Il Manifesto della donna futurista

Il Manifesto della donna futurista

Nel 1912, in risposta al Manifesto Futurista di Tommaso Marinetti che all’articolo 9 proclama il disprezzo per le donne, Valentine de Saint Point risponde pubblicando un volantino che viene stampato allo stesso tempo a Parigi e a Milano il 25 marzo su cui scrive “Il manifesto della donna futurista” di cui ne darà una prima lettura a Bruxelles presso la Sala Giroux e poi anche nella Sala Gaveau a Parigi sempre nel giugno del 1912[12].
In questo manifesto, Valentine de Saint Point sostiene che l’umanità è fatta non da maschi o femminine ma da mascolinità e femminilità che sono dei tratti appartenenti ad ogni essere completo[13]. “Le donne sono le Erinni, le Amazzoni; le Semiriadi, le Giovanne d’Arco, le Jeanne Hachette, le Giuditte e le Carlotte Corday; le Cleopatre e le Messaline; le guerriere che combattono con più ferocia dei maschi, le amanti che incitano, le distruttrici che, spezzando i più deboli, agevolano la selezione attraverso l’orgoglio e la disperazione, la disperazione che dà al cuore tutto il suo rendimento”[14]. Le donne devono tornare libere e riappropriarsi dei loro istinti. Ed è la lussuria la spinta che ci vuole perché fonte di energia, è una forza che annienta i più deboli ma rinvigorisce i più forti[15].
Dopo questo manifesto lo stesso Marinetti, la inviterà a far parte della direzione del movimento futurista in qualità di rappresentante di “azione femminile”.

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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