Archivio mensile 27th Marzo 2018

A Silvia

Silvia, rimembri ancora

Quel tempo della tua vita mortale,

Quando beltà splendea

Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,

E tu, lieta e pensosa, il limitare

Di gioventù salivi?

Sonavan le quiete

Stanze, e le vie dintorno,

Al tuo perpetuo canto,

Allor che all’opre femminili intenta

Sedevi, assai contenta

Di quel vago avvenir che in mente avevi.

Era il maggio odoroso: e tu solevi

Così menare il giorno.

Io gli studi leggiadri

Talor lasciando e le sudate carte,

Ove il tempo mio primo

E di me si spendea la miglior parte,

D’in su i veroni del paterno ostello

Porgea gli orecchi al suon della tua voce,

Ed alla man veloce

Che percorrea la faticosa tela.

Mirava il ciel sereno,

Le vie dorate e gli orti,

E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.

Lingua mortal non dice

Quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,

Che speranze, che cori, o Silvia mia!

Quale allor ci apparia

La vita umana e il fato!

Quando sovviemmi di cotanta speme,

Un affetto mi preme

Acerbo e sconsolato,

E tornami a doler di mia sventura.

O natura, o natura,

Perchè non rendi poi

Quel che prometti allor? perchè di tanto

Inganni i figli tuoi?

Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,

Da chiuso morbo combattuta e vinta,

Perivi, o tenerella. E non vedevi

Il fior degli anni tuoi;

Non ti molceva il core

La dolce lode or delle negre chiome,

Or degli sguardi innamorati e schivi;

Nè teco le compagne ai dì festivi

Ragionavan d’amore

Anche peria fra poco

La speranza mia dolce: agli anni miei

Anche negaro i fati

La giovanezza. Ahi come,

Come passata sei,

Cara compagna dell’età mia nova,

Mia lacrimata speme!

Questo è quel mondo? questi

I diletti, l’amor, l’opre, gli eventi

Onde cotanto ragionammo insieme?

Questa la sorte dell’umane genti?

All’apparir del vero

Tu, misera, cadesti: e con la mano

La fredda morte ed una tomba ignuda

Mostravi di lontan

G. Leopardi

Grandezza di Donna

Come donna conosco la maledizione che porto nel sangue.

E’ la maledizione che ci hanno lanciato coloro che hanno bruciato le nostre antenate e che ci hanno definite inferiori, brutte e stupide, a meno di non essere pure, giovanili, disponibili e tranquille.

Quella notizia si diffuse a macchia d’olio e la gente la assecondò per paura che gli eccidi continuassero..

Come donna ho sempre avuto paura di splendere, di connettermi alla terra, di essere brutta, di essere bella, di essere sgradevole.

Sapevo, in qualche luogo della mia memoria ancestrale, che avrei potuto essere uccisa. Il sussurro nella mia testa mi diceva: “Cammina con prudenza, non permetterti di non piacergli, non essere troppo forte, potrebbero emarginarti”.

Se mi chiamavano strega, mi sentivo insultata. “Stai dicendo che sono brutta, che sono cattiva?”, mi domandavo.

Questo era prima di sapere, prima di disimparare le bugie che ci hanno venduto per secoli.

Le non-verità sulle donne del nostro passato.

Le parole biforcute che sono state spese per coprire gli omicidi di massa di così tante tante tante donne.

Donne sagge che passavano la saggezza oralmente, donne sagge il cui sapere ora cerco di riafferrare e risvegliare in me.

Una volta ho letto che, su quattro villaggi, sopravvisse solo una donna. Immaginatevi. Perchè gli uomini lasciarono che uccidessero tutte le donne? Che cosa trasformò gli uomini da protettori a cacciatori? Qualsiasi cosa fosse, fu ugualmente terribile, e la maledizione li perseguita ancora allo stesso modo.

Perchè continuo a parlarne? Perchè vedo molte donne che non si rendono conto del proprio valore, molte donne che non prendono le proprie corone e si costruiscono un dannato trono. Perchè la bugia filtra ancora nelle menti della gente.

