Sono una povera lampada ch’ arde

Sono una povera lampada ch’ arde

Bellissimo il messaggio offertoci da Don Francesco Sicari (giudice istruttoria diocesana beatificazione Padre Francesco Mottola )

12° concorso finestre balconi vicoli fioriti “Anna Maria Piccioni” Città di Tropea

27 giuno 2019

 

Riflessione: Io sono una povera lampada che arde

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«Io sono una povera lampada ch’arde.

L’olio d’oro fu raccolto quasi a goccia a goccia,

con lunga pazienza e con amore grande:

l’olio d’oro che ricorda

la pressura dolorosa del frantoio

e l’umiltà

della raccolta su la terra nera.

Fu posto in un vaso di coccio

e fu accesa

una lampada ch’arde

alimentandosi della sua morte.

E’ il segreto di tutta la vita:

una fiamma

che cerca spasimando i cieli 

e si alimenta di morte.

Arde ancora la fiamma e,

finché il povero vaso di coccio

non andrà in frantumi,

arderà – cercando i cieli».

 

Queste parole autobiografiche raccontano in maniera semplice ma profonda la vicenda umana e spirituale di un uomo, di un sacerdote che è senza dubbio uno dei fiori più belli di questo stupendo giardino che è la nostra città di Tropea.

Le parole del nostro Sindaco, Avv. Nino Macrì,  all’inizio di questo anno 2019, nella messa di apertura dell’anno giubilare mottoliano ne sono una conferma: Tropea, nonostante le sue sofferenze, continua a brillare e non solo per la bellezza naturale e storica. Ad illuminarla é, comunque, la grandezza del suo popolo e l’eccellenza di alcuni suoi figli straordinari come il Venerabile Don Francesco Mottola la cui missione, incarnata nella Casa Della Carità, con accanto Irma Scrugli e tutti gli Oblati e le Oblate del Sacro Cuore, rimane attualissima ancor oggi, un’oasi di vitalitá dirompente a cui tendere per affrancarsi dalle miserie della fragilità umana e del nostro tempo. 

Sono grato a tutti voi, a nome della famiglia oblata e del postulatore della Causa di beatificazione don Enzo Gabrieli, per aver voluto dedicare al Venerabile Servo di Dio don Francesco Mottola, questa dodicesima edizione del concorso, finestre, balconi, vicoli, fioriti “ Anna Maria Piccioni” Città di Tropea.

 

E’ un anno straordinario quello che stiamo vivendo, un anno commemorativo di un fatto avvenuto 50 anni fa… era il 29 giugno del 1969 quando don Mottola ripetendo una frase breve ma che diventava la sintesi di tutta una vita crucisignata e vissuta come dono e offerta al Signore e ai fratelli: “Eccomi, eccomi tutto” raggiungeva quel Cielo, che è stato il segreto del suo essere e il motivo del suo esistere, del suo essere un povero viandante che va e va, cercatore e pellegrino dell’Infinito. “Vorrei che la mia vita fosse un volo, un volo senza riposo, un volo perenne verso Dio che è l’infinito e perciò solo riposo…

Don Francesco Mottola è l’ aquila che ha raggiunto il sole perché la luce e il calore di questo sole che è l’amore di Dio, riscaldasse i tanti tuguri umani e materiali del suo tempo umidi e bui.

In questa prima parte dell’anno giubilare, tantissimi sono stati e continuano ad essere i pellegrini, uomini e donne di ogni ceto sociale e di ogni età che sono venuti e vengono a visitare i luoghi dove è vissuto questo umile prete e vi posso assicurare che nessuno torna a casa a mani vuote, anzi semmai molti sono rattristati per non aver potuto conoscere prima questa figura sacerdotale il cui insegnamento e la testimonianza di vita sono un dono e una ricchezza per questa nostra terra di Calabria.

Penso senza ombra di dubbio che l’anno mottoliano e l’attesa prossima sua beatificazione siano due occasioni perché tutti, a cominciare da noi tropeani, possiamo avvicinarci a questa sorgente, a questa povera lampada per lasciarci avvolgere da questa luce, da questo testimone di vita e di amore vero. 

Non lasciamoci sfuggire questa possibilità che ci viene data e soprattutto non guardiamo solo a ciò che da questi eventi potrebbe venire a beneficio per la città e il territorio in termini di sviluppo turistico – commerciale. Don Mottola non è né vuole essere un prodotto da vendere, ma un dono da accogliere, uno scrigno di tesoro da conoscere, icona del tropeano autentico che ha amato e servito questa città, la sua chiesa, la sua gente diventando un faro che orienti il cammino di questo popolo. Tropea non è solo la città del mare, di Galluppi, dei prodotti tipici, del divertimento, ma è la città dove Dio ha scritto una storia di santità e di amore nellavita e attraverso la vicenda di questo sacerdote…

L’evento della prossima beatificazione, aspettando a breve il pronunciamento ufficiale di Papa Francesco, sarà sicuramente un momento di speciale grazia in questo senso e per questo sono convinto che coinvolgerà tutte le forze belle e positive della nostra città e del nostro territorio provinciale e calabrese.

