Archivio mensile 10th Giugno 2019

A Mestre, durante una partita tra ragazzi, un giocatore quattordicenne, pensando di mortificare l’arbitro donna, si é abbassato i pantaloncini.

L’ arbitro era Giulia Nicastro che subito é tornata ad arbitrare serena e dignitosa.

La stima di sé l’ha smarrita il ragazzino travolto dal maschilismo imperante.

Quel gesto squallido peserà sul giovane per tutta la vita

La vendetta di Giuditta

Artemisia Gentileschi indignata per la mancata punizione del suo stupratore si vendica effigiandosi come Giuditta che taglia la testa ad Oloferne

Mariasole Bianco

Trentatré anni, un sorriso aperto e lo sguardo acceso di chi sta realizzando qualcosa di speciale, un’intraprendenza tutta femminile. «Sono fortunata, perché ogni giorno realizzo il mio sogno, lo stesso che hanno oggi migliaia di bambini: ripulire gli oceani dalla plastica e renderli di nuovo un ambiente pieno di vita» racconta Mariasole Bianco, biologa marina e punto di riferimento internazionale per le politiche legate alla tutela dell’ambiente marino e allo sviluppo sostenibile. L’abbiamo incontrata in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani che si celebra l’8 giugno, per farci raccontare il lavoro che sta portando avanti insieme ai ragazzi – che lei chiama i “custodi del Pianeta” e “Generazione Blu” – nelle scuole di tutta Italia.

Mariasole ha un curriculum d’eccezione. Dopo la laurea in biologia marina a Genova, ha approfondito l’aspetto manageriale nella gestione delle risorse naturali per poi trascorrere cinque anni in Australia, dove ha studiato le aree marine protette. «Rientrata in Italia, nel 2013 insieme a mio padre e a una carissima amica abbiamo fondato Worldrise, l’associazione no profit che si dedica a progetti per la tutela dei mari, con il coinvolgimento dei bambini a partire dalle scuole elementari». Un anno decisivo, in cui la giovane scienziata ha partecipato al congresso decennale sui Parchi e le aree protette di Sydney, per poi entrare, un anno dopo, nella Commissione Mondiale delle aree protette. Non si è mai fermata: è volata alle Hawaii e poi in Cile dove ha proseguito i suoi studi. «Ma ciò che mi rende orgogliosa è soprattutto il mio lavoro con i ragazzi, perché mi dà la speranza sempre più concreta che saranno adulti in grado di preservare l’ambiente

La sua grande passione è il mare, o meglio la difesa del mare. Come è nata?
Mi è stata trasmessa da mio padre, amante del mare, e da mia madre, insegnante, durante le lunghe vacanze estive che trascorrevamo in Sardegna quand’ero piccola: tre mesi a piedi nudi e costume a scorrazzare sulla spiaggia, immersa nella natura. Ero una piccola selvaggia, mi sentivo libera come Mowgli del Libro della Giungla (e ancora mi ci sento). Ho imparato a amare e rispettare il mare e i suoi abitanti. È lì che è nato il mio sogno, che oggi realizzo con migliaia di piccoli studenti portando nelle scuole i nostri progetti per la salvaguardia del mare.

Lei è conosciuta per la partecipazione alla trasmissione Kilimangiaro su Rai3, ma ne sa parecchio anche dei sogni dei bambini…
Con loro condivido l’aspirazione a fare qualcosa di concreto per migliorare il mondo. Lavorando con i bambini di quarta elementare e fino alla prima media, ho capito che sono davvero preoccupati per le sorti dell’ambiente e quindi del loro futuro. Sono i veri paladini degli oceani: se stimolati e coinvolti nel modo giusto, diventano ambasciatori del problema. Il cambiamento parte da loro e prosegue a casa, in un circolo virtuoso che parte dai più piccoli e arriva ai genitori e ai nonni.

