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GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

sos KORAI ODV  promuove la celebrazione tropeana della Giornata Internazionale della Donna con “OLGA”,  il quinto Quaderno dell’8 Marzo dedicato alla Dottoressa Naso. 

Siamo felici, come Organizzazione Di Volontariato per i diritti della Donna, di essere noi di sos KORAI ODV a dar vita alla celebrazione tropeana della ricorrenza e ancor più lieti di farlo con un omaggio concreto alla femminilità e alla nostra terra. Il Quaderno dell’8 Marzo, la nostra pubblicazione che ogni anno raccoglie storie di donne calabresi, è proprio questo. Oltre ad uno strumento di lotta per la parità é un atto di gratitudine verso le tante donne che, con la loro forza e il loro fascino, hanno contribuito a dar vita all’identità della nostra terra. Le centodieci donne che popolano i cinque Quaderni finora pubblicati ci parlano di coraggio e determinazione, di ingegno e resilienza, di voglia di vivere e di entusiasmo e tratteggiano una creatura femminile molto diversa dagli stereotipi sulla Calabria e e le Calabresi. Siamo stufe di luoghi comuni e la nostra identità autentica é così forte da superare i  pregiudizi, retrivi a tal punto da risultare ridicoli. All’appuntamento di quest’anno sono arrivate creature femminili di tutte le età, con storie diverse e affascinanti, sono giunte anche tante immagini, disegni dai colori vivaci perché sono ancora in troppi a vederci in bianco e nero. 

Ad emergere é una donna dalle tante sfaccettature tenute insieme dalla tenacia: una donna  che non rinuncia ad essere protagonista del proprio tempo nonostante le disparità  che vorrebbero condannarla a non decidere. 

Il Quaderno 2024 si chiama OLGA ed é dedicato  alla Dottoressa Naso, una gigante di scienza e umanità che é stata accanto a tante per impedire che la malattia ne mortificasse la dignità. 

Vogliamo ringraziarle tutte le sedici donne del Quaderno “OLGA”, per averci consentito di narrarle vincendo il pudore del personale, assieme  alla socia Loredana Rivoltella che, con i suoi disegni, ha saputo interpretare, con intensità e leggerezza, il senso dell’opera. Un grazie anche alla direttrice artistica Anna Maria Miceli che ci dispensa raffinatezza, al Comune di Tropea che ci accorda il Patrocinio e al Sindaco Giovanni Macrì che, nonostante i gravosi impegni, ci é a fianco nelle celebrazioni, all’attrice Noemi Di Costa e al pianista Emilio Aversano per il dono della loro arte, al presidente della Consulta Francesco Rotolo per il valore del mondo associativo che rappresenta, all’Editore Mario Romano che, come noi, considera il Quaderno una sua creatura e al conduttore Pasqualino Pandullo che ci guiderà e condividerà perché coinvolto non solo come giornalista ma anche come coautore. Un grazie superlativo al Gruppo Caffo per il prezioso dono della pubblicazione del Quaderno e alla sua Madrina, Delfina Barbieri Caffo, che ci incoraggia, consiglia e sostiene con la sua forza di educatrice. Grazie, infine, a tutta la comunità tropeana che, negli anni, ha imparato ad amare il Quaderno e partecipa con convinzione alla celebrazione. Un evento che esula dalle logiche consumistiche e commerciali e vuol essere la memoria, la riflessione e la presa di coscienza di quanto é stato fatto e di quanto c’é ancora da fare per i diritti e la libertà delle donne, per difenderli e per conquistarne di nuovi, qui e nel mondo.

La Presidente

Dott.ssa Beatrice Lento

La Società Calcistica Dilettantistica di Tropea lancia lo slogan ” Non dimostri di essere maschio molestando le donne “

La Società Calcistica Dilettantistica di Tropea scende in campo con lo slogan “Non dimostri di essere maschio molestando le donne“

Se é vero che la civiltà si conquista con l’educazione, la scelta di scrivere sulle magliette dei giovanissimi calciatori il motto, usato da sos KORAI ODV per la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne 2024, “Non dimostri di essere maschio molestando le donne”, é un atto formativo vincente, un goal, per usare il linguaggio calcistico, nella difficile partita per la conquista della Parità di Genere e la sconfitta della subcultura maschilista.  

A portarla sul petto più di cento ragazzi di cui quattro di genere femminile: sono gli atleti guidati dal responsabile tecnico Angelo Stumpo, allenati da Andrea e Nicola Stumpo, con giudice Eddy Remigio e Presidente una donna, Maria Rocco.

I ragazzi  hanno un’età compresa tra i sei e i dieci anni e sono suddivisi in tre categorie che dai Piccoli Amici passa ai Primi Calci e approda ai Pulcini. 

Far portare sul petto una frase così carica di implicazioni è una scelta di campo forte che vuole acclarare, in un ambiente molto maschile e maschilista, la lotta contro i pregiudizi e gli stereotipi di genere e di ruolo che vedono lo sport, calcio compreso, come un ambito di appannaggio esclusivamente maschile anche se in tempi recenti si sono realizzati diversi approcci di inclusione con la nomina di donne per incarichi e funzioni di rilievo e l’apprezzamento degli sport femminili a livello globale.

