Archivio mensile 19th Luglio 2018

A un anno di distanza impegno rispettato 

Ritrovo la mia lettera aperta  “Innamorata della Scuola” nel contempo fine e inizio di percorsi vitali importanti: il mio saluto alla Scuola e la promessa di un nuovo impegno nel sociale …l’impegno é stato rispettato e si chiama sos KORAI, viva la Vita!

Innamorata della Scuola

A settembre mi attende l’intrigante sfida di una nuova vita che non potrei abbracciare con l’entusiasmo e la passione consueti senza prima salutare quello che fin’ora è stato il mio splendido, meraviglioso mondo. Lo farò con una riflessione e credo di non sbagliare proponendo all’attenzione di chi legge la bellezza dell’impegno convinto e sincero, vi offrirò il cuore della mia esperienza, maturata in quarantasei anni di amore per i Giovani, che può essere compendiato nel valore della relazione autentica: semplice, pulita, disinteressata. Troppo spesso ne smarriamo il significato profondo e la mortifichiamo commercializzandola, riducendola ad uno scambio. Accade ovunque in famiglia, nella scuola, in politica, nel lavoro ma così facendo sminuiamo noi stessi sporcando la nostra dignità.Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, è questo il segreto della grandezza della creatura umana capace di elevarsi rispetto al non senso di una quotidianità logorante e ripetitiva.

Cari Amici lavoratori della scuola, consentitemi di proporvi delle raccomandazioni. Accettiamo gli Studenti nella loro esclusività, compensiamo questo nostro tempo senza padri divenendo fari nella notte e ancore nella tempesta, cerchiamo sempre il cuore, la parte bella e buona che c’è in ognuno, ricordiamoci che le soluzioni vanno pensate per ogni ragazzo, che le regole vanno trasformate in emozioni e guardiamo i nostri alunni specchiandoci nei loro occhi senza scordare che anche noi lo siamo stati.

Sono felice di aver trascorso tantissimi anni nella Scuola e tanti altri ancora avrei voluto viverne, non sono stanca e non ho voglia di riposo perché mi sono sempre divertita e ho fatto sempre divertire gli Allievi affinchè fosse facile per loro innamorarsi del Sapere. E’ bello svegliarsi con la voglia di andare in quel luogo dell’anima dove ci si incontra, si parla di sé, si ascoltano gli altri e si scopre il potere emancipatore della Cultura. Una Scuola colorata e luminosa che accoglie e incanta aprendo il cuore al sapere, una Scuola trasgressiva rispetto a modelli pseudo educativi, gabbie ipocrite soffocanti lo slancio vitale.

Il nostro è il lavoro più bello del mondo perché ci esalta prospettandoci l’eternità e stimolandoci a stare sempre al passo con i Giovani. Se non ci riuscissimo, se non fossimo abbastanza attraenti, se non li sapessimo stupire, rischieremmo di deluderli e di deluderci avendo smarrito la nostra funzione.

Tutto questo mi mancherà tantissimo, mi mancherà il mio universo fantasmagorico, mi mancheranno i miei Ragazzi, mi mancherà il popolo della scuola ma niente e nessuno mi impedirà di continuare a spendermi per il bene seguendo, come ho sempre fatto, il mio cuore.

Un grazie appassionato a tutti i miei Collaboratori e alle tante Personalità Autorevoli, Agenzie Formative e Istituzioni con cui abbiamo dato vita al cerchio magico della cultura, che assieme a me hanno avuto il coraggio di abbracciare i problemi del nostro territorio e del nostro tempo spendendosi molto di più degli obblighi e dei vincoli dei Contratti, dei Regolamenti e delle Leggi.

Il mio pensiero a Don Lorenzo Milani che mi ha insegnato ad amare i miei Ragazzi più di Dio, il mio impegno verso un domani sempre nel segno del servizio alla Comunità ed a tutti, proprio a tutti, l’augurio per me più bello

in assoluto: innamoratevi della Scuola!

A Mammicea nostra: Lydia!

Stamane ho ricevuto una visita che mi ha fatto sognare…la bella Tropea governata da una donna straordinaria: passionaria, volitiva, forte, coraggiosa e al tempo stesso dolce, protettiva, amorevole.

Lydia Toraldo Serra, la Sindachessa, rimane scolpita nella nostra Storia più luminosa, fatta di emancipazione femminile.

Lydia dimostra come sia importante mettere a frutto i talenti del mio Genere che si declinano soprattutto sul terreno della creatività, dell’accoglienza, dello spirito di servizio, dell’onestà intellettuale, del pragmatismo e di tanto altro ancora.

Voglio ricordare un aneddoto che i miei illustri ospiti di stamane mi hanno donato, riferito ad una Sua personale riflessione.