La generazione degli adulti di oggi ha quasi sempre ignorato i problemi legati all’ambiente e ora le conseguenze ricadono sui più giovani.
Per questo Worldwise si rivolge alle nuove generazioni. I bambini sono rimasti molto colpiti quando abbiamo spiegato che ogni anno finiscono in mare 8 milioni di tonnellate di plastica. Come se, ogni minuto per 365 giorni all’anno, un camion della spazzatura riversasse tutto il suo contenuto in acqua. E siamo passati all’azione, fatta di diffusione delle informazioni per preservare la Natura e di gesti concreti. A Milano abbiamo appena creato il primo network al mondo di locali notturni che si impegnano a essere plastic free, cioè a non usare più prodotti in plastica monouso come posate o cannucce.

Il 7 giugno lei è stata chiamata a partecipare al convegno dell’ONU che quest’anno si intitola Gender and the Ocean, in omaggio alle donne che si dedicano alla cura dell’ambiente marino.

Mi hanno invitato come Maestro di cerimonia, insieme ad altre donne significative di tutto il mondo che stanno lavorando per proteggere gli oceani. Mi sento onorata di essere riconosciuta da una piattaforma internazionale così prestigiosa come una giovane donna che fa la differenza. Un sogno che si concretizza sempre più.

Quale percorso di studi consiglierebbe ai ragazzi che amano l’ambiente?
Le università italiane sono in grado di offrire un’ottima formazione a livello teorico con facoltà che vanno da Biologia a Scienze Ambientali e Naturali. Questa preparazione va sicuramente arricchita da esperienze pratiche e professionali, parte integrante dei programmi delle università estere che consentono anche di incrementare la conoscenza dell’inglese, fondamentale in ambito scientifico. Ma la cosa che più mi sento di consigliare è di armarsi di pazienza e determinazione,  e tenere sempre viva quella passione che permette ai sogni, prima o poi, di trasformarsi in realtà.

Il Manifesto della Generazione blu: un decalogo per un mare più pulito

Nato da un’idea di Mariasole Bianco con Diana de Marsanich di Natural Stylee Chiara Bidoli, direttrice di Style Piccoli, Insieme, Io e il mio bambino e quimamme.it il Manifesto della Generazione blu riassume in dieci punti le azioni che rendono i bambini protagonisti della tutela del mare.  Si scarica da quimamme.it

La Generazione Blu ci salverà

Da una ricerca svolta da Disney con Rcs e Cairo editore risulta che tra le priorità dei bambini tra i 5 e gli 11 anni c’è l’emergenza plastica in mare. E circa l’88 per cento sente
di avere il potere di rendere il mondo un posto migliore. Una “Generazione Blu”, come sono stati definiti dagli esperti della ricerca. «I bambini sanno partecipare con un entusiasmo travolgente anche a progetti di rilievo», spiega Mariasole Bianco. Come “Batti 5” dell’associazione Worldrise, che ha coinvolto finora quasi 800 ragazzi basandosi sulle migliori pratiche internazionali, anche grazie alla collaborazione con organizzazioni come One More Generation (OMG) e all’adesione alla Plastic Awareness Coalition. «Quest’anno, oltre alla Liguria, il lavoro di “Batti 5” si è esteso alle spiagge di Calabria e Sicilia, dove abbiamo raccolto quantità incredibili di rifiuti. Esperienza che ha scioccato sia noi sia gli oltre 400 bambini partecipanti al progetto. Abbiamo trovato non solo sacchetti e bottiglie di plastica, ma alberi di Natale, frigoriferi, passeggini…».

Di Laura Salonia

Endometriosiparliamone

Martedì, alle ore 16, nel palazzo del Consiglio Comunale di Reggio Calabria si svolgerà un importante convegno sull’ Endometriosi.

sos KORAI PARTECIPERÁ e vi terrá informati.

Parliamone perché il silenzio aumenta la sofferenza.

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia

Onore al merito. Un orgoglio per noi italiani, e la maggioranza di noi, probabilmente, nemmeno lo sa. La prima donna laureata al mondo, infatti, proviene dal nostro Paese.

Lei si chiama Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, è nata a Venezia nel 1646 ed è la quinta di sette figli. I suoi genitori erano il patrizio Giovanni Battista Cornaro e Zanetta, una donna di umili origini.