La violenza contro le donne, che non si esprime solo con le forme estreme del femminicidio e dello stupro, si combatte soprattutto a livello culturale ed è importante iniziare la lotta in maniera tempestiva considerata l’importanza strategica dell’infanzia ai fini della formazione della personalità. Per questo la collaborazione della S.C.D. di Tropea con l’Organizzazione Di Volontariato sos KORAI, nata a Tropea nel 2017, si presenta carica di risvolti positivi. 

Le offese rivolte alle donne attraverso le varie tipologie di molestie sono il retaggio di una cultura patriarcale non ancora scomparsa che le considera alla stregua di un giocattolo, di un oggetto di piacere da usare a proprio arbitrio senza alcun riguardo per la loro sensibilità e dignità. 

Non è galanteria chiamare la donna “bambola” né tantomeno rivolgerle parole e gesti volgari o metterle le mani addosso né sono ammissibili la limitazione della sua libertà personale per timore di molestie maschili di vario genere o le difficoltà e gli intralci nel mondo del lavoro se non si corrisponde alle richieste indecenti dei potenti. Pensiamo che almeno il 7,5% delle donne, nel corso della vita lavorativa, é stato sottoposto a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un posto, per mantenerlo o ottenere progressioni di carriera, stima senza dubbio in grave difetto perché nell’80,9% dei casi non se ne parla con nessuno. Non dimentichiamo, infine, che le molestie condizionano la vita di chi le subisce causando danni psicologici e che costituiscono una lesione della dignità, della libertà, della serenità. 

Un ringraziamento alla S.C.D. di Tropea e ai giovani calciatori viene tributato da sos KORAI ODV per il prezioso contributo offerto attraverso i modelli positivi di riferimento proposti a tutti quelli che li seguiranno nel campionato e sicuramente da tutta la comunità che, grazie all’iniziativa, non può che diventare migliore. 

Di fronte a problematiche così complesse come quella della violenza sulle donne ognuno dovrebbe fare la propria parte perché solo attraverso un progetto condiviso da tutte le agenzie formative si può sperare di trovare la soluzione. 

Lo slogan:”Non dimostri di essere maschio molestando le donne”, nella crudezza del messaggio veicolato, mette in evidenza la pochezza e la meschinità dei molestatori, esseri frustrati che credono di dimostrare la loro virilità con la violenza  mentre in realtà esprimono solo il loro fallimento interiore, la loro fragilità psicologica e la profonda immaturità che li connota, farlo capire a tutti, a partire dai più giovani, é un mezzo di possibile riscatto. 

La Presidente di sos KORAI ODV

Dott.ssa Beatrice Lento  

Tante emozioni nella Giornata Mondiale dell’eliminazione della violenza contro le donne

