Archivio annuale 23rd Febbraio 2022

Per la Giornata Internazionale della Donna torna il Quaderno dell’8 Marzo

Un 8 Marzo speciale con  “CATERINA” terzo Quaderno dell’ 8 Marzo dell’Associazione sos KORAI Onlus in partenariato con la Distilleria Caffo 

I Quaderni dell’8 Marzo sono una delle iniziative promosse, per la Giornata Internazionale Della Donna, da sos KORAI Onlus, Associazione di Volontariato, presieduta da Beatrice Lento, nata per contrastare la subcultura maschilista attraverso i processi educativi. 

Partner del progetto la Distilleria Caffo, che molto più di uno sponsor, é il perfetto compagno di viaggio che condivide appieno gli obiettivi di promozione della donna e di benessere civile e morale del nostro territorio.

Scopo del Quaderno  é quello di divulgare la conoscenza di figure di donne che si sono espresse nella città di Tropea, nel suo comprensorio e in tutta la Calabria, con qualche possibile eccezione riservata a figure femminili di particolare fascino. 

Quest’anno il tema entro cui collocare le storie è “Donne che intrecciano fili”, creature femminili che, per scelta più o meno consapevole, o perché sospinte da accadimenti più grandi di loro, si sono dovute mettere in gioco, senza timore di aggiungere alle normali difficoltà dell’esistenza quelle derivanti dal contrapporsi alle convenzioni sociali e alla sfiducia verso le loro capacità, riuscendo a tessere straordinarie trame fatte di pragmatismo, accoglienza, ascolto, dialogo e cura.  

Il terzo Quaderno dell’8 Marzo rimarrà per sempre straordinario per le vicende eccezionali che l’umanità intera ha dovuto vivere a causa della pandemia da covid 19 che ha travolto tutti, sconvolgendo ritmi e abitudini di vita col timore di una malattia che per mesi non ha avuto il contrasto di medicinali veramente efficaci. 

Per due anni,  il Quaderno, datato 2020, é rimasto nel cassetto attendendo tempi migliori. Oggi che, sia pure con cautela, riprendiamo a incontraci è giunta l’ora di presentarlo e farne dono a tanti. Ecco perché l’evento che lo vedrà protagonista al Santa Chiara di Tropea sarà la più bella giornata dell’8 Marzo che si possa immaginare.

A celebrare  la ricorrenza, che ha il  Patrocinio del Comune di Tropea, oltre agli organizzatori e alle autorità le musiciste Lucia Quattrocchi e Caterina Timpano, l’attrice Noemi Di Costa con LaboArt, e l’antropologo Vito Teti nelle vesti di Ospite d’Onore.

Le 28, magnifiche Donne, che popolano il terzo Quaderno, edito da Romano Editore, dal nome “Caterina”, straordinaria Madre a cui la pubblicazione é dedicata, hanno mille sfaccettature abilmente composte in unità dalla loro tenacia e dalla loro voglia di essere comunque protagoniste, quasi sempre  senza clamori  e con la forza dirompente della resilienza che le vede vincitrici nonostante i pregiudizi che le vorrebbero tenere ai margini. 

Esprimo riconoscenza a tutte, e attraverso loro, a cui idealmente mi rivolgo, perché nella maggior parte dei casi non ci sono più, ringrazio i parenti e gli amici che mi hanno donato le loro emozionanti storie.

Grazie a Marianne, Caterina Iozzo, Isabella Figliano, Rosa Simonelli, Orsolina Mamone, Paola Caterina Misefari, Giuseppina Pugliese, Luisa, Nuzza, Franca, Petrizia, Maria, Gina Capua , Sahar, Giovanna Fratantonio, Itala Clotilde Del Vecchio, Giovanna Spanto, Anna Costanza Baldry, Tiziana Lombardo, Maria Teresa Grimaldi, Anna Maria Piccioni, Ciccina e Franca Purificato, Rosaria, Anna Cuturello, Costanza, Maria Giovanna Di Bella, Cecilia Faragò.

Un grazie affettuoso a Tanina Muscia per i suoi quattro splendidi ritratti, a Rosetta Bova, Antonio Libertino, Pasquale e Lucia Lorenzo che, con le loro illustrazioni, hanno dato intensità alla scrittura e a Monica e  Marta La Torre che hanno permesso di aggiungere alle immagini anche due acquarelli  della loro meravigliosa mamma, Anna  Maria Piccioni, pure Lei cittadina del meraviglioso  mondo del Quaderno.

