Albert: il peggior marito che una donna potesse avere

Albert: il peggior marito che una donna potesse avere

“Quello che è capitato a Mileva Maric è successo a tantissime donne in quegli anni, erano le regole”, dicono dal Politecnico di Zurigo. “E Albert Einstein è stato il peggior marito che una donna, perdippiù con ambizioni da scienziata, potesse avere”, aggiungono.

A questa conclusione li faccio arrivare dopo una lunghissima telefonata, che è avvenuta il giorno seguente la loro risposta per email alla mia domanda di attribuzione postuma di una laurea a Mileva Maric (domanda avvenuta quattro mesi prima). Ma faccio un passo indietro, e riepilogo tutto, per maggior chiarezza.
 

Primavera 2019: a Schio (in provincia di Vicenza) racconto la vita di Mileva Maric nell’aula magna di una scuola; alla fine del monologo, una ragazza di quarta liceo (Arianna) alza la mano: mi chiede pubblicamente di fare un tentativo, di portare la domanda di attribuzione di una laurea postuma a Mileva Maric al Politecnico di Zurigo, e aggiunge: “Perché non è giusto che le cose siano andate così, e comunque ora possiamo rimediare. Noi non ne possiamo più di sentire storie di donne che finiscono male”.

Io avevo detto loro che il mese successivo sarei andata a Zurigo a fare lo spettacolo, e così loro hanno pensato che sarebbe stata la giusta occasione per aprire un conto sospeso con il passato, e fare giustizia, visto che i tempi oggi sono cambiati. Avevano ragione, le richieste dei ragazzi vanno prese sempre molto seriamente. E così ho fatto.
 
Estate 2019: il quotidiano Tages Anzeiger viene a sapere della storia e mi fa un’intervista. Il 13 luglio 2019 l’intervista esce sul quotidiano Tages Anzeiger, a tutta pagina, in lingua tedesca, il titolo è la mia proposta di attribuzione di una laurea postuma a Mileva Maric. Il giorno stesso pubblico per il sito di Repubblica tutta la storia, e riporto per intero la risposta interlocutoria che il Politecnico di Zurigo nel frattempo mi ha dato, in cui scrivono che la mia proposta è in fase di dibattito, e presto me ne daranno un’altra definitiva.
 
Questo articolo in pochissimo tempo fa letteralmente il giro di tutto il mondo, le condivisioni sono migliaia, e iniziano ad arrivare appoggi e sostegno dai media internazionali. Con la conferma che Mileva Maric rappresenta realmente, per tutti, il simbolo maximo dell’ingiustizia vissuta dalle donne del XX secolo e indietro. Alle donne di quei tempi non era permesso frequentare la maggior parte delle facoltà scientifiche, e se glielo permettevano potevano seguire le lezioni solo come uditrici, non potevano fare esami. Alcune di queste, non potevano entrare dalla porta principale, ma potevano accedere alla facoltà da quella secondaria. Le donne di quegli anni non potevano firmare articoli, solo siglarli semmai. E via così.

In particolare, per sapere chi è nel dettaglio Mileva Maric rimando ad un articolo scritto per l’allegato delle Scienze di Repubblica.
 
Ma torniamo alla nostra storia, seguitemi che si fa interessante. Dopo quattro mesi dalla domanda (e due e mezzo dalla prima risposta interlocutoria), arriva la loro risposta defintiva per email (30 ottobre 2019). Una risposta molto strana, in cui sembrano quasi dirmi che vorrebbero dare la laurea a Mileva ma non possono, e così decido di chiamarli.
 
La risposta che mi scrivono la riassumo qui: “Abbiamo discusso la sua proposta di conferire a Mileva Maric una laurea postuma ad honorem. Ma Mileva Maric purtroppo non ha superato l’esame al suo secondo ed ultimo tentativo, e quindi secondo le regole in vigore all’epoca, doveva lasciare la scuola. In seguito, non ha lavorato nel suo campo di studi. Crediamo che il successo intellettuale di Mileva Maric debba essere apprezzato nel contesto scientifico e sociale del suo tempo, dalla comunità scientifica e dagli storici scientifici. Noi attualmente abbiamo una sola procedura per attribuire dottorati postumi: la procedura prevede che tutta la commissione scientifica sia d’accordo, non uno escluso, che passi al vaglio di un’altra commissione giudicante esterna, e che poi la persona venga alla cerimonia annuale per ritirare il diploma: capisce quindi che non è possibile farlo”. Firmato la Rettrice del Politecnico di Zurigo, che parlava anche a nome del Presidente. 
 