Tantissime emozioni hanno animato l’incontro del 25 Novembre, voluto dall’Organizzazione Di Volontariato per i diritti della Donna sos KORAI ODV, per dare un contributo all’impegno di eliminazione della violenza contro la donna celebrato in quel giorno a livello internazionale.
Al Santa Chiara c’erano 120 studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Tropea, sedicenni della terza annualità dei vari indirizzi di studio della scuola, e trenta rappresentanti delle agenzie formative e attività produttive della città. La loro presenza ha voluto evidenziare la responsabilità e l’impegno condivisi da tutta la comunità tropeana. Effettivamente il terribile fenomeno, che anziché diminuire appare in costante aumento, chiama in causa soprattutto la dimensione educativa in cui tutti siamo coinvolti.
Come si é sottolineato più volte alla base della problematica c’é una mentalità distorta così costante nel tempo da strutturarsi nella ben nota e triste subcultura che considera il genere maschile superiore a quello femminile, la svalutazione sistematica della donna si spinge fino a considerarla inferiore da tutti i punti di vista: fisico, cognitivo, etico. É il patriarcato o maschilismo che dir si voglia che, in fondo, penalizza l’intero genere umano disperdendo tanti preziosi talenti femminili e impedendo anche all’uomo di vivere esprimendosi liberamente a causa dei condizionamenti esercitati dagli stereotipi e dai pregiudizi di genere. Pensiamo ad esempio al maschio che non deve piangere mai o alla femmina angelo del focolare che, con la loro forza sociale, limitano sia l’uomo che la donna, impedendo ad entrambi l’espressione di sè in tutte le sfaccettature e potenzialità. A fungere da guida nella discussione sulla tematica la presidente di sos KORAI ODV Beatrice Lento, psicologa e dirigente scolastica, l’avvocata Luigia Barone, socia del sodalizio, tra l’altro consulente esperta INDIRE sulla violenza di genere, e, come ospite d’onore, S. E. Mons. Attilio Nostro, Vescovo della Diocesi. Tantissimi gli aspetti del fenomeno emersi nell’incontro, grazie al contributo di tutti che si è manifestato soprattutto sul piano della testimonianza, vissuti personali assai toccanti che sono stati intensamente condivisi con tutti i presenti. Luigia Barone ha donato la sua esperienza, maturata anche nei Centri Antiviolenza e nelle Case Rifugio, “che é fatta di una storia che ci segna e ci insegna” ed il Vescovo ha ricordato il suo essere ragazzo che svaluta il genere femminile perché in fondo non lo conosce e le donne significative, a partire da quelle della propria famiglia, che l’hanno aiutato a superare quest’atteggiamento immaturo.
Anche la mostra d’arte moderna della pittrice russa Elena Semina, “L’era del Grande Pesce”, che il curatore Emanuele Bertucci ha inaugurato durante l’incontro, quale omaggio all’impegno in gioco, ha rimarcato, attraverso l’intervento della stessa artista e della storica e critica d’arte Mariateresa Buccieri, come il Grande Pesce, simbolo di una persona dominante, non debba far perdere la propria identità e libertà.
Nell’incontro la Presidente Lento ha sottolineato i mille volti della violenza sulle donne che non si esprime solo nelle forme estreme del femminicidio e dello stupro ma con ogni atteggiamento che provoca emarginazione e sofferenza fisica e psicologica come la disparità salariale, la difficoltà di carriera professionale e politica, l’uso volgare del corpo femminile nel mondo dello spettacolo e nei media, la limitazione economica in ambito familiare, il minor peso nelle decisioni familiari e sociali. Ha anche indicato alcuni segnali d’allerta come il desiderio di controllo e la gelosia.
Assai toccanti la storia di Arianna narrata da Luigia, la dedica della celebrazione a tutte le donne vittime di violenza e l’omaggio a due tropeani illustri: il “Magistrato coraggioso” Pasquale Lo Torto che con i suoi articoli, arringhe e riflessioni riuscì a modificare la mentalità del tempo, contribuendo a eliminare il delitto d’onore e “La Sindachessa” Lydia Serra Toraldo, cosentina di nascita ma tropeana d’adozione, che, nel 1946, quando le donne conquistarono l’elettorato attivo e passivo, fu sindaca di Tropea tra le prime d’Italia dimostrando che anche una donna può farcela.
Un ricordo ed un omaggio é stato rivolto anche a Franca Viola, la donna che nel 1965 ad Alcamo, in Sicilia, per prima rifiutò il matrimonio riparatore e lanciò il monito, assai trasgressivo per l’epoca:”Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose non chi le subisce”.
La celebrazione del 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si è conclusa con una riflessione su un verso della poetessa Emily Dickinson:” Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi non avrò vissuto invano” e l’augurio di un maggiore impegno educativo da parte di tutti perché finalmente si ponga fine alla mentalità malata da cui l’aberrante fenomeno nasce.

La Presidente di sos KORAI ODV
Dott.ssa Beatrice Lento

Non dimostri la tua mascolinità molestando le donne!

La celebrazione del 25 Novembre, Giornata Internazionale Contro La Violenza Sulle Donne, si svolgerà a Palazzo Santa Chiara, a partire dalle ore 10,00, e sarà dedicata soprattutto agli studenti della terza annualità dei vari indirizzi di studio dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Tropea diretto dal Prof. Nicolantonio Cutuli.

Cento sedicenni, coi loro docenti, assieme ai rappresentanti di tutte le attività produttive e culturali tropeane, saranno i protagonisti di una mattinata speciale che li vedrà confrontarsi tra loro e con adulti autorevoli in funzione di relatori quali S.E. il Vescovo, mons. Attilio Nostro, l’avvocata Luigia Barone, di Co.Me.Te, l’Associazione Nazionale di Mediatori Familiari, e la psicologa e dirigente scolastica Beatrice Lento, presidente di sos KORAI ODV.  Ad organizzare l’evento quest’ultima, l’Organizzazione Di Volontariato per i diritti della donna, attiva dal 2017, che ogni anno dedica particolare attenzione alla ricorrenza. Ad arricchire l’incontro anche la pittura con l’inaugurazione della mostra d’arte moderna, L’era del Grande Pesce, di Elena Semina, che vuole rendere omaggio alla lotta contro la violenza sulla donna, a cura dell’editore, scrittore e progettista culturale Emanuele Bertucci.

Il fenomeno, presente a tutte le latitudini,  che non si esprime solo con le forme estreme del femminicidio e dello stupro, è di una gravità e attualità terribili perché scaturisce dalla subcultura patriarcale ancora molto forte che continua ad essere trasmessa alle giovani generazioni, spesso inconsapevolmente ed anche dalle stesse donne, attraverso i processi di socializzazione, sia nell’ambito familiare che in quello del gruppo sociale, quindi amicizie e agenzie formative varie come la scuola, la chiesa, le realtà sportive, associative, ludiche. 

La gelosia, per esempio, ancor oggi, troppo frequentemente, viene vista come segno di un grande amore, quindi la si ritiene lecita, mentre in realtà é una forma di possesso che riduce il partner ad oggetto: io ti uccido perché tu sei una cosa mia! 

In Italia una donna su tre ha subito una forma di violenza almeno una volta nella vita, non solo violenza fisica ma anche psicologica in forma di svalutazione, controllo, isolamento, intimidazione, privazione o limitazione dell’accesso a risorse economiche e il recente episodio che ha registrato l’uccisione della giovane Giulia per mano del ex fidanzato conferma l’urgenza di un impegno congiunto sul piano educativo volto ad annientare il patriarcato. 