Un grazie altrettanto emozionato alla Madrina della pubblicazione, Delfina Barbieri Caffo che, assieme a noi di sos KORAI, vuole impegnarsi per garantire all’essere femminile un futuro migliore, alla Socia d’Onore, Luigia Lupidi Panarello, per avere poeticamente espresso in apertura “la consegna della tessitura” che le donne ricevono dall’origine e ad Anna Maria Miceli, insostituibile consigliera, che, assieme a me, é curatrice artistica dell’opera che sará ufficialmente presentata l’8 Marzo prossimo.

La differenza donna che diventa ricchezza rimane l’obiettivo primario della nostra Associazione, il suo perseguimento  continua attraverso le varie attività associative che esprimono il nostro essere sempre e comunque con le donne per la libertà e i diritti.

Anche se sembrerebbe superfluo parlare ancora di Parità di Genere, in realtà non lo é per niente, proprio quando pensiamo di aver raggiunto la meta gli eventi ci chiedono di non distrarci e di continuare a protestare e a lottare e noi rispondiamo protestando e lottando.  

Tropea 23 Febbraio 2022

La Presidente di sos KORAI 

Curatrice del Quaderno dell’8 Marzo 

Dottoressa Beatrice Lento

CATERINA: il terzo Quaderno dell’8 Marzo di sos KORAI

DISTILLANDO ESSENZE DI UMANITÀ

Dopo due anni di pausa forzata ritorna il Quaderno dell’8 Marzo dell’Associazione sos KORAI in partenariato con la Distilleria Caffo Nuccio Caffo… che gioia!

“ Le tessitrici che popolano il Quaderno sono diversissime tra di loro ma un filo le unisce: il privilegio, tutto femminile, di poter custodire in grembo la vita che le rende protagoniste
nonostante le avversità che vorrebbero soffocarle, relegarle, zittirle, marginalizzarle. La loro saggezza incide le pagine rilasciando energia che rinfranca, incoraggia e sostiene. Non é un caso che il Quaderno si presenti l’8 Marzo, il mese della primavera che vede la natura restituire vitalità alle piante e agli animali. i primi segni del ritorno della luce si intrecciano all’incanto magico della donna…”

Gigliola Curiel

Gigliola Curiel nasce e cresce a Trieste, in una famiglia di origini ebraica. Negli anni Trenta si trasferisce, insieme alla famiglia, a Milano dove conosce Carlo Bettinelli, rampollo di un’antica famiglia milanese che commercia nel ramo delle pelli. Si sposano nel 1938. Carlo muore giovane lasciando sola la moglie negli anni duri del fascismo e della guerra; nonostante tutto Gigliola riesce, grazie al suo carattere coraggioso, se non spregiudicato, a salvare la propria vita e quella della figlia che porta in grembo e a sfuggire alle persecuzioni antiebraiche.

Al termine della guerra Gigliola è costretta a rimboccarsi le maniche e decide di cimentarsi con la sartoria, attività che apprezzava fin da piccola quando a Trieste seguiva con passione l’attività della zia Ortensia che vestiva, nel suo atelier in centro, l’élite della società mitteleuropea di inizio secolo. Gigliola, decisa a mantenere alto il prestigio del cognome Curiel “quando può metter mano su vere stoffe, tagliarle e cucirle, apre una sartoria in via Durini a Milano, dove resterà fino al ’50. Comincia con dieci lavoranti, un tagliatore, una premier, ha clienti occasionali che non sono ancora le vere milanesi, perché queste non si sono ancora accorte di lei”1.

Negli anni a seguire l’atelier di Gigliola Curiel diventa una tappa fissa per le signore della Milano bene, che trovano nel negozio di via Borgogna (lì si era trasferita la sartoria negli anni Cinquanta) sia abiti d’alta moda per brillare nelle serate di gala, sia abiti da giorno raffinati per essere eleganti in ogni momento della vita quotidiana; tra le clienti più affezionate ricordiamo: la contessa Anna Cicogna, la contessa Mina Borromeo Pesenti Pigna, Ute Von Aichbichler, (in arte Ute De Vargas cantante lirica), Enrica Pessina Invernizzi, la contessa Maria Teresa Crespi, e poi Elisa Riva, Antonia Levi Broglio, la contessa Vassallo, Giuliana Brenner. Le avventrici sono tutte attratte “dall’inconfondibile linea curriellana”2 che valorizza il corpo femminile, inoltre indossare “un abito firmato Curiel è un traguardo che tante donne sognano quale indice di classe e di eleganza inconfondibili”3.

