Onorata fu pittrice e fu soldato!
Fu pittrice e fu soldato. Una leggenda quattrocentesca. Perché in effetti di notizie certe ce ne sono poche. Ma Onorata Rodiani, artista e soldato di ventura, è davvero esistita ed è un peccato che, in Italia, sia così poco conosciuta.A parlare per primo di lei fu, nel 1630 don Clemente Fiammeni o Fiammeno nella sua Castelleonea cioè Historia di Castelleone. Nel 1354 la cittadina venne conquistata dal Ducato di Milano, ma, tra il 1420 e il 1424, gli anni in cui la nostra vicenda ebbe inizio, fu affidata al marchese Cabrino o Gabrino Fondulo.
Nel 1423 Honorata Rodiani, “giovane virtuosa” stava dipingendo il Palazzo di Gabrino. E «ammazzò con un coltello un cortegiano di esso per un atto poco honesto», scrive Fiammeni. Un tentativo di stupro finito male per lo stupratore. A quel punto la ragazza, temendo vendette, si vestì da uomo e fuggì di notte, abbandonando la famiglia e la cittadina e dichiarando: «è meglio viver honorata fuori della patria, che disonorata in essa». La cosa mandò su tutte le furie Gabrino che la fece processare. Però subito dopo la perdonò ma lei forse non lo seppe e non tornò. Anche perché, nel frattempo, sotto mentite spoglie, era diventata soldato a cavallo nella compagnia di Oldrado Lampugnano. Aggiunge don Clemente: «visse poi con habito e nome mutati sotto varij capitani, & hebbe officij militari». Ovvero visse vestita da uomo e fece carriera come ufficiale. Poi, nel 1452, quando era al servizio di Conrado o Corrado, fratello del duca di Milano Francesco Sforza, giunse in soccorso di Castelleone, assediata dai veneziani «onde si diportò cõ il solito valore, e si levò l’assedio, ma fu ferita a morte». Portata dentro le mura di Castelleone e riconosciuta «con gran stupore», morì poco dopo, dicendo: «honorata io vissi, honorata io moro».
Secondo don Clemente fu sepolta nella sua parrocchia il 20 agosto 1452.
La storia ha avuto grande risonanza, in tempi recenti, all’estero: Onorata è stata subito battezzata “la Giovanna d’Arco di Castelleone”. E via via, soprattutto con il tam tam di internet, si è arricchita di dettagli. Falsi. Nelle biografie puntualissime, che circolano oggi in Rete, appaiono balie complici, lettere, putti affrescati, cortigiani troppo intraprendenti, scambi di battute e compassi conficcati in gola.
Così molti studiosi, a cominciare da quelli del museo di Brooklyn, definiscono la sua una “semi-leggenda”, nel senso che non è facile far giustizia degli orpelli posticci. L’unica immagine che conserviamo della Rodiani è ottocentesca: in essa sembra davvero una Giovanna d’Arco oversize. La stampa è di pura fantasia, anche perché, se Onorata fosse stata quel donnone alla Bradamante, i suoi compagni d’arme si sarebbero accorti ben prima che si trattava di una donna.
Nonostante questo alcuni dati paiono attendibili. Così come sembra ragionevole la convinzione che Fiammeni non si sia inventato Honorata.
Come data di nascita di Onorata viene indicato il 1403. Benché donna, era stata incaricata di affrescare il palazzo di Cabrino Fondulo, marchese di Castelleone, diventato signore di Cremona dal 1404 al 1419 (dopo aver sterminato i maschi della famiglia Cavalvabò), conte di Soncino e vicario imperiale, oltre che feroce e coraggioso capitano di ventura. L’incarico dell’affresco è insolito: le pittrici rinascimentali dipingevano in genere al cavalletto. Non a caso la leggenda dice che la furia sessuale del cortigiano fosse stata suscitata dalle gonne e dalle maniche arrolati per lavorare sui ponteggi. Basta osservare l’autoritratto di Artemisia Gentileschi come Allegoria della pittura (1638-1639) per pensare che la furia della creazione rendeva in effetti accaldate. È probabile che Onorata fosse figlia o nipote del pittore Mario Rodiani, incaricato, pare, di affrescare il palazzo di Cabrino. La semi-leggenda vuole la ragazza orfana dei genitori e affidata a uno zio. Non abbiamo riscontri, se non la notizia che sarebbe poi fuggita con gli abiti di un fratello di latte. Dice sempre la semi-leggenda che la diciannovenne e immancabilmente bella Onorata era entrata nel palazzo come dama di compagnia della moglie del feudatario, Pominia. E che avesse chiesto di affrescare le stanze della sua signora perché si annoiava. Il giovane molestatore la colse sola. L’assaltò, lei si difese. Benché Fiammeni parli di coltello, la leggenda racconta di un compasso conficcato in gola. Poi la fuga.
Arrivata a casa della vecchia balia, Onorata decise di vestirsi da uomo e, dopo aver lasciato una lettera di confessione per la marchesa, partì a cavallo, facendo perdere le sue tracce. Sappiamo dell’ira di Cabrino, del suo perdono. Del fatto che Onorata non lo seppe. Destino volle che solo due anni dopo il marchese fu catturato con l’inganno a Cremona da Oldrado Lampugnani, ministro e uomo di fiducia di Filippo Maria Visconti, condannato a morte seduta stante e decapitato sulla piazza dei Mercanti. Nell’esercito di Lampugnani militava, sotto falso nome e false vesti, anche Onorata. Pare che, con gli anni, la fanciulla avesse conquistato il grado di capitano. Poi, nell’agosto del 1452 o del 1453, la battaglia per liberare Castelleone dall’assedio dei veneziani. Dice la semi-leggenda, che proprio sotto il Torrazzo, che stava per cadere in mano veneta, Onorata fu colpita da una sciabolata. Quando la trassero fuori dalla mischia e le tolsero l’armatura, i compagni, che pure la conoscevano da molti anni e con lei avevano condiviso battaglie e bivacchi, scoprirono che era donna. La battaglia avvenne tra il 16 e il 17 agosto: il funerale è stato subito dopo. L’anno invece non è così certo: potrebbe essere il 1452, quello cioè della presa del potere, a Milano, di Francesco Sforza, contro cui si schierarono quasi tutte le potenze dell’epoca. O il successivo, il 1453, che vide nuovi e sempre simili scontri, con continui e confusi cambiamenti di fronte. La Pace di Lodi, che pose fine all’interminabile e altalenante conflitto tra Milano e Venezia, è del 1454.
Della pittrice Rodiani non resta nulla, o quasi, benché le siano state attribuite diverse tavole e a lei sono assegnati anche gli affreschi in casa di don Lodovico Mondini, un sacerdote di Castelleone che scrisse di lei nel 1880 e che viveva in via Beato Realino 13. Nell’odierno palazzo Galeotti-Vertua sono stati riconosciuti i resti della dimora di Fondulo e, durante un restauro, è affiorato un affresco della Vergine con il Bambino e, ai lati, San Sebastiano e San Cristoforo, che forse le si possono attribuire. A lei è stata anche assegnata una santa Caterina, un olio su tela, che è ancora nella chiesa parrocchiale. In compenso il mito di Onorata ha ispirato alcuni letterati: di lei, per esempio, si parla nel dramma I pattriotti di una terra Lombarda, di Romualdo Cappi (Venezia 1873).
Valeria Palumbo