A patrocinare l’iniziativa il Comune di Tropea che ha sempre affiancato sos KORAI ODV sul piano della Parità di Genere e della lotta alla violenza contro la donna con iniziative concrete: qualche anno fa la panchina rossa e, di recente, il progetto della Casa per le donne vittime con i propri bambini attraverso la ristrutturazione di un appartamento confiscato alla mafia. 

Ricordiamo che il numero verde antiviolenza, a cui rivolgersi senza esitazioni in caso di bisogno,  é il 1522.

25 Novembre Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

NOICISIAMOTROPEA

Dietro a un uomo che molesta le donne spessissimo c’è una famiglia che giustifica le molestie.
Qual è il ruolo delle istituzioni? Bisogna continuare a seminare parole di speranza, sottolineando l’importanza dell’educazione nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie, nelle realtà sportive e in ogni altro contesto formativo.
Nonostante il terribile dato, c’è anche una speranza: quella di un cambiamento culturale in atto!

Ci lascia la Dottoressa Olga Naso

Ci lascia Olga Naso!
Cara Olga, chiunque ha avuto il privilegio di incontrarti non dimenticherà mai la tua levatura eccezionale in tutti i campi a partire da quello della sensibilità e della bontà. Sono certa che in tantissimi piangiamo la tua fine terrena certi che la tua anima starà sempre accanto a chi ha bisogno e continuerà a dare conforto. Ci ritroveremo!

Specialista in Anestesia, Rianimazione ,
Ostetricia e Ginecologia . Dal ’67 all’87 Assistente ordinario all’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore presso la cattedra di Anestesiologia e Rianimazione. Dall’87 al ’95 Medico del Senato della Repubblica. Dal ’95 al 31 Dicembre 2007 Responsabile del Servizio Sanitario del Senato della Repubblica. Successivamente consulente, tutt’ora effettiva, per i problemi che attengono la salute della donna. Socia e membro del direttivo di IrisRoma dal 2008.

Julia Morgan: Rivoluzionaria dell’architettura

A volte succede di trovarsi di fronte a un grande personaggio ma noi, distratti forse anche dal fatto che sia (solo) una donna, l’abbiamo un po’ trascurato.
Questo è stato il caso di Julia Morgan, nata nel 1872 e che, fin da giovanissima si era interessata al mondo dell’architettura. Mai sentita? Sì, molto probabile. Infatti di rado viene nominata nei libri di storia dell’architettura e, neanche nei super classici, pare facile scovare il suo nome.

Nata a San Francisco, e cresciuta nella vicina Oakland, la giovane Julia si era appassionata da subito all’architettura. Iscritta inizialmente alla University of California di Berkeley, aveva dovuto scoprire che un programma di architettura no, lì ancora non esisteva. Aveva quindi studiato Ingegneria. Laureata con lode in Ingegneria Civile nel 1894, (unica donna a seguire corsi di matematica scienze e ingegneria), era diventata membro dell’Association of Collegiate Alumnae (oggi American Association of University Women).

Incoraggiata dall’architetto Bernard Maybeck, incontrato a Berkeley, si era infine avventurata a Parigi per provare le selezioni dell’École Nationale Supérieure des Beaux-Art, e perseguire il sogno di diventare architetto. Superate le selezioni, arrivata tredicesima su 376, e nonostante la scuola francese non avesse mai permesso a una donna di studiare architettura, proprio nel 1897 erano state aperte, grazie anche all’azione di un’associazione di donne artiste, le iscrizioni a giovani studentesse.

Laureata così anche in architettura nel 1902, era tornata a casa nel 1904 diventando la prima donna in California ad ottenere una licenza, (grazie anche ad una gara per il teatro realizzato nel campus di Berkeley). Dopo aver cominciato a lavorare per l’architetto John Galen Howard, impegnato a Berkeley come supervisore al progetto dell’università, riuscirà ad aprire un primo suo studio a San Francisco nel 1904. E proprio quell’anno, Julia Morgan avrebbe completato la sua prima importante struttura in cemento armato, El Campanil: una torre di 20 metri al college femminile Mills di Oakland.
Proprio quella ormai memorabile torre, solo due anni più tardi, nel 1906, sarebbe sopravvissuta quasi totalmente indenne al devastante terremoto di San Francisco. Un terremoto che avrebbe distrutto l’80% degli edifici della città ma che, insieme ai suoi ottimi lavori, le avrebbe offerto l’opportunità di disegnare e costruire molte case, chiese, uffici e strutture scolastiche ed educative, raccontati anche dal libro di Mark Anthony Wilson Architect of Beauty. In quegli anni avrebbe progettato la St. John’s Presbyterian Church e il Berkeley City Club (con la sua spettacolare piscina oggi ancora utilizzata).

