Archivio mensile 25th Febbraio 2018

Io ho una figlia femmina

#AGÁPEsosKORAI Quaderno dell’8 Marzo

Distillando Essenze di Umanitá

sosKORAI&CAFFO

É bello essere femmina quando sei bambina, tra pizzi e merletti e giochi da femmina: c’é il servizio da thé e le bambole da vestire e pettinare, quelle che devi nutrire e quelle che devi curare, le case di Barbie con mariti e figli al seguito, i ninnoli da incorniciare e i gioielli da creare, la scopa giocattolo e il ferri da stiro…

Viviana Mazzocca

Aleksandra Kollontaj

#AGAPEsosKORAI – Un omaggio ad una grande Donna

In prossimità della giornata dell’8 marzo desidero ricordare e celebrare una delle più importanti personalità politiche, umane e femminili: ALEKSANDRA KOLLONTAJ – La PRIMA DONNA MINISTRO DELLA STORIA.

Aleksandra Michajlovna Kollontaj, nata Domontovič (San Pietroburgo, 31 marzo 1872 – Mosca, 9 marzo 1952), è stata una rivoluzionaria russa di orientamento marxista e femminista, la prima donna nella storia ad aver ricoperto l’incarico di ministro e ad aver figurato, come funzionaria di carriera e come ambasciatrice (Norvegia, Messico e Svezia), nella diplomazia dei grandi paesi europei.

Benché figlia di un nobile latifondista di origini ucraine e avviata verso una vita di agi, lussi e privilegi, sin da giovanissima aderì ai movimenti socialdemocratici per poi aderire al Partito Bolscevico di Lenin.

Nominata Ministro per la Solidarietà Statale da LENIN, durant eil suo mandato (11 novembre 1917-23 febbraio 1918) fu tra le organizzatrici del Primo Congresso delle donne lavoratrici russe dal quale nacque lo Żenotdel, organismo per la promozione della partecipazione delle donne alla vita pubblica, per le iniziative sociali e la lotta all’analfabetismo. Grazie anche alla sua iniziativa, le donne ottennero il diritto di voto e di essere elette, il diritto all’istruzione e a un salario eguale a quello degli uomini. Venne anche introdotto il divorzio e, nel 1920, il diritto all’aborto, abolito nel 1936 da Stalin e reintrodotto dopo la sua morte, nel 1955.

Sempre durante lo stalinismo, si impose con il suo carisma e imperturbabilità durante le grandi purghe che decimarono la vecchia nomenclatura sovietica. Fu ambasciatrice in Svezia (1930-1945) e durante la seconda guerra mondiale, grazie alle sue amicizie influenti nell’aristocrazia svedese, riuscì a salvare molti ebrei e dissidenti politici dalla barbarie nazista.

A cura di Dario Godano

Il testamento di Tita

#AGÁPEsosKORAI Quaderno dell’8 Marzo n.1

Distillando Essenze di Umanitá

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Ero triste, sola, depressa.

La mia vita era tutta lí: il letto dell’ospedale psichiatrico di Polistena dove fui ricoverata due volte, la mia casa vuota, le aule dei tribunali con il mio promesso sposo dietro le sbarre di una gabbia.

Francesca Dicosta

La guerra di Donna Nuzza

#AGÁPEsosKORAI Quaderno dell’8 Marzo n.1

Distillando Essenze di Umanità

SosKORAI&CAFFO

Caterina, chiamata con rispetto “Donna Nuzza” , era persona di grande acume e temperamento, oltre che a gestire insieme al marito la piccola impresa familiare, si dilettava, da autodidatta, nel comporre poesie in vernacolo volte a ridicolizzare i politici locali e soprattutto contro l’oziosa aristocrazia tropeana…

Dario Godano

Ph Mario Greco

La signorina Teresa

#AGÁPEsosKORAI Quaderno dell’8 Marzo n.1

Distillando Essenze di Umanità

sosKORAI&CAFFO

” Allora si sposa signorina?”

” Si, a giugno, manca un mese ormai…”

” Siete fidanzati da tanto?”

” No” dissi con un sorriso” soltanto da nove mesi.”

L’espressione della signorina Teresa (si erano presentate) si fece prima dura, allarmata.