La poliedricità delle creazioni Curiel richiama anche l’attenzione dei buyers dei grandi magazzini, tra cui quelli di Bergdorf Goodman, istituzione nel mondo della moda newyorchese. A partire dal ’53 Gigliola, prima couturier italiana a sfondare oltreoceano, firma un contratto con l’azienda americana per la produzione stagionale di una linea in esclusiva. Dice la stilista di questa esperienza:

“Conoscono il mio gusto che coincide perfettamente con quello delle loro ricche clienti di Bergdorf Goodman, perché sono vestiti che si vendono cari in America […]. I nostri abiti hanno il vantaggio di essere eleganti e ricercati nei tessuti e nella lavorazione, ma nello stesso tempo sono abiti facili, femminili, piacevoli da indossare”.4

A partire dagli anni Cinquanta la moda vive un periodo di rivoluzione artistica capitanata dai giovani stilisti. Gigliola osserva con attenzione le nuove tendenze e decide con coraggio di ignorarle, forte del suo ideale classico di bellezza ed eleganza, basato sulle linee e le proporzioni; tutto ciò viene riconosciuto dalle giornaliste di moda, che lo descrivono in maniera esauriente:

“Le sorprese non mancano mai. Ci sentiamo ormai un po’ malconce, dopo l’incontro con le ragazze aggressive uscite dalle sartorie, tutte in quella consumata divisa op, diventata un’ossessione, non più una novità, quando abbiamo avuto, che strano, un incontro con la vecchia moda di sempre, quella che ormai si dice buona solo per i crisantemi. Eppure che gioia guardare un vestito con gli occhi di prima, è come ritrovare la mamma dopo un avvenimento malvagio. Questa dolcissima sensazione l’abbiamo provata al dèfilè di Gigliola Curiel che a quanto pare, anche se non lo dice apertamente lo esprime solo con i fatti, ha eretto una muraglia cinese contro la scalmanata tribù di giovanissime donne a buchi e dalle ginocchia all’aria, che non intendono retrocedere davanti a quello che loro chiamano progresso. Eppure Gigliola Curiel con un self control quasi da inglese, ha mantenuto le distanze tra le due generazioni e ha imposto una splendida lunghissima collezione di abiti per donne ricche, affascinanti, non giovanissime […]. Le adulte, chiamiamole così, si vestiranno dunque dalla Curiel, e sceglieranno a piene mani fra i suoi duecentocinquanta modelli, una valanga di vestiti per tutte le ore, moderni anche se tradizionali, con quel tanto di nuovo nel colore, nell’impiego dei tessuti”.5

Purtroppo la malattia nel 1970 si porta via la “scultrice della moda”6, come l’ha definita il «New York Times». Il secondo marito di Gigliola decide di vendere il marchio Curiel. La parabola della casa di moda, però non è destinata a volgere al termine: l’intraprendente figlia Raffaella nello stesso anno, ovvero il 1970 riacquista il marchio e lo iscrive definitivamente nella storia della moda italiana.

Ala Gartner

Ala Gartner venne imprigionata ad Auschwitz, dove fece parte del movimento di resistenza del campo e dove venne impiccata per la parte avuta nel procurare la polvere da sparo con cui fu distrutto il Crematorio 4. Bedzin, Polonia, anni ’30.

Auguri Roberta!

«Lavorerò e farò del mio meglio, come presidente del Parlamento, per raccogliere l’eredità di David Sassoli, che è stato un combattente per l’Europa e per questo Parlamento». Sono le prime parole di Roberta Metsola, la candidata del Ppe che è stata eletta presidente dell’Aula di Strasburgo, prima donna a vent’anni di distanza da Nicole Fontaine: «Ventidue anni fa Nicole Fontaine è stata eletta 20 anni dopo Simone Veil. Non passeranno altri due decenni prima che la prossima donna sia qui», ha detto Metsola che oggi compie 43 anni e che per questo è il più giovane presidente nella storia dell’istituzione. Era la favorita grazie all’accordo della vigilia tra popolari, socialisti e liberali. Ma ha ottenuto anche i voti della Lega e dei conservatori dell’Ecr. Ha ottenuto 458 voti, quando ne bastavano 309. I votanti sono stati 690: schede bianche o nulle 74; voti espressi 616. La candidata dei Verdi Alice Kuhke ha ottenuto 101 preferenze, la candidata Sira Rego (La Sinistra), 57 .