Giovanni Battista Cornaro, illuminato mecenate e padre anticonvenzionale, infatti, aveva sfidato l’allora pettegola e chiusa società veneziana vivendo con una donna di classe inferiore alla sua, con la quale è rimasto accanto per tutta la vita.

E il carattere forte e determinato Elena l’ha preso proprio dal padre, che con le sue decisioni ha sicuramente avuto un’influenza fondamentale nella crescita e nelle decisioni della figlia.

Elena ha soltanto 10 anni quando sceglie di rifiutare il matrimonio e di restare vergine per consacrarsi allo studio e alla passione intellettuale. Nella Venezia della metà del ‘600, quando alle donne era consentito soltanto il matrimonio o il velo, Elena intraprese un camminio nuovo, solitario, quasi scandaloso.

Fin da piccola Elena dimostra una sorprendente facilità nell’apprendere, sostenuta da una notevole passione per lo studio che affronta con caparbietà e rigore. Impara il greco e il latino, se guita da prè Fabris che le impartisce lezioni a palazzo, traduce senza problemi l’Iliade e l’Odisseae amplia le sue conoscenze con gli insegnamenti impartiti da Giovanni Valier, canonico di San Marco, e da padre Vota.

Studia lo spagnolo, il francese, l’ebraico, l’arabo, per poi dedicarsi alla filosofia e alla teologia.

Dopo essersi iscritta all’Università, che a quei tempi veniva definita Studio di Padova, però, Elena trova una spiacevole sorpresa nel momento in cui presenta regolare domanda di ammissione alla laurea: a una donna, infatti, non era concesso ricevere il titolo di dottore in teologia.

E fu Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova, a bloccare tutto: essendo inferiore rispetto all’uomo, e non essendo capace di ragionamenti difficili, una donna non poteva ricevere un titolo di laurea.

E così inizia una lunga polemica tra lo Studio di Padova, che aveva acconsentito alla laurea, e il cardinale Barbarigo.

Fino a quando, il 25 Giugno del 1678, all’età di 32 anni, Elena ottiene finalmente la sua laurea: gliela concedono, però, in filosofia (magistra philosophiae), non in teologia,  anche se non poté, in quanto donna, esercitare l’insegnamento.

La cerimonia di proclamazione restò negli annali: l’aula era talmente piena che la cerimonia dovette essere spostata in uno spazio più grande.

Lei, come dicevamo, già da piccola aveva deciso di rinunciare al matrimonio e di restare vergine, ma il destino ha avuto in serbo per lei un imprevisto: l’incontro con l’erudito arabo Humar ibn al-Farid, inviato dal conte spagnolo Olivares a studiare l’ordinamento della ricchissima biblioteca del Cornaro.

Tra i due si accende una passione violentissima quanto silenziosa,  proprio grazie al loro comune amore per il sapere. E’ un sentimento impossibile e mai apertamente dichiarato, ma che resterà in eterno e che si è rivelato di grande supporto negli anni difficili che Elena ha dovuto affrontare. Parole toccanti, poi, quelle utilizzate nella lettera d’addio che Humar ha poi inviato a Elena.

La vita passata sui libri, però, presenta ben presto il suo conto: è il 1684 quando Elena muore, a soli 38 anni, per una grave malattia.

Aveva disposto che fossero distrutti tutti i suoi manoscritti, e le poche carte restanti, consistenti in discorsi di argomento morale e religioso, e in alcune poesie, furono pubblicate postume.

Tra debiti e volontà dei monaci benedettini, non rimarrà nemmeno la statua di Elena, eretta su spinta del padre.

Oggi, la riproduzione della statua di Elena si trova alla base dello scalone del Palazzo del Bo, sede dell’Università di Padova. Nella sala grande della Biblioteca del Vassar College, una delle università più famose della East Coast, c’è invece una vetrata policroma che la ritrae, mentre nell’Aula italiana della Cattedrale del Sapere presso l’Università di Pittsburghè ritratta la sua figura in un grande affresco.

Il suo nome oggi dice poco, se non nulla, eppure occupa un posto rilevante nella storia della cultura italiana di cui dovremmo essere fieri.

