Vito Teti racconta

Vito Teti racconta

Caterineja Xuri de luminu

Ti manda salutandu don Luigi

Non vogghiu lu forgiaru cà mi tinge

Cà vogghiu a chiju chi pitta li porte

Pitta li porte e pitta lu visu

Pitta li mei porte de lu Paradisu.

Mia madre si chiama Caterina. Quando nacque mia figlia, naturalmente, Caterina come lei e per lei (perché angustiarmi per cercare un nome strano e alla moda, magari brutto, visto che ne avevo uno bello in famiglia), il suo albero di canti e di filastrocche si allargò e si alzò ancora. Ascoltai da mamma tanti canzoncine in cui compariva il nome Caterina. Un giorno mia madre fermò i suoi racconti, si alzò dalla poltrona su cui sedeva, e, a fatica, raggiunse un armadio. Prese per la mia Caterina delle lenzuola e degli asciugamani, mi pare anche una coperta, di ginestra da lei e da sua madre, nonna Felicia, lavorate al telaio di casa. Nella casa della Cutura, quella in cui abitavamo quando mio padre era a Toronto, ancora ai tempi della mia infanzia, nonna e mamma allevavano il baco da seta e tessevano i colori e le figure del mondo al telaio il lino, la lana, la ginestra. Il mio paese era un paese di gelsi, bachi, telai, donne che tessevano e pregavano. Due sorelle di nonna, le zie casiste, di giorno lavoravano e andavano in chiesa e la notte si alzavano per andare a pregare, col caldo e col freddo, nell’orto vicino sotto la pianta di arancio. I telai, nell’epoca in cui avanzava il mito della modernità e non si badava più al valore degli oggetti antichi, vennero distrutti o adoperati per fare legna. In questo mondo che cambia e non ama ricordare, restano le coperte e le lenzuola antiche, il frutto della fatica, della pazienza, dell’arte delle nostre donne, restano le memorie e i canti di mia madre, che ho avuto la fortuna di ascoltare e registrare, ma anche di capire dall’interno la profonda pietas e il senso religioso che trasmettevano, e che oggi regalo a tutti voi.

Vito Teti

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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