Così Lydia parlava guardando la sua ultimogenita : nella mia casa c’é una culla con dentro una piccina che guardandomi mi tende le manine desiderosa di coccole…mi sento in colpa ma poi penso che la maternità va estesa a tutti quelli che hanno bisogno di un aiuto…ai poveri dei bassi, agli affamati senza casa, agli sventurati che non hanno chi li protegge e, prendendo tra le braccia la mia Raffaella, il mio cuore non é più in pena.

Quelle che riporto non sono le parole esatte che Lydia pronunciò ma questo era il senso dello sfogo di una grande Creatura che, giustamente, il popolo tropeano chiamava ” a Mammicea nostra”.

Ciao Lydia, tu si che non morirai mai!

Vituperium in vetulam

É la cinquecentesca invettiva contro la vecchia che rispecchia il luogo comune secondo cui la donna non più fertile é acida e strega insopportabile.

La filosofa Francesca Rigotti rompe lo stereotipo ed evidenzia come tra maschi e femmine la vecchiaia non sia diversa in sè ma nel modo in cui é stata proiettata e proprio a causa della cessata capacitá procreativa che interviene con la menopausa.

La procreazione è a tempo la creazione no!

Anche il linguaggio é complice del taglio maschilista imperante: si partorisce un concetto ma c’é sempre la paternità di un’idea e mai la maternitá.

” Basta coi pregiudizi, la creativitá é frutto di fatica e di esperienza e noi donne ne accumuliamo e mettiamo a frutto  tantissime!”

Perché la donna masochista?

La bella ereditiera, respingendo una quantitá di corteggiatori, mise il suo cuore sull’unico che l’ignorava. Vide il mostro e impegnò il suo cuore per domarlo.

Edmond D’Alton- Shée

É la sindrome della redentrice che fa ritenere a noi donne che con noi lui sará diverso, migliore, affettuoso, gentile …diversamente dal suo habitus. 

Questa supervalutazione di sè, purtroppo, è destinata a fallire miseramente.

Gli esempi sono infiniti, concreti/ famosi/ mitici/ comuni…e alla radice di ognuno di loro c’é un’immensa sofferenza femminile ed una relazione  che sarebbe corretto definire dipendenza affettiva e, certamente, non amore.

Tra le storie più note: Aida, Norma, Medea, Alceste…mi piace ricordare anche la storia tormentata della grande ma fragile Callas.

Donne contro donne 

Le poche voci femminili che si levano per chiedere agli uomini il riconoscimento della loro uguaglianza hanno una maggioranza di avversari femminili anche più grande di quelli maschili.

Cristina Trivulzio Di Belgioioso

Perché?

Il fenomeno purtroppo é reale e si registra in tutti i settori.

Un esempio tra tutti: si tende a perdonare molto più facilmente l’amante traditore che la donna con cui il tradimento é stato consumato.

É importante acquisirne consapevolezza per poter fare squadra, la rivalità tra donne favorisce il maschilismo.

Forza Simona!

Simona Atzori danza, dipinge e fa tante altre splendide cose contando solo sugli arti inferiori.

Il corpo si libra come una farfalla e nessuno, dopo un poco, nota l’assenza delle braccia e delle mani, il linguaggio del corpo é sciolto e penetrante: mandare un bacio con l’alluce significa mandare un bacio.

É forte Simona perché a lei non interessa quello che non ha ma quello su cui può contare, é una guerriera che ha vinto la sua battaglia.

Brava Federica

Federica Angeli vive sotto scorta perché da cronista ha usato la penna per denunciare…

” Non ho potuto dare alla mia famiglia cose normali, come andare a prendere un gelato sotto casa insieme. é stata dura per loro e durissima per me… Con i bambini ho imbastito una favola sulla falsariga de La vita é bella trasformandola di volta in volta in base alle situaxioni e alle loro etá…certo questo mi pesa al punto che spesso avverto un male alle spalle come se dovessi portare il mondo su di me”

A loro ha scritto una lettera bellissima che, sono certa, li ripagherá dei sacrifici sofferti, brava Federica!
Cari Lorenzo, Alessandro e Viola,

ci siamo. Domani la mamma entrerà, dopo 1677 giorni di libertà perduta, in un’aula di tribunale per affrontare Armando Spada e le sue minacce di morte. Ti sparo in testa se scrivi, mi disse. Io ho scritto: di loro, dei loro legami con la pubblica amministrazione, con la politica, delle loro cattiverie, di quanto erano spietati con le loro vittime. L’ho chiamata Mafia, da subito, dall’inizio. Perché un cronista deve saper riconoscere e dare un nome ai fenomeni. Era il 2013. Ero sola.

