Mariasole Bianco
Trentatré anni, un sorriso aperto e lo sguardo acceso di chi sta realizzando qualcosa di speciale, un’intraprendenza tutta femminile. «Sono fortunata, perché ogni giorno realizzo il mio sogno, lo stesso che hanno oggi migliaia di bambini: ripulire gli oceani dalla plastica e renderli di nuovo un ambiente pieno di vita» racconta Mariasole Bianco, biologa marina e punto di riferimento internazionale per le politiche legate alla tutela dell’ambiente marino e allo sviluppo sostenibile. L’abbiamo incontrata in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani che si celebra l’8 giugno, per farci raccontare il lavoro che sta portando avanti insieme ai ragazzi – che lei chiama i “custodi del Pianeta” e “Generazione Blu” – nelle scuole di tutta Italia.
Mariasole ha un curriculum d’eccezione. Dopo la laurea in biologia marina a Genova, ha approfondito l’aspetto manageriale nella gestione delle risorse naturali per poi trascorrere cinque anni in Australia, dove ha studiato le aree marine protette. «Rientrata in Italia, nel 2013 insieme a mio padre e a una carissima amica abbiamo fondato Worldrise, l’associazione no profit che si dedica a progetti per la tutela dei mari, con il coinvolgimento dei bambini a partire dalle scuole elementari». Un anno decisivo, in cui la giovane scienziata ha partecipato al congresso decennale sui Parchi e le aree protette di Sydney, per poi entrare, un anno dopo, nella Commissione Mondiale delle aree protette. Non si è mai fermata: è volata alle Hawaii e poi in Cile dove ha proseguito i suoi studi. «Ma ciò che mi rende orgogliosa è soprattutto il mio lavoro con i ragazzi, perché mi dà la speranza sempre più concreta che saranno adulti in grado di preservare l’ambiente
La sua grande passione è il mare, o meglio la difesa del mare. Come è nata?
Mi è stata trasmessa da mio padre, amante del mare, e da mia madre, insegnante, durante le lunghe vacanze estive che trascorrevamo in Sardegna quand’ero piccola: tre mesi a piedi nudi e costume a scorrazzare sulla spiaggia, immersa nella natura. Ero una piccola selvaggia, mi sentivo libera come Mowgli del Libro della Giungla (e ancora mi ci sento). Ho imparato a amare e rispettare il mare e i suoi abitanti. È lì che è nato il mio sogno, che oggi realizzo con migliaia di piccoli studenti portando nelle scuole i nostri progetti per la salvaguardia del mare.
Lei è conosciuta per la partecipazione alla trasmissione Kilimangiaro su Rai3, ma ne sa parecchio anche dei sogni dei bambini…
Con loro condivido l’aspirazione a fare qualcosa di concreto per migliorare il mondo. Lavorando con i bambini di quarta elementare e fino alla prima media, ho capito che sono davvero preoccupati per le sorti dell’ambiente e quindi del loro futuro. Sono i veri paladini degli oceani: se stimolati e coinvolti nel modo giusto, diventano ambasciatori del problema. Il cambiamento parte da loro e prosegue a casa, in un circolo virtuoso che parte dai più piccoli e arriva ai genitori e ai nonni.
La generazione degli adulti di oggi ha quasi sempre ignorato i problemi legati all’ambiente e ora le conseguenze ricadono sui più giovani.
Per questo Worldwise si rivolge alle nuove generazioni. I bambini sono rimasti molto colpiti quando abbiamo spiegato che ogni anno finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di plastica. Come se, ogni minuto per 365 giorni all’anno, un camion della spazzatura riversasse tutto il suo contenuto in acqua. E siamo passati all’azione, fatta di diffusione delle informazioni per preservare la Natura e di gesti concreti. A Milano abbiamo appena creato il primo network al mondo di locali notturni che si impegnano a essere plastic free, cioè a non usare più prodotti in plastica monouso come posate o cannucce.
Il 7 giugno lei è stata chiamata a partecipare al convegno dell’ONU che quest’anno si intitola Gender and the Ocean, in omaggio alle donne che si dedicano alla cura dell’ambiente marino.
Mi hanno invitato come Maestro di cerimonia, insieme ad altre donne significative di tutto il mondo che stanno lavorando per proteggere gli oceani. Mi sento onorata di essere riconosciuta da una piattaforma internazionale così prestigiosa come una giovane donna che fa la differenza. Un sogno che si concretizza sempre più.
Quale percorso di studi consiglierebbe ai ragazzi che amano l’ambiente?
Le università italiane sono in grado di offrire un’ottima formazione a livello teorico con facoltà che vanno da Biologia a Scienze Ambientali e Naturali. Questa preparazione va sicuramente arricchita da esperienze pratiche e professionali, parte integrante dei programmi delle università estere che consentono anche di incrementare la conoscenza dell’inglese, fondamentale in ambito scientifico. Ma la cosa che più mi sento di consigliare è di armarsi di pazienza e determinazione, e tenere sempre viva quella passione che permette ai sogni, prima o poi, di trasformarsi in realtà.
Il Manifesto della Generazione blu: un decalogo per un mare più pulito
Nato da un’idea di Mariasole Bianco con Diana de Marsanich di Natural Stylee Chiara Bidoli, direttrice di Style Piccoli, Insieme, Io e il mio bambino e quimamme.it il Manifesto della Generazione blu riassume in dieci punti le azioni che rendono i bambini protagonisti della tutela del mare. Si scarica da quimamme.it
La Generazione Blu ci salverà
Da una ricerca svolta da Disney con Rcs e Cairo editore risulta che tra le priorità dei bambini tra i 5 e gli 11 anni c’è l’emergenza plastica in mare. E circa l’88 per cento sente
di avere il potere di rendere il mondo un posto migliore. Una “Generazione Blu”, come sono stati definiti dagli esperti della ricerca. «I bambini sanno partecipare con un entusiasmo travolgente anche a progetti di rilievo», spiega Mariasole Bianco. Come “Batti 5” dell’associazione Worldrise, che ha coinvolto finora quasi 800 ragazzi basandosi sulle migliori pratiche internazionali, anche grazie alla collaborazione con organizzazioni come One More Generation (OMG) e all’adesione alla Plastic Awareness Coalition. «Quest’anno, oltre alla Liguria, il lavoro di “Batti 5” si è esteso alle spiagge di Calabria e Sicilia, dove abbiamo raccolto quantità incredibili di rifiuti. Esperienza che ha scioccato sia noi sia gli oltre 400 bambini partecipanti al progetto. Abbiamo trovato non solo sacchetti e bottiglie di plastica, ma alberi di Natale, frigoriferi, passeggini…».
Di Laura Salonia