 

Ma quanta luce ha emanato questa povera lampada? Quanto amore ha dispensato? Cosa possiamo attingere se anche noi ci avviciniamo a questa sorgente?

 

 Il calore di una presenza che emana Vita: chiunque si avvicinava a don Mottola ne rimaneva positivamente contagiato… I suoi occhi esprimevano una grande esperienza di Dio da coinvolgere tutta la sua persona, con la sua spiritualità e corporeità, con la sua affettività e sensibilità…

Una delle persone che lo ha incontrato annota: mi accolse con quel sorriso intenso e bonario che esprimeva tenerezza, paternità, capacità di ascolto e fiducia. Gli esposi con confidenza il mio problema e lui cercò di rispondermi: non compresi molto del suo balbettio informe, ma rimasi ugualmente pacificata dal suo atteggiamento incoraggiante e dal suo sguardo rassicurante. I suoi occhi luminosi e raggianti mi dissero molto di più delle parole che non poteva esprimere… mi alzai felice, portando con me il calore di quell’esperienza e la certezza che la serenità di quell’uomo di Dio era per me la più consolante risposta ad ogni mio problema.

 

 Amore per la realtà ( storia, la sua terra ecc..): basta sfogliare le pagine del suo diario per cogliere l’intensità di un cuore che ama.. per scorgere lo sguardo intenso di poeta che abbraccia il mondo, la natura, i piccoli, i poveri, i sofferenti, scorgendo ovunque la bellezza e la potenza del Creatore o il volto sofferente e sfigurato del Cristo suo Figlio, che continua la sua storia di incarnazione, passione e redenzione. Innamorato di tutto ciò che lo circondava, don Mottola ci chiede di fare lo stesso, di incarnarci dentro questa storia, questo frammento di eternità che ci è dato da vivere, per essere nel mondo segno di speranza, testimoni di carità, punto di riferimento per l’uomo di oggi, bisognoso di tutto, ma soprattutto di Amore, perché mendicante di Dio.

 

 La vita come dono totale fino alla fine: l’immagine della lampada ci ricorda la lampada che arde dinanzi al tabernacolo segno della presenza di Gesù in ogni chiesa. Quella lampada alimentata ad olio non si spegne mai. Così è stata la vita di don Mottola. Mai spenta fino alla morte perché “ se l’olio accennasse a mancare, noi offriremmo in alimento di quella fiamma il nostro sangue, perché quella fiamma che veglia è l’ideale divino che si attua e splende nella carità”. Come una lampada eucaristica è andato illuminandosi e consumandosi negli anni, vivendo la sua parabola umana vicino all’altare di Cristo, senza lasciarsi scalfire dalla malattia che per ben 27 anni segnò il suo corpo. Già agonizzante il 27 giugno 1969, alle cinque del mattino, quando chiese di celebrare arrivato alla comunione, sorridente, quasi soddisfatto, guardò i presenti come per dire: Ce l’ho fatta!. L’eccomi del 29 giugno suggella una vita intesa e vissuta come dono totale a Dio e agli altri. 

 

L’On. Giorgio la Pira, il Sindaco Santo di Firenze legato da vincoli di amicizia e stima verso don Mottola in una commossa lettera affermava: Don Mottola era davvero, senza retorica, fonte mediatrice di acqua viva zampillante sino alla vita eterna: era uomo di preghiera profonda: tempio di Dio, purezza senza ombra, sofferenza crocifissa! Seppi della sua morte ad Assisi il 15 agosto: mi dissero: è morto un santo: don Mottola! Un’anima certosina, nel mondo: sacerdotale, autentica; piena di carità, piena di luce, piena di speranza!

 

La vita di Don Mottola, a 50 anni dalla sua morte, è un libro aperto per tutta la chiesa universale ma soprattutto per noi tropeanie la gente di Calabria. Quest’uomo ha parlato poco, soprattutto dopo che la sua voce si è spenta a causa della malattia. Ma ha parlato forte la sua vita, la sua donazione, il suo portare la croce insieme a Cristo.

 

Le tre dimensioni che abbiamo evidenziato: essere una presenza che emana vita, amare la realtà in cui viviamo e vivere la vita come dono totale sono l’eredità che ci lascia, ma sono anche il segreto e la  sorgente di una luce nuova per il riscatto e la rinascita della nostra amata Tropea se vuole essere un balcone fiorito sul mare.

 

Don Francesco Sicari

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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