Francesca Scanagatta
Francesca Scanagatta nasce nel 1776 in una nobile famiglia milanese di origini valtelline.
A quattordici anni il padre la spedisce al monastero milanese di Santa Sofia per tenerla lontana dalle suggestioni rivoluzionarie che le inculcava la sua governante francese.
La scelta del monastero non è casuale. La famiglia, fedele e ligia alla Casa d’Austria, lo sceglie poichè è un istituto molto stimato dall’imperatore Giuseppe II.
La scelta paterna però non serve a molto, poiché nel pio luogo la nobile allieva, pur rispettosa e diligente, pare sdegnasse di applicarsi all’esercizio dell’ago, del fuso, dell’arcolaio, al quale la costringevano le suore, per dedicarsi piuttosto alla lettura di romanzi e di poemi epici che preferiva a quella dei versetti della Bibbia.
Sembra anche che, in più di una occasione, le suore scandalizzate avessero sorpreso, nella sua cella, la nobile educanda impegnata in una partita di scherma con la tenda della finestra a colpi di righello.
I momenti felici della ragazza si realizzavano solo quando, libera dall’educandato, rientrava nella casa paterna e poteva confrontarsi, in abiti maschili, con i fratelli.
Al raggiungimento dei sedici anni, suo padre decise di rinchiuderla nel convento delle Salesiane di Vienna e organizzò il viaggio di trasferimento nella capitale unendolo a quello del figlio Giacomo, da lui stesso destinato a intraprendere la carriera militare nell’accademia di Wiener
Neustadt.
Giacomo però si ammalò durante il viaggio e dovette rimanere in convalescenza a Venezia per parecchi mesi col padre.
Francesca allora venne affidata a una coppia di coniugi, i Giuliani, anche loro in viaggio verso Vienna.
Francesca, che conosceva l’antipatia del fratello per la carriera militare, maturò rapidamente l’idea di sostituirsi a lui e, in abiti maschili e con i capelli tagliati, si presentò ai Giuliani il giorno della partenza dando loro ad intendere le mutate condizioni: la sorella era l’ammalata e lei era
proprio l’aspirante alla scuola militare.
Arrivati a Vienna sotto mentite spoglie (si farà chiamare Franz), si presentò alla visita medica. Fortuna vuole che il chirurgo adetto fosse un vecchio amico del padre. Pur avendola scoperta non la tradì ma impose al padre di spedire presto un’altro dei suoi figli per sostituirla. Il più piccolo dei fratelli Scanagatta, Guido, però non aveva ancora l’età per la leva e si decise quindi di aspettare. Nel frattempo Franscesca\Franz frequentò i corsi militari dell’accademia con ottimi risultati.
Ne uscì tre anni dopo con l’ambita patente al grado di fahnrich (alfiere) di fanteria, il 16 gennaio 1797
Sempre in quell’anno si unì al reggimento del fronte, il Warasdiner St. Georger Nr. 4, nelle battaglie che contrastarono l’avanzata di Napoleone. Successivamente portò servizio al Reggimento di Fanteria Nr. 56 “Wencel Graf Colloredo”, al reggimento del fronte Deutsch-Banater Nr. 12 in battaglie che ebbero come teatro svariati luogli fino a Genova.
Nonostante una profonda ferita, procurata durante un combattimento perduto dagli austriaci, riuscì a non rivelare mai la sua femminilità.
Francesca Scanagatta riuscì a tenere nascosta la sua identità per sei lunghi anni fino a quando il primo marzo 1800, a 25 anni, venne promossa con il grado di luogotenente e, pochi mesi dopo, prese la decisione di congedarsi per motivi di salute. Solo allora rese nota a tutti la sua identità tra lo sconcerto generale.
Poté così rientrare a Milano, riabbracciare genitori e fratelli, e, suo malgrado tornare alle consuetudini della vita civile.
Nel 1804 si sposò con “un collega”, Celestino Spini, tenente della Guardia presidenziale cisalpina, che alla Restaurazione entrò nell’esercito austriaco.
Dal matrimonio nacquero quattro figli, due maschi e due femmine.
Nel 1852, a 76 anni, in occasione dell’anniversario dell’Accademia Militare nella quale aveva preso i gradi di tenente, inviò un biglietto d’auguri firmandosi “Franz Scanagatta, tenente e vedova del Maggiore Spini.”