Donne stuprate durante la seconda guerra mondiale

Donne stuprate durante la seconda guerra mondiale

Quel milione di donne stuprate durante la seconda guerra mondiale troppo spesso dimenticate, monito contro ogni nuova guerra
È difficile stabilire con certezza quante donne vennero violentate nel corso della Seconda guerra mondiale. Le cifre al ribasso parlando di alcune centinaia di migliaia di vittime, quelle più alte superano i due milioni.

In ogni caso si tratta di numeri impressionanti che dovrebbero far comprendere bene quale calvario dovettero vivere moltissime donne. Tutte le forze armate delle principali potenze che presero parte al conflitto, in misura maggiore o minore, si macchiarono di questo orribile crimine.

Tra i paesi dell’Asse probabilmente furono i giapponesi ad utilizzare con maggiore ferocia e sistematicità lo stupro nei confronti delle popolazioni occupate. Alle migliaia di donne violentate nel corso della conquista del Pacifico e della Cina vanno aggiunte le circa ducentomila confort women, costrette a prostituirsi nei bordelli di mezza Asia.
Pure tra i soldati della Wermacht lo stupro fu una prassi, specie nell’Europa dell’Est dove divenne un fenomeno di massa. Anche i tedeschi crearono dei bordelli per i propri soldati e le SS arrivarono perfino a costruirne alcuni nei lager.
Himmler era convinto che i prigionieri in attesa della morte fossero più produttivi dopo aver avuto rapporti con altre internate, scelte di solito tra le cosiddette “asociali”. 
Stuprano e uccisero anche gli italiani, in particolare nei Balcani e in Grecia dove il Regio Esercito creò diverse case chiuse per soddisfare gli appetiti dei suoi uomini.

Anche gli eserciti Alleati compirono numerosissimi casi di violenze carnali. L’Armata Rossa restituì con gli interessi alla Germania ciò che era accaduto sul Fronte Orientale. Le stime più basse parlano di duecentomila vittime, quelle più alte toccano il milione e mezzo.
I soldati americani stuprarono in Francia, in Giappone e perfino in Gran Bretagna in attesa del D-Day. Infine, come non ricordare le terribili “marocchinate”: le violenze perpetrare dai goumier francesi durante la Campagna d’Italia. 

E, purtroppo, si potrebbe continuare a lungo.

Detto ciò non si possono mettere sullo stesso piano paesi aggrediti e paesi aggressori. E alla fine tutte le conseguenze più nefaste di quella orribile guerra vanno ascritte a chi l’ha pianificata e scatenata. Resta il fatto però che le vittime sono tutte vittime, e i criminali di guerra tutti criminali di guerra.

Oltre i caratteri somatici, oltre le storie personali, oltre il luogo d’origine, quelle donne erano donne allo stesso modo e indipendentemente da quale divisa indossassero gli uomini che le stava stuprando, il dolore, la paura, la sofferenza fisica e psicologica era la stessa. Per questo meriterebbero di essere ricordate, di aver un posto in tutte le cronache ufficiali, perché non si dimentichi il male che hanno dovuto sopportare. Perché siano da monito a chi parla con sufficienza della guerra e delle sue conseguenze.

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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