Nel 1907 avrebbe aperto un nuovo studio al tredicesimo piano del Merchant Exchange Building, nel cuore del distretto finanziario della città, dove avrebbe lavorato per la sua intera carriera.
Utilizzando costruzioni rinforzate in cemento armato aveva riscosso successo e raccolto la prima importante sfida della sua vita: quella di ristrutturare – in meno di un anno – il Claremont Fairmont hotel di Berkeley.
Un’opportunità che le portò grande fama e che la fece conoscere come un abile ingegnere e architetto capace e di grande professionalità. L’aumento delle commesse, dopo quel tragico 18 aprile 1906, le aveva portato grande stabilità economica e, sempre accolto con la solita serietà professionale, anche un incontro molto speciale: quello con Phoebe Hearst, madre del grande magnate del legno e dei giornali William Randolph Hearst.
Positivamente impressionata dal suo lavoro al Fairmont Hotel, la signora Hearst l’avrebbe infatti contattata per la realizzazione del progetto di Asilomar, nella penisola di Monterey.

Così, sarebbe definitivamente entrato nella vita professionale di Julia Morgan il signor Hearst, per il quale avrebbe dato vita, sul tratto di costa a sud di San Francisco, al progetto che sarebbe stato conosciuto come il suo più grande e famoso: Hearst Castle, a San Simeon. Sì, proprio quel castello che oggi viene annunciato da cartelli turistici sulla HWY 1, a circa 370 km da Los Angeles e poco più da San Francisco.
Nel 1919 quindi, Mr. Hearst e il suo personale architetto Julia Morgan, si accingevano a metter mano a questo immenso progetto, che è proprio quello di Hearst Castle, in una proprietà oggi di circa 250 mila acri e affacciato sulla costa Pacifica, in quella parte che il miliardario avrebbe battezzato come la Cuesta Encantada, conosciuta ovunque come quella del Castello.

E di quel Signor Hearst, a ben pensarci, ne abbiamo già sentito parlare, anche grazie al mondo del cinema. Sì, perché proprio lui, nel 1941, era stato l’ispirazione, e poi il protagonista, del primo film di Orson Welles. In Quarto Potere (Citizen Kane), il venticinquenne Welles si era proprio ispirato a Mr. Hearst per raccontare una storia che parte da una slitta in un giorno di neve e finisce in ricchissima solitudine. E che sarebbe stata scelta come miglior film statunitense di sempre dall’American Film Institute e dalla BBC.

L’enorme e sfrontata ricchezza di Mr. Hearst, venne rappresentata anche solo nella spettacolare piscina Neptune, dove Julia Morgan aveva creato una delle piscine più lussuose di sempre, con marmi bianchi e statue classiche lungo un ovale di oltre trenta metri. L’architetto Charles Moore ne parlò come di una grande sala da ballo liquida, e Stanley Kubrick l’aveva usata in scene nel film Spartacus del 1959.
Nel 1914, Hearst era riuscito a portarla anche a Los Angeles, all’angolo di Broadway e 11th strada, per la realizzazione dell’edificio del Los Angeles Examiner (chiuso nel 1989 e oggi riconvertito in uffici chiamati «creativi» che ospitano avvocati e banchieri).

A Oakland, sempre grazie a Phoebe Hearst, Morgan sarebbe entrata in contatto anche con il YWCA (Young Women’s Christian Association), subito dopo che la signora Hearst l’aveva scelta per l’organizzazione della centro estivo per conferenze di Asilomar.
Non più di proprietà di YWCA, ma dello stato della California, il complesso è in Pacific Grove vicino a Monterey e di WWCA, ne progetterà e costruirà molti altri; oltre che in California, anche in Arizona, Utah e Hawaii. E poi ancora, altri a Oakland e nella China Town di San Francisco, dove avrebbe studiato l’architettura tradizionale cinese. (YWCA da poco restaurato dalla Chinese Historical Society of America).
La consapevolezza che Julia Morgan abbia distrutto tutti i suoi progetti alla fine della sua carriera, le ha conferito un’aura mistica e David Weingarten, nel suo libro Bay Area Style, la chiama, per la sua grande riservatezza, una Greta Garbo della Baia.

Aveva voluto che tutti i suoi progetti fossero bruciati, ma oggi sappiamo che molti suoi appunti e lettere sono conservati al California Polytechnic State University di San Luis Obispo. Avrebbe continuato a progettare edifici per la famiglia Hearst e altri clienti fino al 1940, quando decise di chiudere l’ufficio al Merchant Exchange Building. Il suo stile eclettico, ormai, non era più di moda. L’AIA (American Institute of Architects) l’ha però nominata nel 1914 come prima donna vincitrice dell’ambita Gold Medal. Da non dimenticare che, al momento della sua morte, nel 1957, non furono spese parole sul New York Times per darle l’ultimo saluto. Ma oggi, qualche parola è finalmente arrivata proprio all’interno della rubrica «Overlooked No More», quando il quotidiano le ha finalmente dedicato, il 6 marzo 2019, un lungo saluto. Sessantadue (62) anni dopo la sua scomparsa.

Beatrice Cassina ( dal Web )

DOMINAE si conclude: appuntamento all’edizione 2024

DOMINAE, rassegna  di donne valorose di sos KORAI ODV,  si conclude dando appuntamento all’edizione 2024

Giunge al termine la prima edizione di DOMINAE, la rassegna di donne valorose realizzata, a Tropea, da sos KORAI, l’organizzazione di volontariato per i diritti della Donna presieduta da Beatrice Lento. 