Generazione Erasmus, proviene da un piccolo Paese come Malta, è sposata con un finlandese, ha 4 figli ed è stata candidata dal Ppe per dare nuovo slancio al gruppo, dopo la sconfitta della Cdu tedesca alle elezioni in Germania. Europeista convinta, a chi le chiedeva del sostegno ricevuto dalla Lega e dai conservatori, ha replicato che il voto è stato segreto e chi l’ha sostenuta ha scelto una persona che si impegnerà per la difesa dei valori e del progetto europeo. «Ma tutti coloro che vogliono distruggere il progetto europeo troveranno me e questo Parlamento» a sbarrargli la strada, ha spiegato.

Dal Corriere della sera

Elena Lucrezia Cornarono Piscopia

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è conosciuta come la prima donna laureata al mondo, avendo ottenuto la laurea in filosofia all’Università di Padova nel 1678.

Figlia naturale del nobile Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco, e della popolana Zanetta Boni, nacque a venezia nel 1646, quinta di sette figli. Venne iscritta all’albo d’oro dei nobili a 18 anni, quando il padre sborsò 100.000 ducati per elevare a patrizi lei e i suoi fratelli. Si appassionò presto agli studi, in cui venne seguita dal padre, deciso a servirsi delle doti di Elena per riscattare il lustro della famiglia Cornaro; a questo scopo la affidò al teologo Giovanni Battista Fabris, al latinista Giovanni Valier, al grecista Alvise Gradenigo, al professore di teologia Felice Rotondi e al rabbino Shemel Aboaf, da cui Elena apprese l’ebraico. Studiò anche lo spagnolo, il francese, l’arabo, l’aramaico, e arrivò a possedere una profonda cultura musicale. Approfondì inoltre eloquenza, dialettica e filosofia, prendendo per ques’ultima lezioni da Carlo Rinaldini, professore all’università di Padova e amico del padre.

Accanto alla passione per lo studio, Elena coltivava un’autentica vocazione religiosa, che la spinse a diventare, diciannovenne, oblata benedettina. Questa scelta scontentò i genitori, intenzionati a farla sposare, ma evitò loro la delusione di una reclusione monastica e permise alla giovane di vivere seguendo la regola benedettina. Nel 1677 fece domanda per addottorarsi in teologia, ma il cancelliere dello Studio padovano, il cardinale Gregorio Barbarigo, oppose un fermo rifiuto alla sua richiesta. Grazie alla mediazione di Rinaldini, Elena Lucrezia potè infine laurearsi il 25 giugno 1678 in filosofia, e non dunque in teologia, come inizialmente desiderato.

Elena, che aveva condotto i suoi studi interamente a Venezia, si trasferì a Padova solo dopo la laurea, andando ad abitare a Palazzo Cornaro, vicino al Santo. La sua costituzione, già debole, era stata messa alla prova dallo studio e dalle macerazioni ascetiche; si ammalava di frequente e anche per lunghi periodi, fino a morire nel luglio del 1684. Venne sepolta nella chiesa di Santa Giustina a Padova.

Fu a lungo considerata, da parte dei familiari, un fenomeno da esibire, donna erudita in grado di sciorinare dissertazioni filosofiche e dialogare in latino. Solitudine circondata da stupore, la sua, fatta di doti intellettuali eccezionali in un corpo di donna. Ma per la Piscopia non furono strumento d’affermazione della dignità femminile, nè del diritto a competere con gli uomini in campo intellettuale. La sua laurea non fu che uno spiraglio immediatamente richiuso, tanto che solo nel 1732 in Italia si laureò un’altra donna, Laura Bassi.

Nel 1773 Caterina Dolfin donò all’Ateneo padovano la statua raffigurante Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, che ora è posta ai piedi dello scalone Cornaro, nel Cortile Antico di Palazzo Bo. Omaggio alla prima donna laureata al mondo, ma oggi anche simbolo di emancipazione femminile.