” La prego, non faccia questo errore, non può dire di conoscere una persona in così breve tempo”

Silvia

La Madrina del Quaderno

#AGÁPEsosKORAI Quaderno dell’8 Marzo n.1

Distillando Essenze di Umanitá

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…lá ho incontrato le altre Oblate , prima tra tutte Antonia (‘Ntonia), la ricordo sempre con una cesta in testa, “a cannistra”, lei andava in giro per le campagne a raccogliere qualcosa e spesso riceveva in dono frutti o un po’ di cibo per i degenti della Casa. A me bambina regalava sempre un’arancia o una crocetta di fichi secchi ed io le stavo sempre intorno attendendo il piccolo dono.

Delfina Barbieri Caffo

Christine De Pizan: lo studio salverá la Donna

L’aspetto però più moderno e utile al mio incipit, giunge dall’opera La città delle donne, in risposta al dibattito secolare sui pregiudizi e i luoghi comuni sulle donne. Cristina si era opposta con molta foga agli uomini di cultura che fomentavano le solite dicerie sul gentil sesso. Nell’opera, mostrò quanto il ruolo della donna fosse cruciale nella storia dell’uomo. Da buona autrice medievale, utilizzò l’espediente dell’allegoria e presentò, dunque, la Ragione, la Giustizia e la Rettitudine: che guarda caso son tre donne. Esse le chiedono di costruire una città fortificata per le donne, le chiedono di porre fine a questo dibattito misogino e far tacere una volta per tutte queste castronerie. Le affidano dunque il compito di scrivere e Cristina iniziò a “costruire la città”. Nelle miniature del libro si fa raffigurare con la cazzuola in mano e le pietre, intenta ad erigere le mura. Tutto il libro è uno smontare continuo di tali credenze e d’aggredire – se necessario – le usanze del tempo, come quella di non mandare a scuola le bambine. Ella sostenne che il problema del mondo era la massa di uomini ignoranti, i quali frenavano le donne, poiché non sopporterebbero di vederle intelligenti o più intelligenti di loro. Ma la critica verso questi uomini non è unilaterale. Cristina bacchetta pure le donne e le invita allo studio, poiché sa che molte di esse non ne hanno voglia, preferendo la vita tranquilla da moglie. Sono esse stesse a voler/dover cambiare, zittendo e ponendo fine alla millenaria discriminazione verso il gentil sesso.
Un anno prima della sua morte, dal monastero in cui ha deciso di passare gli ultimi anni di vita, viene a conoscenza della storia di una ragazzina, governata da Dio, che si è arruolata nelle fila francesi e sta procedendo di vittoria in vittoria. La ragazzina, ovviamente, è la già citata Giovanna d’Arco. Cristina scrisse subito un poema sulla giovane Giovanna. L’inizio del racconto è emblematico: <<Io Cristina, che ho pianto per undici anni, chiusa in abbazia, ora per la prima volta rido. Rido di gioia>>. La vicenda di Giovanna d’Arco confermò le idee di Cristina, la quale sente di aver avuto ragione, poiché è una donna che sta salvando il Regno di Francia. <<Che onore per il sesso femminile!>>.
Con questa frase, chiuse così il poema e la sua vita. La vita della prima scrittrice donna, capace di tener testa – se non di superare – gli stereotipi del tempo, capace di parole forti verso gli uomini, capace di trattare i discorsi “vietati” alle donne, colei che in una frase ribaltò il concetto religioso del parto con dolore e quando la Natura, in una sua opera, paragonò i suoi libri a dei figli, dicendole che avrebbe partorito non nel dolore ma nella gioia.
Che onore per il sesso femminile!