Tutto ha concorso a rendere esclusivo l’evento a partire dal luogo che l’ha accolto: la splendida Cappella dei Nobili, situata accanto all’attuale sede del Comune, un tempo Collegio dei Gesuiti, eretta tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600.

L’iniziativa ha preso le mosse dalla considerazione che troppo spesso il contributo delle voci femminili viene trascurato, oscurato, trafugato dai maschi, per calcolo, opportunismo e ignoranza per cui é importante recuperarlo e diffonderlo.

Tre gli appuntamenti del festival, collocati negli ultimi tre giovedì di Marzo, mese tradizionalmente legato alla donna per la presenza della Giornata Internazionale a lei dedicata. 

A presentarsi sulla scena tre creature femminili diversissime tra di loro ma unite da un filo conduttore: la trasgressivitá rispetto ai modelli stereotipati della donna. Sibilla Aleramo, Simone Weil e Rosa Balistreri, sebbene connotate da interessi diversi: la letteratura, la filosofia e la musica, esprimono un modello di donna lontano dalle immagini scontate dell’essere femminile che si realizza principalmente attraverso i ruoli di madre e di moglie e danno un importante contributo al dibattito sulla questione femminile. 

Tutte e tre sono delle Dominae: donne coraggiose, protagoniste della loro vita grazie a una carica eccezionale di resilienza che tempra e rafforza le loro personalità trasformando in occasioni di crescita le disavventure dell’esistenza. 

A presentare gli incontri i soci di sos KORAI Pasqualina Del Mastro, Maria Domenica Ruffa e Dario Godano 

A introdurre  Sibilla, Bruna Quattrone, Docente di Lettere al Liceo Classico

“Pasquale Galluppi” di Tropea, a narrare Simone  Angelo Stumpo, Filosofo e Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Buccarelli Garibaldi “ di Vibo Valentia, mentre a raccontare, suonare e cantare Rosa,  Lucia Quattrocchi, Docente di Religione al Liceo Scientifico “G. Berto” di Vibo Valentia, e Caterina Timpano, Docente di Matematica  all’ ITIS “M. M. Milano” di Polistena, entrambe musiciste, componenti del coro della Parrocchia di Vibo Marina, rispettivamente Direttrice e Vicedirettrice.

La Prof. Quattrone ha evidenziato il testamento spirituale dell’Aleramo: “Non so se sono stata donna, non so se sono stata spirito. Sono stata amore.”, una Domina che si è distinta non solo per le sue doti di scrittrice ma anche per la straordinaria sensibilità con cui ha descritto l’animo femminile, acuita, sicuramente, dalla peggiore esperienza che una donna possa subire, lo stupro. Sullo sfondo la bandiera del Femminismo che trova il manifesto ideale nel suo romanzo più famoso, “Una donna”.

Il Filosofo Stumpo ha rimarcato come l’essere donna di Simone Weil si sia manifestato con la volontà di porsi alla pari: lavorava in fabbrica, si arruolava nella guerra civile spagnola, prendeva posizioni chiare nel dibattito intellettuale. Non si preoccupava dell’aspetto esteriore, Simone non sentiva il bisogno di conformarsi alle ragazze della sua età ma voleva capire come migliorare le condizioni sociali di chi viveva sotto il peso del potere: una vera Domina.

Le Prof. e Musiciste Quattrocchi e Timpano, da vere artiste, hanno portato in scena Rosa, la cantante più famosa della Sicilia, e il suo inno di denunzia, di forza, di reazione. La loro interpretazione, recitata e cantata, ha accompagnato le anime dei presenti nel cuore della Balistreri  grazie al suono della sua chitarra, una Yamaha dalle corde di metallo, e ai suoi canti a cui non si può rimanere indifferenti. Tra le pareti dorate della Cappella dei Nobili si é materializzata la terra arsa di Sicilia, la bambina scalza, la donna violentata, delusa, indignata, offesa e amata, l’indomita cantastorie di Licata, anticonformista ed emancipata che ha trattato con estremo coraggio temi scottanti: anche lei una Domina.

La Rassegna di donne valorose di sos KORAI ODV, patrocinata dal Comune di Tropea, che ha ottenuto anche l’apprezzamento degli Istituti Superiore e Comprensivo cittadini oltre che della Pro Loco, ha registrato un grande successo di pubblico, tra cui anche una componente studentesca, che ha seguito con continuità i tre appuntamenti intervenendo nel dibattito successivo alle introduzioni degli esperti. L’atmosfera raccolta e preziosa della Cappella dei Nobili, che ha ospitato la Rassegna,  grazie alla vicinanza della Confraternita Nobile dei Bianchi di San Nicola e del suo Priore Giuseppe Romano, ha offerto il clima adatto ad un’intensa colloquialitá tra gli intervenuti che ha reso le riunioni vere occasioni di arricchimento reciproco. 