Vedo persone che hanno paura di connettersi alla terra perchè pensano di essere prese per strane o streghe. Vedo donne che hanno timore di entrare nell’età matura, perchè non voglio essere delle “vecchiacce”.

Vedo donne che ridono dei roghi delle streghe o che usano la parola “strega” per scherzo.

Sapete che state ridendo dell’uccisione selettiva delle vostre sorelle (e anche dei fratelli)?

Vi sfido a spezzare la maledizione; vi sfido a farvi espellere da questa società addomesticata e concreta; vi sfido a costruire il vostro trono dal dolore e a tramutarlo in tenerezza, e ad accogliere la spontaneità.

Siete potenti, siete bellissime in tutte le forme, Giovani, Madri, Anziane.

Reclamate ciò che vi è stato strappato, reclamate la vostra conoscenza, il potere e la verità.

Crescerò i miei figli maschi nella conoscenza che la donna è il lupo selvatico, il guerriero indomito, l’amante dal cuore tenero, la magica donna di medicina, colei che dà la vita e il drago sputafuoco.

Ricorderò loro che la donna è sacra.

Che la donna è vita.

La donna è oscurità.

La donna è morte e rinascita.

La donna è strega.

Brigitte Anna McNeill

E vai! La prima Donna Presidente del Senato

Dietro Maria Elisabetta la fatica, la passione, il sacrificio, la determinazione, l’amore…di tantissime Donne.

Nata a Rovigo nel 1946, Maria Elisabetta Casellati è laureata in giurisprudenza e in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense ed è iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova. Per quanto riguarda la carriera politica, è stata sottosegretario alla Salute e alla Giustizia in tre legislature targate Silvio Berlusconi Fedelissima del Cavaliere, Casellati aderisce a Forza Italia fin dalla sua fondazione. E’ stata componente del Collegio nazionale dei probiviri, dirigente nazionale del Dipartimento sanità di Forza Italia e vice dirigente nazionale dei dipartimenti di Forza Italia. Nel 1994 è segretaria di Forza Italia al Senato, dal 2001 al 2002 è vice capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama e dal 2002 al 2005 vice capogruppo vicario. Tra il 2006 e il 2008 è nuovamente vice presidente del gruppo al Senato.

“La Signorina Teresa”da AGÁPE, Quaderno dell’8 Marzo #1

LA SIGNORINA TERESAC’era la solita ressa per salire sul pullman: sempre così il sabato pomeriggio. Ma ormai non ci faceva più caso, tanta era la gioia e la leggerezza che la spingeva ad aspettare pazientemente di prendere posto su quel mezzo affollato, carico di odori e storie che venivano da ogni parte del mondo. Avrebbe trascorso due giorni con Nino, il suo amore, l’uomo che di lì a poco sarebbe diventato il suo compagno di vita… “Posso?” disse indicando la borsa di pelle nera, di taglio classico, messa accanto ad una distinta signora dai capelli grigi e un fresco profumo di lavanda: “Che buono, sembra essere intonato al suo foulard.” ”Prego signorina, ci mancherebbe” le sorrise, spostando la borsa.” Scende a Cosenza?” ”Si”, “Bene, ci faremo compagnia”, e aggiunse un altro dei suoi sorrisi. E pensò a quel pacco di articoli da rivedere che aveva nella borsa e quegli elaborati che i suoi ragazzi aspettavano corretti da tanto tempo…ma non se la sentì di negare un po’ di conversazione a quella donna dall’aspetto dolce ed elegante…E cosi snocciolarono la loro vita, tra caselli autostradali e tornanti di montagna…”Allora si sposa, signorina?” “Si a giugno, manca un mese ormai…” ”Siete fidanzati da tanto?” “No” disse con un sorriso “soltanto nove mesi”…l’espressione della signorina Teresa ( si erano presentate) si fece prima dura, allarmata “La prego, non faccia questo errore, non può dire di conoscere una persona in così breve tempo” “Ma no, è gentile, dolce, ( ma perché mai si preoccupa tanto della mia vita sentimentale), lui è diverso”…”Potrebbe fingere, potrebbe recitare, non abbia fretta, non si lasci ingannare; faccia una cosa: veda come tratta sua madre, la sua famiglia, con loro non può fingere, non può imbrogliare”. Silvia abbassò gli occhi, con un sorriso amaro: lo aveva visto come aveva trattato sua madre, la volta precedente: l’aveva fatta piangere, lasciandole sul tavolo una scatolina confezionata con un grappolo di primizia di uva zibibbo che lei voleva fargli portare su al nord…e anche tre settimane prima, quando lei, premurosa e dolce, aveva preparato una cena che lui con un gesto sgarbato, aveva quasi fatto volare giù dal tavolo, rimproverandola duro di non aver cucinato quello che voleva.

