Parisa e il calcio

Parisa e il calcio

Il teatro dei sogni. Per Parisa Pourtaherian è uno stadio di calcio dove si disputa una partita fra uomini. Fotografa per l’agenzia di stampa iraniana Photoaman, è diventata la prima donna a fotografare un match di football maschile in Iran. Il fatto è accaduto lo scorso luglio, ma la notizia dopo essere diventata virale in patria sta facendo adesso il giro del mondo. Per la precisione il 27 luglio, durante Nassaji Mazandaran-Zob Ahan, da una parte una delle squadre storiche del Paese, della città di Ghaemshahr, dall’altra quella di una delle destinazioni turistiche più famose, Esfahan; sfida terminata 0-1 per gli ospiti con rete di Eddie Hernandez al quindicesimo del primo tempo.
In Iran, alle donne, è vietato entrare negli stadi dove ci sono partite di calcio maschile: “Per la pallavolo, la pallacanestro e l’atletica leggera le restrizioni sono minori – ha dichiarato Parisa – e ci è permesso di entrare negli impianti, ma il football è ancora tabù”. Ricordandosi di avere visto fotografie dove i tifosi salivano sui tetti per seguire i match dello stadio Vatani, si è recata in città tre ore prima dell’inizio della sfida cercando un tetto che potesse ospitarla e provando, soprattutto, di convincere i proprietari delle case a farla entrare. Dopo tanti “No” uno le ha dato il permesso di salire e anche se il primo tempo era terminato e se un albero ostacolava in parte la visuale Parisa Pourtaherian è riuscita a fare il suo shooting, diventando la prima donna iraniana a fotografare una partita di calcio maschile iraniano.
Sarebbe rimasto un gesto anonimo se i colleghi maschi dentro lo stadio non l’avessero vista e avessero iniziato a fotografarla a loro volta, immagini che hanno fatto il giro del Paese. Il tema dei diritti di genere in Iran è all’ordine del giorno, se non per i governanti sicuramente per la popolazione, e molte donne sono state arrestate o mandate via dagli stadi di calcio, quando scoperte travestite da uomo. Nel 2006 il regista Jafar Panhai, Leone d’Oro a Venezia nel 2000 per «Il cerchio», è stato condannato a sei anni di prigione e bandito dal cinema per venti per «Fuorigioco», la pellicola che racconta la storia di un gruppo di ragazze travestite con abiti maschili, appunto, per entrare allo stadio e vedere la partita Iran-Giappone (2-1, 25 marzo 2005, valida per qualificarsi al Mondiale tedesco), scoperte sono state rinchiuse in un recinto, dal quale hanno sentito solamente le urla dei tifosi senza vedere le azioni. Partita terminata con gravi incidenti dopo che uscendo la folla era caduta ed era stata calpestata.
Intanto, in Arabia Saudita qualche passo in avanti è stato fatto con il permesso alle donne di guidare, con l’inserimento dello sport femminile nelle scuole statali e lo scorso gennaio l’Autorità Generale dello Sport ha permesso anche di vedere dal vivo le partite di calcio maschile in tre impianti del Paese: lo stadio internazionale di Re Fahd a Riad; quello di Re Abdullah a Gedda e quello dedicato al principe Mohammad bin Fahd a Dammam. Durante la recente Coppa del Mondo, invece, l’Iran ha permesso alle donne di entrare nello stadio Azadi di Teheran, da 100.000 posti, per vedere le partite sui maxischermi. Piccoli passi avanti che sono visti dalle donne degli altri Paesi arabi dell’area come una spinta a lottare per i propri diritti, cercando di essere sempre più autonome e indipendenti, soprattutto nel lavoro.
Quello che ha fatto Parisa Pourtaherian, la quale spera che il suo esempio serva per aprire il calcio maschile alle donne. Parisa, che ha studiato design industriale all’università di Teheran, è una fotografa affermata che ha coperto eventi sportivi in patria come in Austria, Germania e Svezia, soprattutto di pallavolo, ma seguire una partita di calcio nel posto che gli spetta è ancora un sogno, anche se quello più grande è di farlo all’Old Trafford, per vedere dal vivo il Manchester United, squadra del cuore. Il teatro dei sogni per affermare un diritto, trasformandolo nel tribunale dei diritti per afferrare un sogno.

Di Francesco Caremani

Beatrice Lento

Laureata in Psicologia Clinica, Tropeana per nascita e vissuti, Milaniana convinta, ha diretto con passione, fino all'Agosto 2017, l’Istituto Superiore di Tropea. I suoi interessi prevalenti riguardano: psicodinamica, dimensione donna, giornalismo, intercultura, pari opportunità, disagio giovanile, cultura della legalità, bisogni educativi speciali.

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