La finalità della Rassegna DOMINAE non è stata semplicemente in termini di omaggio alle tre Donne Valorose ma ha voluto rimarcare l’importanza di intervenire consapevolmente sui processi educativi eliminando i pregiudizi che limitano ancor oggi la donna nella possibilità di esprimere liberamente i suoi talenti. 

É un’operazione essenziale se si vuole offrire all’umanità intera, e non solo alle donne, l’opportunità di mettere a frutto tutte le risorse degli esseri umani senza sciocche e mortificanti discriminazioni di genere. 

Forse le derive infelici che oggi viviamo in termini di conflittualità, di violenze, di sconvolgimento ecosistemico e di tanto altro possono essere arginate e superate se i talenti femminili non vengono più ostacolati e s’istaura una civiltà rinnovata nel segno della pari dignità di genere.

DOMINAE 2023 si conclude nel successo e già da ora incomincia a prepararsi per l’ edizione 2024.

La Presidente di sos KORAI ODV

Dott.ssa Beatrice Lento 

Bice e Maria di Tocco le Partigiane di Tropea

Al Sindaco di Tropea Giovanni Macrì perché la Città abbia memoria di due valorose tropeane!

sos KORAI e La Calabria delle Donne ricordano le partigiane tropeane Bice e Maria di Tocco

É stata una fortunata casualità ad avviare il percorso di riappropriazione comunitaria della meritoria vicenda umana di due donne tropeane che, aderendo alla Resistenza contro il nazifascismo, hanno contribuito alla lotta non solo per la libertà ma anche per un’Italia più civile, più democratica, capace di spingersi verso una cultura di parità, di uguaglianza e di rispetto degli altri.
L’Organizzazione Di Volontariato sos KORAI, presieduta da Beatrice Lento grazie ad un’accurata ricerca, alimentata dalle preziose informazioni dei familiari, ha ricostruito la storia delle due valorose e, nell’ambito de La Calabria delle Donne, Festival del Genio Femminile Calabrese, che ha in Mariangela Preta la Direttrice Artistica, ha narrato agli Studenti dell’Istituto Superiore di Tropea, diretto da Nicolantonio Cutuli, la loro straordinaria avventura di libertà.
Bice e Maria di Tocco, erano le figlie maggiori di Ignazio e Aurora Scrugli, nati entrambi a Tropea a fine Ottocento, che, sposatisi nel 1921, si erano trasferiti a Torino dove Ignazio era ufficiale degli Alpini. Aurora volle far nascere nell’amata terra d’origine i quattro figli, così Beatrice, detta Bice, la primogenita, vide la luce a Reggio Calabria nel 1922, Maria a Vibo Valentia nel 1925, Orsola a Tropea nel 1926 e Antonio, unico maschio, anche lui a Tropea nel 1929.
Durante i feroci bombardamenti su Torino, degli inizi del ‘43, la famiglia venne sfollata ad Agliano, a circa 19 km da Asti. Dopo l’8 settembre il colonnello di Tocco rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana per cui fu posto agli arresti domiciliari e, per una seria cardiopatia, aggravatasi a causa delle tensioni vissute, nel 1944 cessò di vivere. I suoi resti mortali, tumulati nel cimitero di Agliano, furono poi traslati a Tropea dalla moglie.
I fratelli Bice, Maria e Antonio entrarono nel movimento partigiano con una motivazione sconvolgente, nella sua lapidaria incisività, non c’era altro da fare, la scelta era obbligata: lottare per la libertà e la giustizia…nelle loro considerazioni non emerse mai una parola d’odio. La sorella Orsola non condivise la loro straordinaria avventura, che aveva le radici nell’educazione familiare e nel coraggio del padre pienamente condiviso dalla madre, solo perché era rimasta a Tropea con lo zio materno Ottavio Scrugli e la moglie Ines Russo Caputo che l’avevano adottata non avendo avuto figli.
Appartenevano alla formazione partigiana IX Divisione Garibaldi “Alarico Imerito” comandata da Giovanni Rocca, nome in codice Primo, a cui Antonio, giovanissimo, faceva da scorta imbracciando uno sten, un mitra inglese a canna corta.
Bice, nome in codice Beba e Maria, chiamata Prima, erano staffette, il loro compito consisteva nel portare informazioni, armi, viveri, esplosivo…stabilendo collegamenti tra i vari gruppi partigiani. Staffette è il titolo di un toccante documentario realizzato per la RAI dalla figlia di Maria, Paola Sangiovanni. Il filmato mette in luce le sofferenze patite da molte di loro ed evidenzia il loro grande sogno di libertà e di emancipazione femminile. Il titolo Staffette è provocatorio perché certa storia maschilista ha usato il termine con tono riduttivo mentre, in realtà, attraversando a piedi e in bicicletta i boschi era alto il rischio di incontrare posti di blocco e più volte le ragazze furono fermate dai repubblichini, rischiando violenze, il carcere, torture e deportazioni a Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile, a 90 km da Berlino
Nella loro casa Bice, Maria e la madre Aurora ospitarono più volte gli incontri dei Gruppi di Difesa delle Donne, diretti da Caterina Picolao, che miravano a unire e a dare consapevolezza del momento vissuto e dell’importanza della lotta, come testimonia Marisa Ombra, Dirigente dell’Unione Donne Italiane, Grande Ufficiale della Repubblica, scomparsa nel 2019.
La loro casa diede anche rifugio a partigiane in pericolo tra cui Claudia Balbo, nome di battaglia “Breda“, che trasmise a Bice la scabbia, frequente tra chi, come i partigiani, viveva in clandestinità.
La casa di Agliano, narrata con nostalgia dalle due valorose, aveva al centro del piano terra una botola coperta da un tappeto, nascondiglio per armi, munizioni, volantini, viveri e per gli stessi partigiani in momenti di pericolo. Ad essere custodita nel nascondiglio era anche la seta dei paracadute inglesi, perfetta per confezionare le camicie dei resistenti. Il segnale convenuto tra i partigiani della zona, che dava il via alla possibilità d’incontro, era un fischio di quattro note che sembrava riprodurre il nome “Aristide“.
Dopo la Liberazione Bice, ritornata a Tropea, sposò giovanissima il tropeano Franco Coccia, professore di Lettere, ed ebbe cinque figli, Maria si unì in matrimonio con Nino Sangiovanni di Mileto, che fu anche segretario di Saragat, ebbe tre figli e fu Dirigente Nazionale dell’Azione Cattolica.
Le due sorelle di Tocco erano creature assai sensibili e riservate, segnate dalle sofferenze patite non parlarono della straordinaria impresa vissuta, successivamente si aprirono alla testimonianza solo in famiglia e, per modestia, né loro né i familiari ne hanno fatto mai menzione pubblica prima d’ora. Ma c’é un tempo per il silenzio così come c’é un momento in cui il cuore è pronto per il ricordo condiviso.
La loro impresa eccezionale, così come quella di altre partigiane, sembrava essersi persa finché il caso favorevole ha fatto sì che il loro eroismo venisse alla luce. Riconoscerlo, valorizzarlo e offrirlo alla comunità significa arricchire la nostra storia, rafforzare il senso d’appartenenza e proporre a tutti, particolarmente alle giovani generazioni, modelli validi di riferimento per guardare all’oggi e al domani con maggiore fierezza e fiducia.
Due bellissime, giovani donne, a cui nulla sembrava mancare nella sicurezza di una famiglia agiata e affettuosa, raccolgono la sfida che si presenta e scendono in campo per dimostrare che nessun compito é precluso alla donna e che la donna non ha niente in meno dell’uomo in termini di forza, di coraggio e di determinazione.
Il loro sogno di libertà fu il sogno di tante altre che entrarono sulla scena della storia da protagoniste e dimostrarono che quando uomini e donne sono stati insieme, come nella Resistenza abbiamo vinto.
Ecco perché sos KORAI, Organizzazione Di Volontariato per i diritti della Donna, é orgogliosa di aver contribuito a questo prezioso recupero identitario avviato con gli Studenti dell’ultimo anno di corso dell’Istituto Superiore di Tropea anche con il contributo dei familiari presenti all’incontro.
Un ringraziamento caloroso va alle famiglie di Tocco, Scrugli, Sangiovanni e Coccia che, con fiducia, hanno offerto le informazioni necessarie alla ricostruzione delle vicende e al prof. Luciano Meligrana che, il 14 gennaio u.s., quale partecipante al seminario Anthropos sulla Resistenza al femminile, ha fatto menzione delle sorelle di Tocco divenendo la scintilla fortunata di una ricerca fruttuosa.