Ma con lei sarebbe stato diverso, ne era convinta ” Si signorina, con me sarà diverso”…e ripensò tante volte alla signorina Teresa nei suoi lunghi vent’anni di matrimonio: quando i piatti allontanati di malagrazia erano quelli cucinati da lei, o quando al suo racconto allegro e leggero della sua giornata a scuola, si sentiva rispondere: “Tu non vai a lavorare, vai a cazzeggiare…” e …“ ..E allora lei aveva cercato sempre e comunque, di evitare le occasioni di scontro, perché lui è così, è il suo carattere, ma poi in fondo è un uomo buono, poi gli passa e a suo modo mi vuole bene…ma non esiste un suo modo di volere bene, esiste solo un modo di volere bene, fatto di rispetto reciproco, di fiducia incondizionata e di quella meravigliosa sensazione di sentirsi dei privilegiati: che bello, avrebbe potuto scegliere un’altra persona, invece ha scelto me…e invece negli anni più volte le sue battaglie quotidiane erano state condotte silenziosamente, quasi una resistenza passiva, contro risposte urlate e commenti denigranti, soprattutto quelli che riguardavano il suo lavoro: certo una donna non può pensare, non può avere un lavoro che le dà quella soddisfazione che, lei, forse un po’ troppo romanticamente e ingenuamente , si sarebbe aspettata dalla sua storia d’amore, quella che si era immaginata ogni sabato pomeriggio, salendo su quel pullman dagli esotici odori e colori…e così non è stato facile concretizzare l’idea dell’esistenza di un voler bene oggettivo, abituarsi all’idea che “è il suo carattere, è fatto così” sono frasi senza senso, non possono e non devono avere un senso…e così Silvia ha ricominciato da sé, prendendo quel pullman, in un torrido pomeriggio di metà luglio. Anche quella volta, ha aspettato pazientemente il suo turno: non aveva fretta. La sua nuova vita poteva aspettare. Gli odori e i colori erano quelli di vent’anni prima e accanto a lei non più la signorina Teresa, ma i suoi figli che le sorridono.

Silvia

Daisy Fraser

Avete mai sentito dell’editore Whedonche dava al tesoro pubblico ogni moneta ricevesse

per supportare un candidato?

O per scrivere sulla fabbrica di conserve

per convincere la gente a investirci?

O per sopprimere gli avvenimenti della banca,

quando era a pezzi e sull’orlo del fallimento?

Avete mai sentito del giudice del distretto

che aiutava tutti eccetto le ferrovie “Q”,

o i banchieri? O che il reverendo Peet e il reverendo Sibley

dessero tutto il loro salario, guadagnato tenendo la bocca chiusa,

oppure parlando in modo chiaro come i loro capi volevano,

per la costruzione dell’acquedotto?

Ma io-Daisy Fraser che passai sempre

per le strade fra cenni di testa e sorrisi,

e colpi di tosse e frasi come “eccola sta arrivando,”

non fui mai portata davanti al giudice Arnett

senza pagare 10 dollari e le spese

al fondo scolastico di Spoon River!

