Mio povero Dino

Mio povero Dino

Firenze, 25 aprile 1917
Ti mando dei versi qualunque, soltanto perché tu veda che anch’io in questi giorni pensavo che la “vita è un circolo vizioso”… Ma lo pensavo diversamente da te, mio povero Dino. Del resto, se ho ancora la grazia di sentire in qualche attimo il ritorno eterno della purezza nel mondo, non soffro però meno. Dino, ti amo ancora. In questi tre mesi son rimasta fedele alla mia passione, in un modo che tu non puoi forse neppur immaginare. Ma, mentre sono ancora cosi tua, ti dico a mia volta addio. Non so che cosa mi aspetta. Forse le primavere, se torneranno per me, torneranno tutte come questa, deserte. Sia fatta la volontà di Iddio. È morta mia madre, l’ho saputo troppo tardi per rivederla. Forse partirò domani, non importa per dove. Non ho da mandarti le traduzioni che mi richiedi, e non vedo come procurartene in questo momento. Addio, Dino, che tu possa ritrovar la poesia nella tua anima – e ricordarti qualche volta dell’anima mia.

Ma si, sempre
Sento che sorrido,

intenerita,

c’è pudore e c’è grazia puerile

in questo che m’investe,

sola,

tremore improvviso,

oh luce tra le rame gemmate,

sera che avvicini la primavera,

sento che sorrido,

intenerita,

cosi tersa cosi lieve e presente

la vita,

con un suo senso anch’essa di casto bene,

ridente,

di un’ora che torna, torna, ma si, sempre

di un’ora sospesa,

oh nuova!
Sibilla Aleramo

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

Invia il messaggio