e ispirazioni eterogenee, l’opera di Louise Nevelson segue un filo conduttore che l’avrebbe distinta fino agli ultimi lavori. Essa appare veramente come il frutto di un processo additivo: “Si aggiunge, aggiunge e aggiunge”, afferma la Nevelson come riporta Aldo Iori, curatore della mostra, nel suo saggio di catalogo dal titolo “L’incredibile vita di Louise Nevelson”.
Di fatto la scultura della Nevelson è caratterizzata dall’assemblaggio di oggetti diversi, memore degli assemblages cubisti, del Merzbau schwittersiano, nonché delle sculture precolombiane mesoamericane che l’artista ebbe modo di osservare in un suo viaggio in Messico nel 1950.