Brava Sofia!

” Se fai ciò che ti piace non puoi essere triste”…ce lo dice Sofia!

SOFIA GOGGIA – Non c’è dubbio che la bergamasca è l’atleta copertina della stagione azzurra. La prima medaglia d’oro per l’Italia nella discesa femminile alle Olimpiadi e la Coppa del Mondo di discesa dall’ultima di Isolde Kostner datata 2001/2002. Sono questi due trionfi i simboli di una stagione strepitosa per Goggia, salita sul podio per nove volte in totale tra discesa, superG e gigante, con tre vittorie all’attivo tutte in velocità. Quarto posto nella classifica generale ed è un piazzamento che poteva anche essere migliore se non ci fossero state nel corso dell’anno le classiche “goggiate”. Sono, però, questi momenti che forse caratterizzano maggiormente la bergamasca, una sciatrice che non si accontenta mai e che vuole sempre raggiungere il massimo traguardo. Anche per il suo carattere, il suo spirito, il suo modo di fare dentro e fuori la pista è ormai diventata “la faccia” dello sci alpino azzurro, un personaggio che coinvolge ed appassiona, come succedeva solamente ai tempi del grande Alberto Tomba.

Fabiola a capo del CERN 

L’ha definita “un’esperienza bellissima” e soprattutto “un grande onore essere direttore del Cern” di Ginevra, ma Fabiola Gianotti, prima donna a essere stata scelta nel 2014 alla guida del più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, intervistata dall’AdnKronos, ha sottolineato come guidare il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare a Ginevra sia anche “un’esperienza molto arricchente”.
“Il mio lavoro spazia dagli aspetti scientifici a quelli di budget e agli impegni internazionali: è senz’altro un grandissimo onore, un grandissimo privilegio essere alla guida di questo laboratorio veramente speciale” ha spiegato la scienziata inserita da Forbes tra le 100 donne più potenti al mondo.
Una delle poche donne a capo di una ciclopica infrastruttura di ricerca con 21 Paesi membri e migliaia di scienziati impegnati, Gianotti segna di fatto un punto a favore della ricerca scientifica al femminile, celebrata oggi dalle Nazioni Unite con la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza.

Minerva Jones

Minerva Jones

Io sono Minerva, la poetessa del paese,
fischiata, sbeffeggiata dagli zoticoni da strada,
per il corpo pesante, l’occhio strabico, il passo ondeggiante,
e rincarono le dosi quando Weldy <il duro>
di me prese possesso dopo una caccia brutale.
Mi lasciò al mio destino dal dottor Meyers;
e io sprofondai nella morte, la paralisi che saliva dai piedi,
come chi entri sempre più nel profondo
in un flusso di ghiaccio.
Andrà qualcuno al giornale del paese
per raccogliere in un libro tutte le mie poesie?
Ero tanta assetata d’amore!
Ero tanta affamata di vita!
(da “Antologia di Spoon River”, Edgar Lee Masters)

Le Futuriste

Una mostra al museo Man di Nuoro celebra l’ingegno delle donne futuriste: pittrici, fotografe, scenografe. Artiste totali e rivoluzionarie che seppero ribaltare gli stereotipi di genere del tempo meglio ancora di quanto seppero fare i colleghi maschi. “L’elica e la luce. Le futuriste. 1912_1944” è curata da Chiara Gatti e Raffaella Resch e mette in risalto l’operato di queste artiste, dalla vicende personali talvolta spregiudicate, grazie a più di 100 opere fra dipinti, sculture, carte, tessuti, maquette teatrali e oggetti d’arte applicata. Nomi poco conosciuti al grande pubblico, da Valentine de Saint-Point, a Brunas, da Alma Fidora (la cui biblioteca e l’archivio di documenti sono andati distrutti sotto i bombardamenti) a Benedetta, fino a Marisa Mori e Wanda Wultz

Ciao Alda

Sono nata il 21 di Marzo…