Il 25 gennaio del 2018 la procura di Roma ha arrestato Armando, Carmine, Roberto, Enrico, Ottavio, in tutto 32 persone per Mafia.
Ho paura per l’udienza di domani? Sì. Ne ho. Hanno tentato in tutti i modi di fermarmi: liquido infiammabile sotto la porta di casa, appostamenti quotidiani sotto la finestra di casa nostra, minacce di morte a me e a voi. Ho paura , domani, di mostrare la mia paura, quei momenti terribili in cui mi disse che mi avrebbe ucciso, in cui mi tenne chiusa in una stanza. Perché quella paura l’ho seppellita tanto tempo fa. L’ho fatto per voi. A voi dovevo restituire il coraggio di una scelta, la sicurezza di aver imboccato la strada giusta. Il mio sorriso e il mio modo di sdrammatizzare con l’ironia, il fatto che quello che ci stava capitando era tutto un gioco è stata la priorità per me in questi quattro anni. Perché quel mostro chiamato Mafia non doveva raggiungervi in alcun mondo, neanche per sbaglio doveva sfiorare la vostra bellezza, la vostra infanzia, il vostro piccolo grande coraggio di sopportare anche qualche amichetto che vi diceva che la mamma era stata “una infame” oltre a una vita completamente stravolta.
Bene. Domani entrerò in quell’aula coi vostri occhi pieni di speranza e so che mi aiuteranno a trovare il coraggio, ancora una volta, di non aver paura di mostrarmi fragile e vulnerabile nel raccontare quanto terrore ho avuto in quel momento.
Nel momento in cui mi ha detto “se scrivi ti sparo in testa” ho scelto. Ho scelto di non essere come loro e di non chinare il capo.
E la mia libertà perduta è quella che consegno nelle vostre mani, andando a testimoniare. Che le mie parole possano rendere voi capaci di scegliere, sempre, da che parte stare e irrobustire le vostre ali, fino a farvi volare laddove sarete capaci di farlo.

Vi amo.

La mamma”.

Quel che avevo non mi bastava!

Quel che avevo non mi bastava!

In questa giornata in cui l’afa di Caronte rende tutto pesante e faticoso una parentesi fresca e rasserenante mi si é spalancata nel ricordo di Irma.

Conoscete Irma Scrugli, la carmelitana della strada, figlia di Tropea e sorella spirituale del grande Padre Mottola?

Una straordinaria figura di donna che vi invito a scoprire sicura di darvi un buon consiglio!

Oggi ho avviato un rapporto con alcune sue giovani consorelle che pur non avendola incontrata personalmente hanno avvertito il profumo della sua scelta di carità.

Tanta gioia affiorava sui loro volti , espressione di una decisione consapevole sia pur difficile e inconsueta in un oggi sempre più imbevuto di materialitá.

” Perché hai voluto consacrarti all’ Ordine Delle Oblate Del Sacro Cuore di Don Mottola?” ho chiesto ad una di loro…la risposta mi ha colpito per la sua lapidaria essenzialità…”Perché quel che avevo non mi bastava!”

#Profumudaterramea

Mi viene in mente il detto calabrese, che richiama la violenza di genere, “Cu nuiu pozzu, cu mugghierima pozzu” che tradotto nel suo significato essenziale dice che chi é frustrato da insoddisfazioni sociali e professionali cerca di trovare compensazione attraverso vessazioni di varia natura sulla propria moglie.

Ovviamente la violenza di genere é problematica molto più complessa e, direi anche ancora oscura, ma il detto rispecchia il maschilismo imperante nella cultura popolare.

La violenza di genere: mostri o agnelli?

Chi sono i violenti?

Ti verrebbe da pensare a uomini con problemi psichiatrici, con basso profilo culturale, frustrati professionalmente, stranieri, carcerati o comunque delinquenti, tossici, alcolisti…e così via.

Non é così!

L’operazione mentale che ci porta a individuare il violento sulle donne in categorie deboli serve solo a farci prendere le distanze: se é un malato di mente, un immigrato, un ubriacone …, posso indignarmi, puntare il dito, infuriarmi ma, ma tutto sommato sono salvo, io non centro, non sono in discussione.

La realtà é diametralmente opposta, le azioni violente appartengono anche a chi é solitamente gentile, garbato, affettuoso, a chi non ha mai avuto problemi con la legge, a chi ha successo nel lavoro.

La violenza di genere é assolutamente trasversale.

Chi esprime questi atteggiamenti e comportamenti va supportato sul piano psicoterapico e comunque gli interventi saranno rafforzati da una società che s’impegna a tutelare la parità di genere su più fronti.