Marina Abramovic: visitiamo “The Cleaner” a Firenze fino al 20 gennaio

Marina Abramovic: visitiamo “The Cleaner” a Firenze fino al 20 gennaio

The Cleaner, la vita di Marina Abramovic in mostra a Firenze.

Le tappe salienti della carriera dell’artista con una selezione dei suoi lavori più significativi nella splendida cornice di Palazzo Strozzi Tweet 20 SETTEMBRE 2018 Oltre 100 opere tra dipinti, video, installazioni e performance: “The Cleaner” è la prima grande retrospettiva italiana dedicata all’artista di origine serba Marina Abramovic, in mostra dal 21 settembre al 20 gennaio a Palazzo Strozzi a Firenze.

L’esposizione ripercorre le tappe salienti della sua carriera con una selezione dei suoi lavori più significativi e la riproposizione, effettuata da artisti selezionati per l’evento, delle performance che più l’hanno resa celebre in oltre cinquanta anni di carriera artistica. Le esibizioni, che impiegano attori e coreografi professionisti, verranno ripetute ogni giorno della durata della mostra.

Marina Abramovic esordisce giovanissima a Belgrado come pittrice. Dei suoi primi lavori sono esposte opere inedite come l’Autoritratto del 1965 e i dipinti delle serie Truck Accident (1963) e Clouds (1965-1970) in cui si ripetono ossessivamente violenti incidenti di camion e composizioni di nuvole. Il passo successivo, anche indissolubilmente legato all’incontro, professionale e amoroso, con l’artista tedesco Ulay, è lo studio sul corpo e le sue energie: nel percorso espositivo si trovano le rappresentazioni di celebri performance della coppia come Imponderabilia (1977), dove il pubblico è costretto a passare attraverso i corpi nudi dei due artisti per entrare in una stanza o azioni come Relation in Space (1976) e Light/Dark (1977) e in cui si sperimentano i complessi intrecci energetici tra i mondi femminile e maschile.

Negli anni ’80 Marina e Ulay intraprendono viaggi di ricerca e studiano le pratiche di meditazione in Australia, India e Thailandia. Ne nascono opere come Nightsea Crossing (1981-1987), in cui rimangono immobili l’uno di fronte all’altra per ore. Dalla fine della loro relazione sentimentale e professionale nel 1988 nasce la performance The Lovers: i due artisti si incontrano per dirsi addio a metà della Grande Muraglia cinese, dopo aver percorso a piedi 2500 chilometri ciascuno.

Negli anni Novanta il dramma della guerra in Bosnia ispira l’opera Balkan Baroque (1997), con cui Marina Abramovic vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia: in uno scantinato buio l’artista pulisce una ad una ossa di bovino raschiando via carne e cartilagine mentre intona canzoni della tradizione serba.

La mostra è stata presentata a Firenze dalla performer che, parlando del rapporto tra genere femminile e carriera artistica, ha detto che non è “difficile essere una donna artista: quello che importa è non aver paura di niente e di nessuno. Ma questo è il problema con le donne in generale. Ci sono sensi di colpa e timori che le ostacolano. Ma l’arte non può essere definita per generi: c’è solo arte buona e arte cattiva”.

Sull’impatto delle nuove tecnologie e dei social sulle avanguardie dell’arte ha osservato che “in sé non hanno nulla di male: il male sta nell’uso che ne viene fatto. Certo però – ha sorriso – che Instagram non è arte”. Infine una rivelazione: l’annuncio di una nuova performance nel 2020 alla Royal Academy”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/media/La-vita-di-Marina-Abramovic-in-mostra-a-Firenze-palazzo-strozzi-7929b14a-0c37-45cd-8ec5-ed704113acaf.html
Dal Web

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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