Dunque. All’Eth (Politecnico di Zurigo) nel 1896 Mileva di iscrive, perché era una delle poche facoltà che ammettevano le donne, e davano il titolo di laurea. Ma non dava il titolo di dottorato (tant’è che Einstein dopo la laurea lo ha conseguito da un’altra parte, il dottorato). Dopo il primo anno, Mileva decide di andare all’Università di Heidelberg, in Germania, dove le donne non potevano neanche iscriversi regolarmente come studenti, ma solo come uditrici, va lì perché Heidelberg rappresentava il non-plus ultra per la fisica. 

Segue per un semestre i corsi, chiede di essere ammessa agli esami, come gli altri studenti, ma le dicono che Heidelberg non dà lauree alle donne, e le consigliano di ritornarsene a Zurigo. 

Torna a Zurigo, riprende i corsi lasciati indietro, si mette in pari, e recupera le lezioni perse, fa gli esami, ma all’ultimo anno viene bocciata. Si iscrive lo stesso come ripetente per l’ultimo anno (con inizio 1901), perché vuole conseguire la laurea, ma rimane incinta (aprile 1901). Siccome la regola è che si possono fare solo due tentativi di esame finale, poi si diventa ex-matricolation, Mileva è costretta così a finire gli studi. 
 
La questione è fumosa, esattamente come in tutte le situazioni in cui una donna è incinta, figuriamoci riferita a quegli anni. La risposta via email che hanno dato loro conferma solo i fatti che ho descritto sopra. E i fatti che riportano sono il motivo per cui ho fatto la domanda di attribuzione di una laurea postuma a Mileva Maric.
 
Intanto, l’università di Heidelberg pubblica sul loro sito ufficiale una bella ricostruzione della vicenda e c’è anche la carta di studi di Mileva, che conferma tutto quello che ho scritto sopra. 
 
Chiamo il giorno seguente la Rettrice, con lo spirito da cronista, per avere chiarezza sui punti oscuri dell’email che mi hanno mandato. 
 
La Rettrice in persona non risponde perché troppo impegnata, mentre parlo a lungo con il suo staff: erano tutti informati su chi fossi e sulla proposta, tant’è che dopo lunghi rimpalli sono riuscita a parlare con una delle persone del suo staff che ha partecipato alle discussioni di attribuzione della laurea postuma, e ha risposto alle mie domande. 

Dicono che hanno preso seriamente in considerazione l’idea di attribuire la laurea postuma a Mileva, per questo ci hanno messo diverso tempo per riunirsi, hanno selezionato esperti di fisica e i più grandi conoscitori di Einstein, e sono arrivati alla conclusione che non essendoci articoli o paper che dimostrano che Mileva aveva i requisiti per laurearsi non possono darle la laurea postuma (e grazie! alle donne non facevano firmare articoli, a quei tempi).

E anche dopo il secondo tentativo di passare l’esame (quando era incinta, con relazione illegittima) sottolineano che poi non hanno più trovato traccia delle sue conoscenze di fisica (e certo, ha avuto una figlia da una relazione illegittima, e la figlia ha avuto nei primi mesi la tubercolosi, ed è morta neanche ad un anno di vita, poi si è spostata con Einstein, e poi ha avuto altri due figli).

Il secondo motivo è che non esiste una trafila che possa darle una laurea, “certo potremmo inventarla, ma non è usuale: le regole ora sono che dopo aver avuto il sì unanime di tutti quelli della commissione, nessuno escluso, la persona premiata deve presentarsi alla festa di fine anno e in questo caso la cosa è irrealizzabile, no?”. 

In conclusione mi dicono: “Proviamo sympathy (compassione) per Mileva, ma ha avuto il peggior marito che una donna possa avere. Einstein ha ostacolato il percorso di Mileva nella scienza”. E hanno aggiunto a più riprese il concetto del “capitava spesso in quegli anni alle donne; quello che è successo a Mileva è successo a tante donne” (e certo! è il motivo per cui ho fatto la domanda!).

Insomma, il colpevole è Einstein, secondo loro. Secondo me, il gesto simbolico (da creare apposta per lei) avrebbe chiuso la questione, e dato speranza alle nuove generazioni, alle ragazze che oggi vorrebbero studiare fisica. La musica, il cinema, le arti ci stanno dicendo altro. Mentre la scienza europea è ancora ferma ad oltre un secolo fa. Eppure, ci voleva davvero poco.

Di Gabriella Greison
Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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