Tropea 15 Marzo 2023
La Presidente di sos KORAI ODV
Beatrice Lento

LE CALABRESI TACIUTE Maria e Bice Tocco Partigiane di Tropea

Lunedì 13 Marzo, alle ore 9,00, nella sede dell’Istituto Tecnico Turistico di Tropea, un incontro con tutti gli Studenti dell’ultimo anno di corso dei vari Indirizzi di Studio dell’Istituto d’Istruzione Superiore di Tropea. L’ evento fa parte del Festival LA CALABRIA DELLE DONNE, direttrice artistica Mariangela Preta, che, quest’anno, giunge alla sua seconda edizione. Tema della rassegna Le Donne tra Istituzioni e Politica.
Beatrice Lento, Presidente di sos KORAI, Organizzazione Di Volontariato per i diritti delle donne, discuterà sul tema con i giovani dopo aver parlato della Resistenza contro il nazifascismo da parte delle donne calabresi che furono partigiane. In particolare traccerà il profilo di due donne tropeane che fecero le staffette e di cui, fin’ora non si era avuta notizia.
Maria e Bice Tocco, o di Tocco, erano figlie di Ignazio, colonnello dell’esercito di stazza a Torino, e di Aurora Scrugli, sorella della ben nota Serva di Dio Irma. I particolari relativi alle loro storie, raccolti grazie al contributo dei familiari, verranno resi noti dopo l’incontro.
Ai nostri giovani il privilegio di conoscerne per primi la storia con l’augurio che il loro eroismo rimarchi ancor di più il valore della Libertà e della Democrazia.

Beatrice Lento

Presidente di sos KORAI ODV