Billie Jean King

Nonostante i successi della King ai migliori tornei di tennis in tutto il mondo, il pubblico americano la ricorda meglio per la sua vittoria contro un uomo di 55 anni nel 1973. Bobby Riggs fu tra i primi giocatori di tennis negli anni ’30 e ’40 della classifica sia amatori che professionisti, diventando, a metà degli anni ’40, il miglior giocatore al mondo. Successivamente si dedicò alle partite di esibizione. Nel 1973, dopo aver dichiarato, prendendo il ruolo di sciovinista maschile, che il gioco femminile era talmente inferiore a quello maschile che anche un uomo di 55 anni come lui avrebbe potuto battere la prima giocatrice al mondo, sfidò e sconfisse 6-2 6-1 Margaret Court.
La King, che precedentemente aveva rifiutato di sfidarsi con Riggs, accettò una ottima offerta finanziaria per giocare contro di lui allo Houston Astrodome nel Texas il 20 settembre 1973, in un evento soprannominato “La Battaglia Dei Sessi” (“Battle Of The Sexes”), che ebbe molto risalto: erano presenti 30.492 spettatori, e 50 milioni di telespettatori erano collegati da 37 nazioni. La King fece tesoro dell’esperienza acquisita guardando la disfatta della Court: impostò un gioco d’attacco e sorprese Riggs, che fu costretto a giocare in uno stile serve-and-volley per lui innaturale e per cui non era preparato. Così, la King vinse per 6-4, 6-3, 6-3.
Il match è tuttora considerato un evento molto significativo per lo sviluppo del rispetto e del riconoscimento dato al tennis femminile. La King disse: “Ho pensato che saremmo tornati indietro di 50 anni se non avessi vinto quella partita. Avrebbe rovinato il circuito femminile e fatto perdere l’autostima a tutte le donne”. Nonostante una leggenda urbana secondo la quale le regole del tennis furono modificate per la partita in modo che Riggs avesse a disposizione un solo servizio contro i due della King e che a lei fu concesso di mandare la palla anche nei corridoi utilizzati per il doppio, la partita fu giocata in base alle normali regole del tennis. Questo errore trae origine dal fatto che, in occasione di una nuova Battaglia dei sessi nel 1992 tra Martina Navrátilová e Jimmy Connors, alla tennista fu concesso di tirare anche nei corridoi e a Connors venne dato un solo servizio; nonostante questo, Connors vinse 7-5, 6-2.
La King supportò la nascita del primo torneo femminile a livello professionistico negli anni ’70 (il torneo di Virginia Slims, fondato da Gladys M. Heldman e finanziato da Joseph Cullman della Philip Morris) e una volta che il torneo prese piede lavorò senza pausa per promuoverlo. Divenne il primo presidente dell’associazione delle giocatrici (la WTA) nel 1973. Nel 1974, fondò la rivista “Womensports” e avviò la Women’s Sports Foundation. Inoltre aiutò a fondare il World Team Tennis.
Il trionfo della King agli Open di Francia del 1972 fece di lei la quinta donna nella storia del tennis a vincere i titoli di ognuna delle quattro prove del Grande Slam. Vinse anche tutte le prove dello Slam nel doppio misto. Nel doppio femminile non riuscì a conquistare solamente gli Australian Open. Vinse ben 20 titoli a Wimbledon: 6 singolari, 10 doppi femminili e 4 doppi misti (condivide il record con Martina Navrátilová la quale ottenne anche lei 20 titoli a Wimbledon).

Giovanna Pistone
 
aka

Gio Pistone è un’illustratrice e street artist che vive e lavora a Roma. Nei suoi lavori dai colori accesi vive un universo popolato da creature dolcemente mostruose. Gio ama la mostruosità come metafora di diversità. Metafora del pericolo da allontanare, che ai suoi occhi è sempre stato più interessante e affascinante della normalità. Di sè stessa dice: “Gio Pistone decide di dedicarsi al disegno per caso divisa com’era da tendenze diametralmente opposte… La psicologia: forse più bisognosa di cure che l’inverso. La scenografia: in gara a sollevare pesi più grandi di lei. La performance: lasciamo perdere… e tante altre. Decide infine che nella sua vita il più grande peso che avrebbe dovuto sostenere sarebbe stato quello di una matita e quello eterno della sua mente. Tardiva ma felice decisione“.

Agápe è il mio nome

#AGAPEsosKORAI Quaderno dell’8 Marzo

Distillando Essenze di Umanità

sosKORAI&CAFFO

…Di sembianze bella e gentile vivea felice nel giardino profumato d’Amaltea. lui venne e ratto mi colse …su un destriero fumante mi rapì alla giovinezza…

Beatrice Lento