Le è stata dedicata una lapide sul muro diCa’ Farsetti a Venezia, lato calle del Carbon, mentre l’autrice Patrizia Carranone ha raccontato la sua storia e la sua vita nel romanzo “Illuminata“, edito daMondadori.

Dal sito Eticamente

La corsa delle fantelle

Questa sera, mercoledì 5 giugno, alle ore 21 e 30 i riflettori della Quintana si spostano in via Mentana per la “Corsa delle fantelle” organizzata dal Rione Pugilli. L’iniziativa è volta a rievocare uno dei più caratteristici giochi popolari del 600.

A sfidarsi nella corsa saranno 10 ragazze, appunto, le “fantelle” in rappresentanza dei Rioni di Foligno.

Il suggestivo cerimoniale prevede la partenza di un carro dalla Taverna dell’Aquila Nera, seguito dai tamburini, che andrà a recuperare le altre 9 “fantelle”dai rispettivi Rioni. Finito il giro il carro tornerà in Via Mentana, dove, terminato “l’arruolamento” delle ragazze partirà la gara vera e propria con il percorso che si snoderà per i suggestivi vicoli adiacenti a Via Mentana.

Alla “fantella” vincitrice andranno, rispettando fedelmente quanto accadeva nel seicento, una libra di pepe, un mazzo di porri e della canapa.

Da La Giostra della Quintana

Chiara Vigo: la sacerdotessa del bisso

É L’ ultimo Maestro del bisso, la fibra tessile prodotta da un mollusco presente solo nel Mediterraneo: Pinna Nobilis.

Non vuol essere chiamata Maestra perché ritiene che in questo caso il nome non abbia Genere e che, comunque, è ora di superare il genere.

Nessuno crea come lei la seta del mare, lo fa cantando in aramaico e sanscrito, riproducendo simboli arcaici, ricordando a memoria 150 disegni.

Trame in bisso su ordito di lino antico, storie tra passato e futuro che le hanno fatto conquistare infiniti premi in giro per il mondo.

A Sant’ Antioco, in Sardegna, é la più autorevole del paese.

É diventata Maestro di bisso 36 anni fa ed ha innovato la tradizione ideando la filatura corta che consente di tagliare solo le punte dei filamenti di Pinna Nobilis senza privare l’ animale della vita.

É stata lei a salvare anche i Murici, i molluschi che servono per tingere il bisso di porpora, li fa strisciare sul sale per estrarne il succo di bile Rosso e poi li ributta in mare.

Chiara ha recitato il Giuramento dell’ Acqua con cui si é impegnata a proteggere il mare e la terra a cui la sua arte é profondamente legata.

Nelle sue tele ci sono emozioni di terra e acqua, alberi della vita e della morte, lune e simboli della fertilità.

Bellissimo il suo Leone delle Donne datato 1996

Nilde Iotti

“…Il cammino percorso in meno di un anno è stato molto e difficile: ma le nostre donne hanno bruciato le tappe. Esse continuano la loro opera, ad esse va l’elogio e la fiducia delle donne italiane, di tutti gli italiani che sperano e credono nella rinascita democratica del nostro Paese”.

(Leonilde Iotti)

Teresa Mattei

“….La più giovane deputatessa italiana alla Costituente ha molti bei riccioli bruni e due begli occhi vivi e ha venticinque anni. E’ nata a Genova, ha studiato a Milano, e a Firenze si è laureata in filosofia, durante la lotta clandestina.”

Le 21 splendide donne della Costituente

Adele Bei

Bianca Bianchi

Laura Bianchini

Elisabetta Conci

Maria De Unterrichter Jervolino

Filomena Delli Castelli

Maria Federici

Nadia Gallico Spano

Angela Gotelli

Angela M. Guidi Cingolani

Leonilde Iotti

Teresa Mattei

Angelina Livia Merlin

Angiola Minella

Rita Montagnana Togliatti

Maria Nicotra Fiorini

Teresa Noce Longo

Ottavia Penna Buscemi

Elettra Pollastrini

M. Maddalena Rossi

Vittoria Titomanlio