Maria Sibylla Merian
Se è vero che il destino delle persone si manifesta già in tenera età, la storia di Maria Sibylla Merian è in questo senso esemplare. È ancora bambina quando ruba un tulipano per disegnarlo con i suoi acquerelli. Siamo a Francoforte nella seconda metà del Seicento: in quegli anni la città tedesca è la capitale dell’editoria, importante centro commerciale – in particolare per il commercio della seta – e teatro di grandi entusiasmi e interessi scientifici a cui le donne sono, ovviamente, escluse. Maria Sibylla nasce in una famiglia di intellettuali: suo padre è un editore e incisore molto noto, che però morirà quando la futura pittrice e naturalista ha soli tre anni. Sua madre si risposa con un pittore di fiori – un genere allora molto diffuso – ed è da lui che impara i primi rudimenti di pittura. Giovanissima, comincia a dipingere piante, fiori e insetti, ma sono soprattutto i bachi da seta a interessarla di più. La cosa che più la affascina è la metamorfosi che porta i bruchi a trasformarsi in belle farfalle e così si mette a raccogliere gli insetti per osservarne il passaggio da crisalide a farfalla. Il matrimonio a 18 anni con un pittore e il trasferimento a Norimberga la portano a perfezionare sempre più il disegno e l’interesse per gli insetti, nonostante i pregiudizi dell’epoca che li voleva il risultato di una putrefazione, e per questo venivano ritenuti, secondo la superstizione popolare, bestie diaboliche. La chiesa cattolica consigliava degli esorcismi contro la piaga delle cosiddette “bestie di Satana”, altri credevano che le farfalle fossero streghe che all’occorrenza si trasformavano.
Maria Sibylla sfida i pregiudizi del tempo e raccoglie instancabilmente i suoi bruchi. Li porta in laboratorio, li osserva scrupolosamente, scopre che quegli strani insetti nascevano dalle uova deposte dalle farfalle, e le farfalle dalle crisalidi. In questi anni di studio intenso, a 28 anni pubblica il suo primo libro, che non è dedicato alle farfalle, bensì ai fiori. Qui sono raccolte incisioni particolarmente accurate tratte dai suoi acquerelli, con lo scopo di fornire un campionario di immagini per le signore che ricamavano. Suo marito guadagna poco come pittore e Maria Sibylla è costretta a mantenere tutta la famiglia arrotondando con l’insegnamento e una piccola attività commerciale di colori e attrezzi per dipingere. Ma non si lascia spaventare dalle ristrettezze economiche, continua a lavorare duramente e a studiare il latino per acquistare autorevolezza nel settore scientifico. Finalmente, dopo molti sforzi, riesce a pubblicare il suo libro sui bruchi: si chiama La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori, un testo innovativo dove illustra gli stadi di sviluppo di 176 specie di farfalle e dei fiori di cui esse si nutrono. È un libretto molto piccolo (per ridurre i costi) e accanto a ciascuna tavola sono riportate le sue osservazioni sulla vita di ogni insetto, con la descrizione del processo di trasformazione.
È un lavoro importante per lo sviluppo dell’entomologia, perché frutto dell’osservazione dal vero, più dettagliato di altre opere sull’argomento, anche se scritto in tedesco e per questo meno attendibile fra gli uomini di scienza. Era infatti il latino l’unica lingua accettata dalla comunità scientifica. Maria Sibylla a un certo punto, poco soddisfatta della sua vita, si separa dal marito, si trasferisce in Olanda, va a vivere in una comune, parte per il lontano Suriname, allora colonia olandese. Un viaggio rischioso e costoso intrapreso all’età di 52 anni (che all’epoca erano tanti) in nome della sua più grande passione: le farfalle. Al tempo i viaggi scientifici erano estremamente rari (figurarsi per le donne) e, con un piccolo prestito, parte con sua figlia per questa inconsueta spedizione scientifica. Arrivata nel piccolo stato sudamericano, saranno gli indigeni ad aiutarla di più nelle sue ricerche: sono loro ad accompagnarla nelle esplorazioni di foreste, a mostrarle gli esemplari di piante, di fiori e di frutti, specie di insetti e altri animali.
Con l’aiuto soprattutto di schiave nere e indigene, madre e figlia raccolgono, classificano, si spostano faticosamente nella foresta tropicale. Si interessa anche alle proprietà medicinali delle piante, in particolare studia i semi di una pianta particolare, e denuncia nei suoi scritti la terribile condizione delle donne del posto “I semi sono usati dalle donne che hanno le doglie per accelerare il travaglio. Le indiane, che sono maltrattate dagli olandesi presso i quali sono a servizio, li usano per abortire affinché i figli non nascano schiavi come loro. Le schiave nere della Guinea e dell’Angola vanno trattate con una certa benevolenza altrimenti in condizione di schiavitù non fanno bambini. E infatti non ne hanno e arrivano a suicidarsi per il trattamento al quale sono abitualmente sottoposte. Infatti credono di rinascere libere nel loro paese in condizione di libertà”. In seguito alla spedizione, pubblica il libro Metamorfosi degli insetti del Suriname, che viene definita “l’opera più bella mai dipinta in America”. I suoi disegni di piante, serpenti, ragni, iguane e coleotteri tropicali sono ancora oggi considerati dei capolavori e vengono ricercati dai collezionisti di tutto il mondo. La vita di Maria Sibylla però non fu facile e la fama raggiunta non le impedì di vivere e di morire in grandi ristrettezze economiche. La sua storia è la storia avventurosa di una donna che ha affrontato un difficile percorso di indipendenza economica e culturale attraverso diversi cambiamenti, o meglio, metamorfosi. Come i suoi bruchi, Maria Sibylla ha dovuto trasformare la sua vita: da tranquilla moglie e madre con la passione per la natura a impavida esploratrice single ed entomologa di fama internazionale.
Dal web Elle